«Primum vivere, deinde philosophari». Questa la citazione usata da Giulio Tremonti a proposito di questa manovra. I tagli alla spesa pubblica sono infatti una necessità: non si può mantenere una situazione che – da tempo – non si riesce a sostenere. Soprattutto essendo evidente che quella spesa pubblica – per una rilevante parte – è solo il frutto di sprechi e malagestione. Aumentare le tasse per mantenere lo spreco, poi, sarebbe il massimo dell’assurdo. Le riforme strutturali, sia pure necessarie, richiedono tempo per gli effetti di risparmio, mentre le esigenze di cassa, evidentemente, non consentono questa attesa.
Certo ogni taglio, preso di per sé, è discutibile, ma nella situazione generale del nostro paese e internazionale, era una scelta obbligata per il governo (e l’opposizione lo sa benissimo, anche Napolitano aveva fatto dichiarazioni importanti in tal senso). Per convincersi ulteriormente di questo basta vedere cos’hanno fatto gli altri paesi dell’area euro: manovre e tagli di consistenza anche maggiore e che hanno riguardato paesi ben più solidi.
Infatti l’unico argomento brandito dal Pd, mi sembra, è che il governo finora abbia negato la crisi spandendo, mentendo, ottimismo. Non granché, e pure in malafede: c'è una certa differenza tra spandere ottimismo e cercare di contrastare il pessimismo.
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