giovedì 7 maggio 2009
SVOLTA STORICA?
227 clandestini partiti dall’Africa per raggiungere l’Italia sono stati riportati da navi italiane, per la prima volta, in Libia. L'autorizzazione allo sbarco in Libia è giunta in nottata, dopo una trattativa tra le autorità italiane e quelle libiche sul rimpatrio immediato degli extracomunitari.
Questo è un precedente per l'Europa intera, ha affermato con soddisfazione il ministro Maroni, che «può rappresentare una svolta nella lotta all'immigrazione clandestina: per la prima volta nella storia siamo riuscititi a rimandare direttamente in Libia i clandestini che abbiamo trovato in mare su tre barconi. Non è mai successo, finora dovevamo prenderli, identificarli, rimandarli nelle nazioni di origine. Per la prima volta la Libia ha accettato di prendere cittadini extracomunitari che non sono libici, ma che sono partiti dalle coste libiche. Ci abbiamo lavorato per un anno intero - ha spiegato Maroni - e mi pare che questo sia un risultato davvero storico, e mi auguro che prosegua così naturalmente questo comportamento leale della Libia nei confronti nostri, merito degli accordi che abbiamo fatto, e dell’intensa attività diplomatica che abbiamo fatto e nei prossimi giorni partirà quel famoso pattugliamento con le motovedette italiane, ma mi pare che oggi sia una giornata, a un anno esatto dalla nascita del governo Berlusconi nella quale possiamo dire che su questo tema, la lotta all’immigrazione clandestina, abbiamo realizzato esattamente quello che volevamo realizzare. Questa è un’iniziativa molto più efficace per contrastare l’immigrazione clandestina e voglio che questo diventi il modello europeo per l’area del Mediterraneo nei confronti di tutti i paesi rivieraschi».
Alla esultanza di Maroni ha fatto da contraltare l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), Antònio Guterres, che ha rivolto un appello alle autorità italiane e maltesi affinchè continuino ad assicurare alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale pieno accesso al territorio e alla procedura di asilo nell’Unione europea.
A nessuno fa piacere la sorte di quelle povere anime dannate, ma se questa fosse la mossa giusta, oltre che per mettere un freno agli sbarchi incontrollati sul nostro territorio, per contrastare l’organizzazione del loro traffico illegale? Non fu fatta una mossa vincente simile nei confronti degli albanesi?
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
4 commenti:
Perchè non si agisce concretamente ( come in Svizzera ) contro chi permette a piu di 700mila clandestini in Italia di mantenersi tranquillamente con un lavoro nero?
Mi sembra un atteggiamento abbastanza ambiguo, in un inchiesta di Fabrizio Gatti per l'espresso ( corredata di foto ) infiltratosi nei cantieri dei lavoro per il G8 alla Maddalena ha scoperto che i lavoro teoricamente coperti da segreto di stato erano fatti utilizzando imprese in subappalto con grande uso di lavoratori clandestini.
In Svizzera il committente di un lavoro deve pagare una subito una multa di 5000 franchi per ogni lavoratore in nero e poi può fare ricorso, in Italia si riducono i controlli come è stato fatto da Sacconi con decreto-legge n. 112/2008, il cui primo obiettivo consiste nel ‘semplificare’ l’attività d’impresa, mediante due principali dispositivi. In primo luogo, si esonerano le imprese dal tenere la documentazione necessaria a comprovare la regolarità delle assunzioni nel caso in cui esse abbiano più sedi operative, rendendo obbligatoria la disponibilità dei registri nella sola sede legale. In secondo luogo, si dispone che se un ispettore riscontra manodopera non regolare, ma se l’imprenditore “non mostra la volontà di occultarla”, non è possibile comminare una sanzione.
Credo che quello svizzero sarebbe un esempio da seguire.
Ma si crede davvero che tutti i clandestini in Italia lavorino in nero nei cantieri o nelle imprese agricole? E per quelli che si dedicano a ben più redditizie attività criminali come lo spaccio, i furti e ogni genere di reato contro la proprietà e la persona, continuiamo a pagare orgnaizzazioni come Caritas e Arci per prendersene "cura". Già nel momento in cui i clandestini arrivano in Italia c'e' gente che ci mangia sopra. Non ultimo l'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati. Per quanto mi riguarda quindi i clandistini rimandati in Libia sono solo troppo pochi e troppo tardi.
Solo quando si riuscirà ad esercitare un effettivo controllo del territorio e del flusso immigratorio, sarà possibile una effettiva e seria lotta al lavoro in nero, anche degli immigrati.
Posta un commento