giovedì 25 novembre 2010

Chagall

Il "mondo sottosopra" di Marc Chagall

di nick madero

Dal 22 dicembre sarà possibile visitare al Museo dell’Ara Pacis di Roma una straordinaria esposizione di 140 opere del pittore ebreo di origine russa Marc Chagall. L’eccezionale mostra “Il mondo sottosopra” (ingresso Lungotevere in Augusta angolo via Tomacelli, orario 9-19 tranne il lunedì, ingresso 10€, aperta fino al 27 marzo) è la stessa allestita con grande successo dal Musée National Marc Chagall di Nizza in occasione dei venticinque anni dalla scomparsa del grande artista e comprende opere provenienti anche dal Musée George Pompidou di Parigi e da collezioni private.

La pittura di Chagall è una favola ispirata al folclore, alle saghe e alle nenie popolari della tradizione ebraica russa. La sua forza e suggestione è data dall’immissione di questo ricco flusso di ricordi, sentimenti e religiosità, talora oscuri ma sempre potenti e vitali, nel vivo dell’avanguardia pittorica europea del ‘900.

Marc Chagall (1887-1985) nasce a Vitebsk, una città dell’attuale Bielorussia, da una famiglia di tradizione giudaica. Studia pittura presso l’accademia di San Pietroburgo. Arrivato a Parigi nel 1910, dopo un primo inebriante incontro con i Fauves che gli da modo di illuminare i misteri della sua “anima russa” alla luce splendente della pittura impressionista, non tarda a capire la grande innovazione pittorica dei Cubisti e della loro “rivoluzione dell’occhio”. Tuttavia Chagall rifiuta la freddezza della logica e razionale scomposizione della realtà del Cubismo analitico, trovando maggiore affinità con artisti come il suo amico Robert Delaunay e come altri inquadrabili nel nascente vasto ed eterogeneo movimento del Surrealismo (al cui manifesto fondativo di Breton del 1921 si richiamano pittori come Mirò, Ernst, Magritte, Dalì), ma anche come il tedesco Paul Klee, cui l’accomuna il tentativo di fare della pittura una rivelazione della realtà psichica profonda (è in quegli stessi anni che si vanno affermando i principi della psicoanalisi di Sigmund Freud).

Chagall e la rivoluzione russa

Da russo contemporaneo, Chagall vive in prima persona e con grande coinvolgimento ideale l’esperienza della rivoluzione comunista del 1918. Scrive Giulio Carlo Argan: “Se qualcosa, nell’arte, può dare l’idea dello spirito con cui il popolo russo viveva gli anni eroici della rivoluzione, è la pittura di Chagall”. L’entusiasmo di Chagall rasenta addirittura la follia quando nel 1919, per il primo anniversario della rivoluzione d’ottobre, addobba la sua città natale, Vitebsk, con 15.000 metri di stoffa rossa (iniziativa criticata dalla stessa Izvestija). Il suo fervore “rivoluzionario”, tuttavia, più che da condivisione politica, trae fondamento dalla quella stessa natura “populista” di Chagall che lo rende refrattario all’essere un artista inquadrato, organico e inserito nel sistema comunista. Questo, assieme alla sua profonda religiosità, spiega la sua sostituzione con Malevic nel 1920 alla direzione dell’Istituto d’Arte di Vitebsk, che lui stesso aveva fondato nel 1914. Nel 1923 Chagall lascia la Russia e torna a Parigi.

Il clima fortemente antisemita nell’Europa degli anni ‘30 culminato nel periodo nazista (tutte le opere di Chagall in Germania vengono confiscate) costringono l’artista a rifugiarsi negli Stati Uniti. Finita la guerra torna in Francia e si stabilisce a Saint-Paul de Vence dove rimane fino alla morte nel 1985.

Chagall nel mondo

Oltre all’attività pittorica Chagall ha modo di realizzare una serie di decorazioni per grandi strutture pubbliche in tutto il mondo: le vetrate per la sinagoga dello Hassadah Medical Center di Gerusalemme; le vetrate per la cattedrale di Metz; le pitture del soffitto dell'Opéra di Parigi;le grandi pitture murali sulla facciata della Metropolitan Opera House di New York; le vetrate del coro e del rosone del Fraumünster di Zurigo; un grande mosaico a Chicago.

Chagall ci consegna un mondo fatto di sogni, quei sogni che popolano la notte dell’infanzia. Un mondo che profuma di blu, di carminio, di una madre che culla un figlio, di un cielo notturno ed umano che avvolge due amanti sospesi su Place de la Concorde, di un poeta che dorme e sogna sull’erba, di un’acrobata leggera, di una sposa che vola sul cielo di Notre Dame. L’aria che ha il profumo degli angeli e delle note di un violino, di fiori che non appassiscono mai perché "i fiori non li posso veder morire, per questo li metto sulla tela e così vivono più a lungo”.

La favola incantata di Chagall varca la soglia del dominio sconfinato dell’inconscio, mantenendo tuttavia sempre vivo il piano dell’esperienza sensoriale, sia pur privata della sovrastruttura razionale. Per Chagall la realtà fisica non è nulla se separata dalla realtà psichica e le sue immagini fantastiche sono quasi una rappresentazione teatrale su una immaginaria ribalta della quale l’artista è il regista. Quello di Chagall è un mondo onirico, da fiaba, talvolta ludico, talaltra inquietante. Il processo della sua creazione pittorica sembra essere in un certo modo una sorta di traslitterazione: traspone in immagini simboliche la sua percezione interiore della realtà. Ma il suo poetico simbolismo non è né logico, né esplicito, per cui chi osserva un suo quadro può essere sollecitato nella sua immaginazione, ma non può comprenderlo razionalmente. Il mondo di Chagall è letteralmente un “mondo sottosopra”. D’altronde il fascino di una favola non è proprio nel suo essere sorprendente e incredibile?

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