sabato 2 maggio 2009

MINORE LIBERTA' DI STAMPA SE GOVERNA BERLUSCONI?


Nel suo ultimo rapporto, pubblicato quest'anno, Freedom House, un'organizzazione non-profit e indipendente fondata negli Stati Uniti nel 1941 per la difesa della democrazia e la libertà nel mondo, ha declassato l'Italia (unico caso tra i paesi europei) dal gruppo di paesi del mondo con libertà di stampa a quello dei paesi con libertà di stampa parziale.
sito Freedomhouse.org

"Nonostante l'Europa Occidentale goda a tutt'oggi della più ampia libertà di stampa, l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione della proprietà dei media". L'organizzazione riconosce che in Italia "la libertà di parola e di stampa sono costituzionalmente garantite e generalmente rispettate, nonostante la concentrazione della proprietà dei media", ma che proprio "la concentrazione insolitamente alta della proprietà dei media rispetto agli standard europei" costituisce il vulnus più grave per la libertà di stampa in Italia.

In effetti, anche nei rapporti stilati da Freedom House negli anni precedenti, la posizione relativa dell'Italia si era sempre mantenuta nella fascia più bassa di punteggio tra i paesi con libertà di stampa (dal 61° al 79° della classifica generale, quest'anno l'Italia è al 71°)), registrandosi costantemente una retrocessione della sua posizione relativa in coincidenza con i periodi di governo presieduti da Silvio Berlusconi.

Infatti, come dichiara Karin Karlekar, la ricercatrice che ha guidato l'ultimo studio, il «problema principale dell’Italia» è proprio Berlusconi: «Il suo ritorno nel 2008 al posto di premier ha risvegliato i timori sulla concentrazione di mezzi di comunicazione pubblici e privati sotto una sola guida». Insomma, per quanto riguarda il nostro paese, ciò che continua a destare preoccupazione è ancora e sempre la solita questione del conflitto d'interessi del nostro premier.

Tuttavia, la libertà di stampa si starebbe riducendo in tutto il mondo, con poco più di un terzo (il 36%) dei 195 Paesi esaminati che garantiscono attualmente la libertà di stampa, essendo comunque la situazione europea decisamente più positiva rispetto a quella di molte altre aree del mondo. "La professione del giornalista è attualmente alle corde e sta lottando per rimanere in vita, stremata dalle pressioni dei governi e di altri potenti soggetti e dalla crisi economica globale. La stampa è la prima difesa della democrazia e la sua vulnerabilità ha enormi implicazioni per la sua tenuta, se i giornalisti non sono in grado di tener fermo il loro tradizionale ruolo di controllori dei poteri".

Commento dell'autore

Il fatto che esista un presidente del consiglio e leader politico proprietario di reti televisive e giornali rappresenta senz’altro una anomalia, anomalia inconcepibile nei paesi anglosassoni. Da questa inconcepibilità deriva il giudizio severo nei confronti dell’Italia. Tuttavia, per noi che in Italia viviamo, che abbiamo conoscenza diretta e giornaliera della situazione reale, mi pare difficile sostenere che da noi non ci sia libertà d’informazione, per una serie di motivi:
1) non esiste un dominio dell’informazione, da parte di Berlusconi, sulla carta stampata. Repubblica, Corriere della Sera, la Stampa e Sole 24ore, cioè i quotidiani di riferimento dell’informazione stampata e più autorevole nel paese, non possono certo essere annoverati tra le fonti informative dominate da Silvio Berlusconi.
2) ritenere la RAI (con i suoi cinquant’anni di storia di lottizzazione, col suo stuolo di intere generazioni di giornalisti cresciuti con culture non solo diverse, ma spesso contrastanti con quelle dell’attuale maggioranza) ’sotto controllo’ di Silvio Berlusconi quando questi è presidente del consiglio, può essere una preoccupazione per Freedom House, ma è poco credibile per chi conosce meglio la RAI e che vede ogni giorno la programmazione delle nostre reti nazionali. Per quanto riguarda l’informazione dei telegiornali, sicuramente esiste un certo ‘adeguamento’ all’editore di riferimento (il governo in carica, ma ciò vale a prescindere da quale esso sia), ma esistono anche una rete di riferimento della sinistra (Rai Tre) anche con un governo Berlusconi in carica.
3) In Italia Sky rappresenta oramai un elemento di novità importante ed affermato, la cui informazione ha assunto anche una notevole autorevolezza e prestigio di indipendenza. Lo stesso dicasi, per quest’ultimo apetto, anche per La7. Ebbene, né Sky, né La7 sono da annoverarsi tra le sedi di dominio di Silvio Berlusconi.
4) Inoltre la realtà di Internet stà prendendo sempre più piede, anche in Italia. Ed è una gran cosa, la vera novità dell’informazione in tutto il mondo, sia per la sua intrinseca democraticità (chiunque può scrivere ciò che vuole) e libertà (ognuno è l’editore di sé stesso).

Per tali ragioni, pur comprendendo le preoccupazioni di Freedom House, mi sento sinceramente di non condividerle.

Il vero problema dell’informazione in Italia, e non da adesso, è rappresentato dalla qualità del nostro giornalismo. Un giornalismo di tipo chiuso ed autoreferenziale, abituato alla stretta assecondazione e condivisione del potere e dei politici, privo delle caratteristiche che hanno reso grande il giornalismo di scuola anglosassone: lo spirito critico e l’impegno di dare voce alle notizie anche se (o addirittura soprattutto se) scomode per il potere. I nostri giornalisti, oltreché a subire il vincolo economico da parte dell’editore che dà loro da mangiare (problema che riguarda tutti i giornalisti del mondo), sono abituati, per una consuetudine tutta italiana, a convivere con i politici di turno, ad assecondarli, a vezzeggiarli, a blandirli. Essendo anche i direttori di giornale giornalisti di questa stessa scuola, è evidente che ne deriva un assecondamento anche editoriale di tutte le testate al potere ed ai politici (anche questa una nostra tipica anomalia; poche le eccezioni, come un Montanelli).
Berlusconi - che per la verità, nella fase iniziale della sua ascesa politica, ha dovuto addirittura ’subire’ e scontare questa situazione per l’opposizione nei suoi confronti da parte di gruppi economici forti e rivali del paese - attualmente, nella sua fase aurea e di auge, si trova a beneficiarne. Indubbiamente è cambiata l’aria e l’atteggiamento generale della carta stampata, ma, paradossalmente, dal mio punto di vista essendo divenuta più libera e obiettiva (essendo venuto meno l’asservimento all’opinione comune finora prevalente della sinistra culturale).
Non se può fare cioè una sua colpa o responsabilità diretta. Tantomeno un segnale di dittatura.


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