domenica 23 gennaio 2011

Uguaglianza e specificità


Aldilà delle implicazioni e delle conseguenze giudiziarie (delle quali si occuperanno i magistrati competenti), il quadro che emerge circa le frequentazioni private, le serate, i rapporti personali, le presunte elargizioni e concessioni dirette o indirette da parte del nostro Presidente del Consiglio nei confronti di giovani signorine (anche minorenni) aventi tutte come unico denominatore comune - essenziale e sufficiente - l'essere di bell'aspetto e tendenzialmente 'bendisposte' nei suoi confronti, è un quadro già di per sé inquietante e sconfortante. Anche perché le ultime e più recenti rivelazioni si sommano ad altre già rese note in precedenza - più o meno simili, attinenti e concordi - che danno a questo quadro un valore di abitudine e di sistematicità consolidata nel tempo. Non solo, Silvio Berlusconi ha voluto sostenere la legittimità di quei comportamenti con estrema forza e arroganza ("Nessuno può essere rimasto turbato da quelle serate perché tutto si è sempre svolto all’insegna della più assoluta eleganza, del più assoluto decoro e tranquillità e senza nessuna, nessuna implicazione sessuale"), arrivando a condannare come improprio e illeggittimo l'atteggiamento inquisitorio e persecutorio della magistratura nei suoi confronti.

Logica e inevitabile la forte ed unanime reazione da parte di media, opinione pubblica, politici e autorità ecclesiastiche.

Solo poche voci - a parte quelle dei diretti interessati - si sono levate in difesa di Silvio Berlusconi in questa circostanza. Tra queste ho trovato più interessanti e significative quelle di Giuliano Ferrara e Piero Ostellino. Il primo si è scagliato a difesa della libertà individuale e contro i "sermoni senza decenza" di chi pretende di dare lezioni morali fuori luogo e da un illeggittimo pulpito, dato che "n
essuna norma pubblica di morale o di diritto vieta di amare le ragazze, far loro dei regali, e convocarle per feste private in cui la messinscena del piacere, e scampoli di piacere anch’essi privati, rivestono un ruolo esteticamente grottesco ma moralmente iscritto nella sfera personale dell’Autore del copione, della sua libera coscienza, del suo modo di vivere molto moderno, della specifica differenza cristiana in cui è collocabile la sua cultura e la sua smania esistenziale". Un punto di vista che considero sbagliato non solo perché di fatto prende le parti e giustifica un comportamento che sarebbe ritenuto deprecabile per qualsiasi altro cittadino, ma che è a maggior ragione deprecabile se tenuto da un cittadino particolare come un Presidente del Consiglio, che in qualità dei suoi eccezionali onori (autorità, prestigio e potere) detiene anche l'onere dell'esempio e della responsabilità nei confronti di tutti gli altri cittadini.

Piero Ostellino sembra invece preoccuparsi delle conseguenze negative di questa inchiesta che, come sovente accade nel nostro paese, ha portato a pubblica conoscenza fatti ed elementi privati che potrebbero, come non potrebbero, rivelarsi attendibili e penalmente rilevanti, ma che per il solo fatto di essere stati resi pubblici hanno recato un inevitabile e irreparabile danno alle istituzioni, all'immagine del paese ed a quella delle persone coinvolte, a cominciare da quelle ragazze:
"Avere trasformato in prostitute - dopo averne intercettato le telefonate e fatto perquisire le abitazioni - le ragazze che frequentavano casa Berlusconi, non è stata (solo) un'operazione giudiziaria, bensì (anche) una violazione della dignità di donne la cui sola colpa era quella di aver fatto, eventualmente, uso del proprio corpo. La pubblicazione delle loro fotografie - che corredate di nomi e cognomi sono adesso vere e proprie foto segnaletiche - da parte dei media, non è stata (solo) un fatto di cronaca; è stata (anche) una barbarie." Indubbiamente la preoccupazione di Ostellino è fondata e giusta, ma non riguarda certo solo questo caso che coinvolge il Presidente del Consiglio e queste ragazze, ma qualsiasi processo di qualsiasi cittadino che per qualche motivo susciti l'interesse e l'attenzione dei media. La responsabilità di questi danni collaterali dei comportamenti emersi nel caso in questione, tuttavia, è solo della magistratura e dei media che se ne sono occupati, o di chi a quei comportamenti discutibili - penalmente o non penalmente rilevanti - ha dato luogo?

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