sabato 3 gennaio 2009

SERGIO LEONE: UN GRANDE UOMO DI CINEMA


"The cowboy picture has got lost in psychology. The West was made by violent uncomplicated men, and it is this strength and simplicity that I try to recapture in my pictures." Sergio Leone

Quest'anno, il 2009, è un anno particolare per ricordare Sergio Leone, che nacque il 3 gennaio 1929 (ottant'anni fa), e morì il 30 aprile 1989 (venti anni fa), vivendo sempre a Roma, a lungo nella sua bella casa all'Axa.
Sergio Leone, nonostante abbia diretto relativamente pochi film nella sua carriera, nonostante sia stato, almeno da certa critica, a lungo sottovalutato, è oggi unanimemente considerato un grande regista italiano. Con i suoi film dalla regia innovativa, ricchi di originalità e stile, di pathos, con laconici dialoghi intervallati a lunghe pause riempite dalle splendide musiche di Ennio Morricone (un lungo e ininterrotto sodalizio il loro: già compagni di classe alle elementari, Morricone realizzò tutte le colonne sonore dei film di Leone, ricevendo nel 2007 l'Oscar alla carriera dalle mani di Clint Eastwood, una delle icone del cinema di Leone, mentre alle sue spalle scorrevano immagini dei loro film), ha fatto scuola e determinato il successo negli anni sessanta di un genere, il cosiddetto "spaghetti-western". I film di Sergio Leone ("Per un pugno di dollari", "Per qualche dollaro in più", "Il buono, il brutto ed il cattivo", "Giù la testa", "C'era una volta il West") sono oramai dei classici del genere, ancora non solo conosciuti, ma anche molto apprezzati in tutto il mondo.

Il termine "
spaghetti-western", nato negli Stati Uniti, indicava inizialmente e quasi con disprezzo i lungometraggi realizzati sulla falsariga dei classici western di produzione americana, ma girati in italiano e con budget ridotti, povertà di mezzi e location economiche (il sud della Spagna, alcune regioni dell'Italia o, più raramente, nell'Africa mediterranea), alludendo anche al sangue sparso copiosamente nei film, che ricordava molto il sugo di pomodoro sugli spaghetti; tuttavia, proprio grazie al più importante esponente e maestro del genere, Sergio Leone appunto, a poco a poco i film ascrivibili a tale genere sono stati fortemente rivalutati dalla critica, riuscendo a guadagnare la stima e il rispetto degli stessi registi americani. Quentin Tarantino, secondo un aneddoto raccontato dallo stesso regista, mentre si trovava, agli inizi della sua carriera, sul set de "Le Iene" (Reservoir Dogs), nel 1992, diceva ai propri cameraman "give me a Leone", per intendere uno di quei suggestivi primissimi piani marchi di fabbrica del geniale regista romano. Stanley Kubrick dichiarò che se non avesse visto i film di Sergio Leone non avrebbe mai potuto realizzare il suo "Arancia Meccanica".

La fama e la notorietà di Sergio leone e dei suoi film sembra non solo non conoscere barriere di nazione, ma anche di generazione. Fa impressione, come citato nell'odierno articolo di Paolo Conti sul Corriere della Sera (link dell'articolo: http://www.corriere.it/spettacoli/09_gennaio_03/leone_conti_c80bfc80-d973-11dd-8735-00144f02aabc.shtml ), lo straordinario successo della pagina dedicata a Sergio Leone sul sito di Facebook, che conta migliaia e migliaia di fan, attualmente più di 23.500: tantissimi per un regista italiano, un vero fenomeno culturale che investe un pubblico di giovani di tutto il mondo. Ad esempio - cita Paolo Conti - un certo Antonio Di Carlo da El Paso, Texas, probabilmente nato quando Leone morì, che cita «al cuore, Ramon, al cuore...» («Per un pugno di dollari»); oppure il giovanissimo Claudio Fattori dall'Italia che preferisce «Ogni pistola ha la sua voce...e questa la conosco», in «Il buono, il brutto, il cattivo»; oppure ancora Jean Victor Staco da Montreal, in Canada, che assicura che Sergio leone «was the best of the best», il miglior regista tra i migliori; o, ancora, Oscar Broc dalla Spagna che ringrazia il maestro «por todo»; o la bella Davor Kanijr dalla Croazia che ripete più volte il suo amore per «Giù la testa». Sempre nell'articolo di Paolo Conti si menziona lo spettacolo viaggiante, «C'era una volta il cinema», ispirato ai film di Leone e curato dal telegiornalista Fabio Santini, che gira per l'Italia da undici anni ed ha totalizzato 273 repliche e ha già un'altra ventina di piazze prenotate per i prossimi mesi. Perché questo successo? «Semplicemente perché - spiega Santini stesso al giornalista del Corriere delle Sera - il cinema di Leone è veramente popolare nel senso più nobile del termine. E continua ad esserlo con le nuove generazioni. Ai tempi la grande critica lo capì poco e male. Solo ora siamo arrivati a una vera rivalutazione. Per fortuna le grandi istituzioni culturali, soprattutto le università, continuano a studiarlo. Quest'anno ho partecipato a iniziative organizzate dall'Università Bocconi, dalla Cattolica di Milano che sta elaborando un progetto. So di piani del Dams di Bologna e dello Iulm, di nuovo a Milano ».

Claudia Cardinale, che nel film "C'era una volta il West" interpreta il ruolo di protagonista, l'unico ruolo femminile di rilievo di tutto il cinema del regista, ha detto di lui: "
Ho voluto un gran bene a Sergio: il nostro era un legame di grande affetto. Con il suo bellissimo film mi ha regalato un personaggio magnifico (la prostituta Gill, nda): solo amando le persone, come lui le amava, si può fare un film come quello." "Tutto il periodo è legato a un'impressione complessiva di grande benessere: con Sergio mi sono sentita diretta sempre nel modo giusto. [...] Ho provato la sensazione di essere sempre perfetta, grazie a Sergio: mai avuto un problema." "Per me, il cinema è proprio lui: Sergio Leone. Amava davvero questo lavoro, questo gioco, questa meravigliosa finzione: amava il prodotto finito, e la vita di set. Amava moltissimo gli attori. Amava il cinema e viveva per il cinema."
Forse anche per questo Clint Eastwood (affascinante interprete de "l'uomo senza nome" nei film della trilogia del dollaro), gli fu sempre riconoscente e quando nel 1992 diresse e interpretò il suo film "Gli Spietati" (Unforgiven), inserì nei titoli di coda la dedica "A Sergio". Come pure Robert De Niro, che interpretò nel 1984 il ruolo di David 'Noodles' Aaronson nel colossal "C'era una volta in America", non dimenticò, in occasione di eventi ufficiali della sua carriera, di fare una dedica particolare a Sergio Leone; di loro il regista disse: "Robert De Niro si butta nel film e nel ruolo assumendo la personalità del personaggio con la stessa naturalezza con cui uno potrebbe infilare un cappotto, mentre Clint Eastwood indossa un'armatura e abbassa la visiera con uno scatto rugginoso. Bobby, prima di tutto, è un attore. Clint, prima di tutto, è un divo. Bobby soffre, Clint sbadiglia."

Sergio Leone, oltre che grande regista, è stato sceneggiatore e produttore, tra l'altro anche di alcuni film ("Un sacco bello", "Bianco rosso e Verdone" e "Troppo Forte", di quest'ultimo avendone anche curato la sceneggiatura) di un altro famoso romano del cinema, Carlo Verdone. Carlo Verdone ha sempre ricordato con affetto Sergio Leone, considerandolo suo maestro d'arte. Talora anche severo, come quando, durante le riprese di una scena di "Un sacco bello", Sergio Leone consigliò a Verdone di farsi due giri dell'isolato per avere un'aria più sconvolta e ottenere un risultato migliore. Solo che Verdone, che non aveva voglia di fare quei giri anche perché l'edificio era molto grande, fece solo finta, aspettò vicino alle scale del portone, risalì, e appena iniziato il ciak, Sergio, che affacciato alla finestra non lo aveva visto passare, gli diede un ceffone per rimproverarlo. Nel suo libro, "Figlio di papà" (ed. Mondadori, pag. 169), Christian De Sica ricorda: "Leone aveva fatto la comparsa in "Ladri di biciclette", è uno dei pretini rossi, magro magro e senza barba, irriconoscibile, me lo indicò papà, guarda quello è Sergio. Conosceva bene l'inglese e girò per William Wyler la memorabile scena della corsa delle bighe di "Ben-Hur". Era molto amico di Mario Brega. La domenica quando con Carlo andavamo da Sergio, Brega gli portava le pastarelle e gli faceva i suoi racconti trucidi, gli raccontava chi aveva menato, scene piene di sangue. Leone si divertiva da pazzi e Verdone le avrebbe poi usate nei suoi film. Diceva Leone a Carlo: "La storia è sempre quella, er povero che diventa ricco. E' nata una stella, 'na disgraziata che diventa una diva. Han fatto tanti soldi con 'sto Rocky, ma non è 'na Cenerentola scema?".

Scheda su Sergio Leone dal sito in inglese http://www.fistful-of-leone.com/

Sergio Leone, born in 1929 in Rome, son of silent film director Vincenzo Leone, is best known for the creation of the spaghetti westerns. After making and writing several sword and sandal epics Leone decided to adapt Yojimbo, a samurai film by Akira Kurosawa. Leone turned it into the western A Fistful of Dollars in 1964, starring an unknown Clint Eastwood. Leone got much of his style, both in the complicated mise-en-scene and the use of Ennio Morricone's music from Yojimbo (but not the trademark Kurosawa wipe edit). A Fistful of Dollars created the spaghetti western genre which encompassed more than 200 films, sharing the features of being created in Italy, frequently being filmed in Spain, featuring self-assured killers with no names, scores either by Ennio Morricone, or in his style, and, of course, the shootout. Leone

Leone's style grew from imitating Kurasawa to his own style, which uses editing in combination with Morricone's scores to create incredible emotional peaks, dramatic camera movements, and, his trademark, the extreme close-up of the eyes of the characters. After A Fistful of Dollars came For A Few Dollars More, and finally, the ultra-classic The Good, The Bad, and the Ugly. These are considered a series, since the main character is always Clint Eastwood, and he always lacks a name.

The next Leone film was made in 1968. Once Upon a Time in the West is a significant departure from Leone's earlier westerns. This film is stylistically a spaghetti western, yet Leone directs this film with incredible care and beauty, matched only by Morricone's classic score. Once Upon a Time in the West represents a quantum leap forward in film-making for Leone. The scenes are slow, beautiful, and powerful. The movie is a homage to the simplicity and honesty of the old west, doomed from the beginning of the movie to death by progress. This film, even more than the others, needs to be viewed in wide-screen (letterbox) format, since the atrocious pans and scans during crucial moments ruin the mood. This film is perfect, and needs to be seen in the perfect format.

After Once Upon a Time in the West, Leone made a different type of spaghetti western, one that deals with mercenaries and revolution: A Fistful of Dynamite (aka Duck, You Sucker). The genre is called a "Zapata Western", and although Leone did not create it, A Fistful of Dynamite is one of the genre's most memorable films. Another great example of the Zapata Western is Burn! (aka Quemada!), starring Marlon Brando, which is also essentially a film of this type, even though it is set on an isle off of South America in the 1700's.

Finally, Leone in 1984 created his second masterpiece, Once Upon a Time in America, starring Robert De Niro and James Woods. The film is nearly four hours long, and was badly butchered for American release. The American version for some strange reason is still shown on A&E occasionally (strange because the American version is neither as artistic, nor as entertaining as the true version). The film is quite a departure for Leone, since it deals with Jewish gangsters in New York City's Lower East Side. The film's direction is slow, deliberate, impeccable, and intense. Of all Leone's films, this film has the best plot, portraying the lifelong struggle of a mobster wrestling with his criminal side.

Sergio Leone died in 1989.

3 commenti:

citroglicerina ha detto...

grande sergio leone, almeno una volta all'anno bisogna ricordarlo...per mettersi di buon umore rispetto alla sua bravura e alla sua poesia.

in scuola di cinema luca stamani ha ricordato la scena finale di c'era una volta l'america...che dolce...

nicknamemadero ha detto...

Tutti ricordiamo la magia - creata dalla sua bravura - dei film di Sergio Leone. Per questo ritengo assolutamente doveroso, oltreché giusto, rendergli il giusto merito.

Anonimo ha detto...
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