martedì 28 ottobre 2008
QUANDO L'ENERGUMENO HA RAGIONE
"I tempi della giustizia italiana (penale, civile, amministrativa) sono scandalosamente lunghi, al punto da esporci a fondati e preoccupanti rilievi internazionali. Una giustizia che viaggia con i tempi italiani non merita di chiamarsi giustizia. Di questo, naturalmente, non portano la responsabilità solo i magistrati, essendoci colpe enormi del legislatore. Ma sono responsabili anche i magistrati. Per esempio: la legge è chiarissima, stabilendo che le motivazioni delle sentenze si depositano contemporaneamente o pochi giorni dopo la lettura del dispositivo, e solo in casi eccezionali entro tre mesi. La regola, di fatto, è che le motivazioni arrivano dopo molti mesi, e talora dopo anni. Nessuno paga, perché i tempi che riguardano i cittadini sono perentori (quindi obbligatori), mentre quelli cui devono attenersi i magistrati ordinatori (vale a dire che sono solo indicativi). Non credo sia tollerabile." "Ogni volta che si solleva il tema la risposta dei magistrati è: servono più soldi. Ma noi abbiamo più magistrati e spendiamo più della media europea. Spendiamo troppo, non troppo poco, ma spendiamo male" "Abbiamo avviato l’operazione trasparenza sull’assenteismo nella Pubblica Amministrazione, documentando l’impatto delle assenze per malattia dei dipendenti, dopo l’introduzione delle trattenute previste dal decreto 112, e mettendo i dati in sequenza storica. Il risultato è stato un crollo dei finti malati (-44,6% nel mese di settembre rispetto allo stesso mese di un anno fa). Non è la soluzione di tutti i mali, ma è un passo in avanti. Come sono andate le cose nel comparto della giustizia? Non lo so, non lo sa nessuno, perché quei dati non sono mai arrivati. Hanno risposto alcune amministrazioni centrali, ma la trasparenza è stata rifiutata dall’insieme degli uffici periferici. Non abbiamo dati relativi alle presenze dei magistrati, ma neanche dei cancellieri e dell’altro personale amministrativo, che sono tutti dipendenti pubblici. Che sia chi amministra la giustizia a sottrarsi alla trasparenza non è un bell’esempio." "la fine dell’anarchia giudiziaria, dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro negli uffici, è solo un primo passo, piccolo e necessario, perché i costi della giustizia che non funziona sono insopportabili, sia in termini di spesa pubblica che di civiltà collettiva."
Renato Brunetta (ministro per la Pubblica amministrazione e l’Innovazione)
tratto da:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5173&ID_sezione=&sezione=
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