Pare ancora non cessare il susseguirsi di notizie e nuovi sviluppi sulla "Fineide", dramma dai torbidi contorni che riguarderebbe il presidente della camera Giancarlo Fini e la famosa casa di Montecarlo. O che almeno a questo si vorrebbero ricondurre. La "pistola fumante" sarebbe quella offerta dallo scoop del Il Giornale che pubblica una ricevuta di acquisto di arredi per una cucina (intestata alla Tulliani e senza alcun riferimento alla loro destinazione) e le dichiarazioni di un testimone (neanche più anonimo) con alcune testuali dichiarazioni: «non ho seguito direttamente l’affare come coordinatore di questo progetto d’arredamento, né lo ha fatto mia moglie. Ma ovviamente ne ho seguito lo sviluppo. Come testimone, non come attore»; «Chiunque ha lavorato per il negozio in quei mesi ha visto la Tulliani farci visita parecchie volte. È una cliente “storica” del centro arredi, non trovai strano che si fosse rivolta a noi per arredare un altro immobile»; «Mi incuriosì (la presenza, un paio di volte, di Gianfranco Fini; ndnick), ma sapendo che la Tulliani era la sua compagna mi sembrò normale che la accompagnasse»; ma soprattutto, in risposta al preciso quesito se potesse essere certo che quegli arredi fossero destinati ad una casa di Montecarlo: «La certezza non posso averla. Quello che so, e che si diceva tra colleghi all’interno dell’azienda, è che preventivi, ordini, progetti d’arredo erano per un appartamento non italiano».
Ma le vere ultime chicche d'informazione politica sul "caso Fini" - sempre sullo stesso quotidiano - sono quelle gentilmente offerte in un'intervista a Vittorio Sgarbi che, facendo intendere di conoscerla "bene" (e non solo lui), parla assai male dell'attuale compagna del presidente della camera, Elisabetta Tulliani: "una ragazza diretta, non particolarmente furba, dagli obiettivi chiari e trasparenti".
Se non fosse chiaro ed evidente che quella de Il Giornale è solo pura e corretta attività d'inchiesta giornalistica da parte di liberi professionisti della libera stampa, potrebbe ad un giudizio superficiale aversi l'impressione - sbagliata - che trattasi invece di una vera e propria campagna diffamatoria, organizzata magari per fini squisitamente commerciali: quale altra campagna giornalistica potrebbe far vendere di più in un caldo agosto come questo? Quanto a suggestive ipotesi diverse - tipo quella di un fine politico - sono chiaramente assolutamente infondate.
sabato 14 agosto 2010
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