lunedì 28 aprile 2008

A ROMA LO SCHIANTO

Sulla vittoria a Roma ci speravo, forse sotto sotto ci contavo, ma una vittoria di queste proporzioni non era immaginabile neanche nelle più rosee delle previsioni.

Tale vittoria di Alemanno a Roma, significa almeno tre cose:
1) Rutelli e la tanto "glorificata" gestione Veltroniana di Roma sono state brutalmente rigettate;
2) la gente (il popolo che vota) è più scaltra e intelligente di quel che taluno vorrebbe far credere, avendo dimostrato di saper valutare e scegliere benissimo, tanto da distinguere un Zingaretti da un Rutelli (il che rende la sconfitta di quest'ultimo e di chi l'ha scelto come candidato più cocente);
3) è ufficialmente aperta una nuova fase della storia politica italiana: con un grande centrodestra, atteso alla verifica della sua maturità e della sua capacità di governo (a Roma come in Italia), e con una sinistra da rifondare.

Il problema, per la sinistra, è un problema (grosso come una casa) di dirigenza e di politica: ha perso Rutelli, certo, ma con lui ha perso il "modello Veltroni", altrettanto certo, e con Veltroni, che ha perso anche le politiche, ha perso tutto il "nuovo" PD, ma oltre al PD ha perso pure la sinistra comunista, i verdi, insomma è il crollo definitivo di tutto il fronte sinistro della politica italiana.

Io credo che tale batosta della sinistra sia dovuta e assolutamente "meritata": nel senso che è il frutto di quanto ha saputo seminare, della sua propria incapacità di proporre progetti credibili (dopo la crisi storica della sua ideologia) e di indicare gli uomini giusti nei ruoli chiave (e che probabilmente, cercando meglio al suo interno, avrebbe potuto trovare). Oltretutto la sconfitta è di proporzioni tali da rendere difficilmente spendibili le solite giustificazioni (Berlusconi ha vinto perché controlla le le tv) o le basse insinuazioni (il popolo non ha dato il voto alla sinistra perché non capisce o è ignorante).
Le reazioni scomposte e sterili di certa parte della sinistra, poi, che cercano di interpretare la vittoria di Alemanno come un cupo riavvento del fascismo a Roma, mi fanno tornare alla mente le questioni emerse anche a proposito della discussione sul 25 aprile e magistralmente poste dal solito Giacalone:
"si è voluto negare che gli italiani siano stati fascisti ed il valore nazionale del fascismo, amputando un pezzo di storia. Si è voluto negare che la Liberazione fu opera degli anglo americani. Si è omologata la Resistenza alla sua influenza comunista, così cancellando il migliore antifascismo, quello che si batté per la libertà e non per una diversa dittatura. Si è lasciato credere che la successiva guerra fredda, la divisione del mondo in due blocchi, sia stata l’ostacolo all’evoluzione dell’Italia, anziché la sua provvidenziale salvezza, in questo modo regalandoci un supplemento di guerra civile, trascinatasi negli anni del terrorismo. Su questo cumulo di bugie abbiamo eretto la torre sbilenca della retorica nazionale, con il risultato che ancora si litiga su quel che fummo e come lo diventammo" (da davidegiacalone.it)

Forse non su tutta, ma sulla parte migliore della sinistra credo si possa sperare di far affidamento per voltare finalmente pagina, guardando alla realtà ed al futuro senza gli antichi dogmi ideologici, se non altro perché non è più pagante, come la sconfitta di ieri dimostra.

Quello che si apre, dal mio punto di vista, è un processo doppiamente positivo: di verifica della crescita politica del cdx in Italia, di rinnovamento radicale (ed obbligato) della sinistra.

Se son rose...

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