
"Dopo le prime critiche all'iniziativa, è stato lo stesso viceministro all'Economia, Vincenzo Visco, a dichiarare che si tratta di «un fatto di trasparenza, di democrazia». «Non vedo problemi - ha aggiunto - c'è in tutto il mondo, basta vedere qualsiasi telefilm americano. Era già pronto per gennaio, ma per evitare le polemiche in campagna elettorale ho chiesto di pubblicarle più tardi».
http://www.corriere.it/economia/08_aprile_30/fisco_redditi_internet_916ff390-1694-11dd-8b67-00144f02aabc.shtml
Perché pubblicare online le dichiarazioni dei redditi?
Perché trattasi di dati di "pubblico interesse"?
Per consentire una più efficace lotta all'evasione (una specie di "ronda telematica anti-evasore")?
Perchè è "democratico" sapere quanto guadagna tizio e Caio?
Perché ora (fine legislatura)?
Atto di "normale amministrazione"?
Davvero è ciò che avviene "in tutto il mondo"?
(negli Stati Uniti , checché abbia visto in qualche telefilm Visco, no - la legge federale [Us Federal Code, Title 26, section 6103] proibisce la pubblicazione dei dati dei contribuenti - così come non è consentito in Gran Bretagna ed in Germania; in Irlanda si possono solo pubblicare i dati degli "evasori")
Perché uno stato che pone mille limiti e complicazioni nella trattazione e conservazione di dati sensibili, lui, stato, dalla mattina alla sera si dovrebbe sentire in diritto di pubblicare sulla rete dati che, quanto a riservatezza, dovrebbero porre più di qualche lecito dubbio? (e infatti è arrivato tempestivamente, nel corso della stessa giornata, lo stop da parte del Garante della Privacy, Francesco Pizzetti)
Il provvedimento porta la firma tecnica di Massimo Romano, direttore generale dell'Agenzia delle Entrate, ma la responsabilità "politica" di un atto del genere se l'è assunta pubblicamente con le sue dichiarazioni (e con malcelata soddisfazione ed orgoglio) l'ex vice-ministro Visco (che non a caso nel 2006 aveva richiamato nell'incarico lo stesso Massimo Romano, che era stato rimosso nel 2001 dal precedente governo Berlusconi).
Chissà se tale iniziativa abbia goduto di un sostanziale e vasto appoggio politico da parte del suo gruppo o se sia stato, invece, una sorta di suo personale "dispetto" politico, o, più semplicemente, la volontà di lasciare un suo ultimo "segno" ("un po' come quelli che, dovendo lasciare una casa dopo essere stati sfrattati, pisciano sui muri e cagano per terra" come suggerito da un certo "piddi" in un commento su un blog dove si parlava di questo argomento).
Conclusione:
Visco lascerà presto il suo incarico. Per fortuna.
http://www.corriere.it/economia/08_aprile_30/fisco_redditi_internet_916ff390-1694-11dd-8b67-00144f02aabc.shtml
Perché pubblicare online le dichiarazioni dei redditi?
Perché trattasi di dati di "pubblico interesse"?
Per consentire una più efficace lotta all'evasione (una specie di "ronda telematica anti-evasore")?
Perchè è "democratico" sapere quanto guadagna tizio e Caio?
Perché ora (fine legislatura)?
Atto di "normale amministrazione"?
Davvero è ciò che avviene "in tutto il mondo"?
(negli Stati Uniti , checché abbia visto in qualche telefilm Visco, no - la legge federale [Us Federal Code, Title 26, section 6103] proibisce la pubblicazione dei dati dei contribuenti - così come non è consentito in Gran Bretagna ed in Germania; in Irlanda si possono solo pubblicare i dati degli "evasori")
Perché uno stato che pone mille limiti e complicazioni nella trattazione e conservazione di dati sensibili, lui, stato, dalla mattina alla sera si dovrebbe sentire in diritto di pubblicare sulla rete dati che, quanto a riservatezza, dovrebbero porre più di qualche lecito dubbio? (e infatti è arrivato tempestivamente, nel corso della stessa giornata, lo stop da parte del Garante della Privacy, Francesco Pizzetti)
Il provvedimento porta la firma tecnica di Massimo Romano, direttore generale dell'Agenzia delle Entrate, ma la responsabilità "politica" di un atto del genere se l'è assunta pubblicamente con le sue dichiarazioni (e con malcelata soddisfazione ed orgoglio) l'ex vice-ministro Visco (che non a caso nel 2006 aveva richiamato nell'incarico lo stesso Massimo Romano, che era stato rimosso nel 2001 dal precedente governo Berlusconi).
Chissà se tale iniziativa abbia goduto di un sostanziale e vasto appoggio politico da parte del suo gruppo o se sia stato, invece, una sorta di suo personale "dispetto" politico, o, più semplicemente, la volontà di lasciare un suo ultimo "segno" ("un po' come quelli che, dovendo lasciare una casa dopo essere stati sfrattati, pisciano sui muri e cagano per terra" come suggerito da un certo "piddi" in un commento su un blog dove si parlava di questo argomento).
Conclusione:
Visco lascerà presto il suo incarico. Per fortuna.
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