giovedì 2 settembre 2010

Il pallino ce l'ha Berlusconi


Non è il discorso di Gianfranco Fini a Mirabello che potrà fare chiarezza nel centrodestra. Posto che la divisione tra finiani e berlusconiani oramai ha superato il punto di non ritorno e che a questo punto Gianfranco Fini non può che procedere nella direzione della fondazione di un nuovo partito - il suo rientro nel Pdl, ammesso che glielo prospettino, sarebbe solo un'ammissione di sconfitta e la rinuncia ad ogni velleità e credibilità politica - l'unica via d'uscita per una soluzione del conflitto nel centrodestra potrebbe offrirla solo Berlusconi.

Proprio Silvio Berlusconi è stato l'artefice vero della rottura, solo che dopo aver dichiarato 'incompatibile' Gianfranco Fini (e con lui chiunque si distacchi dalla sua linea) con il Pdl, dopo aver aggiunto che non intende comprendere un nuovo partito del centrodestra (F&L) in una alleanza politica ed elettorale, si è dovuto render conto che la consistenza del gruppo dei dissidenti era superiore a quanto evidentemente ritenuto (forse male informato). A quel punto, però, si è anche reso conto di avere necessità di quei dissidenti, sia per avere il numero di voti nelle camere per continuare a governare, sia che per vincere (al senato) una eventuale prossima elezione. L'unica soluzione per conciliare tutte queste esigenze - esclusa perché inaccettabile l'ipotesi di un rientro alla base dei finiani - sarebbe dunque accettare un patto federativo con un nuovo partito del centrodestra guidato da Fini: questo consentirebbe di mantenere una buona maggioranza per il governo e di vincere nuove elezioni in entrambe le camere.

L'uovo di Colombo? Niente affatto. Il problema è che questo significherebbe ammettere di aver perso l'esclusiva della leadership del centrodestra, e per questo questa ipotesi Silvio Berlusconi non vuole assolutamente prenderla in considerazione. A meno che Fini e i suoi riescano a trovare motivi convincenti per farlo ricredere: la non approvazione dello scudo nei confronti dei processi pendenti di Silvio Berlusconi (rischio determinato dalla possibile pronunziamento negativo della cassazione sul lodo Alfano a dicembre), o addirittura la proposta di una normativa sul conflitto d'interessi. Un ricatto? Ebbene si, sia pure fatto in una situazione di legittima difesa.

Ma c'è dell'altro: chi ha innescato questo processo autodistruttivo nel centrodestra è stato proprio il comportamento inavveduto di Silvio Berlusconi e dei suoi falchi (non fosse stato per l'epurazione di Fini pretesa in quel modo, probabilmente oggi F&L non conterebbe tutti gli uomini che ha) e dunque spetta a lui trovare una soluzione, anche accettando qualche boccone amaro. A meno che non voglia far morire Sansone con tutti i filistei

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