giovedì 29 marzo 2007
La rivolta dei cretini
Se i furbi sono coloro i quali passano il tempo a fregare il prossimo, ad inventarsi il modo di raggirare gli sprovveduti di turno in buona fede, di affinare le proprie capacità per monetizzare la propria intelligenza, che sacrificano le loro migliori energie a fin di bene (il proprio esclusivo), ebbene io sono cretino. Cretino, ma non pentito. Tuttaltro. Furbi sono anche coloro i quali anziché seguire la propria coscenza, il proprio buon senso, cercano l'inghippo, il raggiro, la via traversa, l'inganno, senza curarsi del fatto che spesso, così facendo, si può perdere di vista il proprio vero obiettivo ed ottenere un risultato diverso da quello immaginato (eterogenesi dei fini?). I furbi sono sempre esistiti. Perché essere furbo, se se ne ha la capacità, sul momento paga. Però il mondo dei furbi è una giungla pericolosa. Se si riesce a starne fuori, a vivere in pace con sé stessi, contenti di quel che si ha e si fa, è sicuramente meglio. Non è però possibile sempre e per chiunque. Quindi è meglio attrezzarsi, munirsi di quei minimi requisiti di autodifesa e di controllo: se non si appartiene alla categoria dei furbi, è possibile tuttavia usare qualche furbizia che ci impedisca di passare per tonti. Ingenui si, allocchi no. Se poi si è particolarmente dotati di intelligenza, è possibile mettere i furbi nella condizione di non convenienza a fare furbizie. Quello di cui sono certo è che senza i troppo furbi vivremmo tutti molto meglio. Anche perché i troppo furbi sono sempre e comunque una minoranza, che gode a danno di una maggioranza. Almeno fino a quando se lo possono permettere. Ci vorrebbe una sorta di unione dei non-furbi più capaci e intelligenti per contrastare questa situazione, creando quelle condizioni che impediscano gli atti furbi, e premiassero i comportamenti corretti, di modo che anche i furbi fossero indotti ad agire in modo corretto, in quanto più remunerativo. Una società corretta che stimola i comportamenti corretti e sa contrastare e punire quelli scorretti. Non credo che sia una utopia così improbabile. Penso solo che sia complessa per la sua realizzazione, implicando uno sforzo convergente e coerente in termini di cultura, educazione, giurisdizione e, ultimo ma non casuale, religione. Un impegno del genere, essendo al massimo grado morale, cioè etico, è stato storicamente affrontato al meglio dalle religioni, quali che fossero (cattolica, ebraica, buddista o islamica). Questo perché i veri valori dell'individuo, della persona, anche se leggittimamente identificabili laicamente, si riescono più facilmente a purificare attraverso una visione più trascendente dalle cose terrene, dall'interesse prettamente materiale. Interesse materiale che tende sempre a prendere il sopravvento nei periodi più bui dell'umanità. Non è mia intenzione fare apologia delle teocrazie, e nemmeno della Chiesa cattolica (che peraltro è stata storicamente vittima anch'essa, talora, di compromissione con interessi non certo spirituali), ma certo credo sia fondamentale tirare in ballo ciò che viene definito: crisi dei valori. Che poi è crisi della moralità, sia pure in senso moderno e attuale. Io continuerò felice ad essere un non-furbo, ma sogno un mondo diverso.
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