Pur non essendo in discussione la stabilità dell'attuale governo e del suo leader (leader anche del partito maggioritario nel paese), sono tuttavia molti i segnali che indicano un grande fermento nel panorama politico italiano.
Nell'ambito dello schieramento di opposizione, tale fermento appare obbligato dalla necessità di ritrovare il bandolo della matassa per creare una alternativa credibile al dominio evidente dello schieramento PDL-Lega, nonché per uscire dalla crisi della sinistra storica italiana, processo che si stà trascinando oramai da molti anni, e del quale ancora non è chiaro lo sbocco definitivo. Il prossimo congresso del PD sarà un'ennesima tappa ed un momento importante di verifica dello stato di questo processo.
Anche nel pur vincente PDL, tuttavia, sembra evidente il montare della discussione su alcuni importanti temi. A cominciare dal futuro della sua leadership, che, per il carattere assoluto ed i tratti di eccessiva personalizzazione che ha questa attuale, comincia a destare preoccupazione in funzione della prospettiva di quello che potrebbe succedere una volta che questa dovesse venire a mancare. Inoltre la nascita del PDL è stato solo l'inizio, forse solo la premessa, per la nascita di un vero partito politico di un grande centro-destra italiano, che tuttavia deve ancora definirsi nei programmi, nelle idee e negli uomini, essendo al momento poco più di una emanazione del capo supremo: Silvio Berlusconi. Dunque la grande forza attuale del PDL, la sua leadership, può essere considerata allo stesso tempo la sua massima debolezza, sia in prospettiva futura, sia in circostanze come quelle verificatesi nell'ultima campagna elettorale per le elezioni europee, dove, essendo Silvio Berlusconi stato oggetto di un attacco diretto e personale, ne è venuto a soffrirne tutto il suo partito. Inoltre Silvio Berlusconi, a cui tutti riconoscono i grandi meriti avuti nell'aver concepito e reso possibile la nascita di un grande centro-destra italiano, presenta alcuni aspetti personali e politici che talora lasciano perplessi anche molti di quelli che lo votano e lo sostengono.
Oltre alla questione della futura leadership, sono apparse in maniera evidente all'interno del PDL anche significative diversità di opinioni e di sensibilità su temi di grande rilevanza, come quelli di natura etica: testamento di fine vita e normativa circa i trattamenti obbligatori per il mantenimento in vita. In un grande partito come il PDL, tuttavia, queste diversità sono da considerarsi un elemento pressocché inevitabile, una necessità, probabilmente anche una ricchezza da valorizzare, sia pure da gestire secondo giusti rapporti di dialettica democratica e di corretto regolamento interno di partito, che al momento appaiono però mancare od essere fortemente carenti.
Chi ha saputo costruirsi un'immagine di alfiere di queste pulsioni interne, anche quando ufficialmente minoritarie, all'interno del PDL è stato Gianfranco Fini, che, sfruttando anche il suo importante ruolo istituzionale di Presidente della Camera, ha perseguito un suo percorso personale coerente, volto tuttavia alla costruzione di una identità culturale e politica di tutto il PDL più ampia e profonda, tale da abbracciare e meglio comprendere tutto il centro-destra italiano. Lo stesso scopo dichiarato dalla sua fondazione culturale, FareFuturo. Tuttavia tale attività culturale e politica è spesso stata oggetto di critica e diffidenza da parte di molti esponenti del PDL, in quanto considerata fonte di possibile indebolimento, se non di destabilizzazione interna, quando non addirittura espressione di un complotto ai danni di Silvio Berlusconi, per poter prenderne il posto alla guida del PDL.
Per farsi una idea più precisa e circostanziata di questi nuovi fermenti ed attività politico-culturali, trovo interessante questo articolo.
martedì 16 giugno 2009
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