Ancora è vivo il ricordo delle gesta clamorose e sorprendenti (non firmo/ora firmo) della CGIL nella trattativa Alitalia-CAI. Tutto si può dire, fuorché la CGIL non abbia saputo avere un ruolo da protagonista: "non si muove foglia senza che la CGIL voglia". Ma è stato solo l'inizio. L'inizio di una grande ed agguerrita campagna di sfida che il più grande sindacato confederale italiano, la CGIL appunto, con alla guida il prode Guglielmo Epifani, si appresta a lanciare alla politica governativa. Una grande e giusta campagna sindacale, si dirà: in effetti la critica contingenza economica del paese sembrerebbe giustificarla pienamente. Ma quella che si prepara sarà veramente una campagna sindacale, cioè fatta nel puro e sincero interesse dei lavoratori, oppure gli interessi dei lavoratori non saranno altro che la giustificazione di una grande offensiva politica del braccio armato dell'attuale opposizione?
Di Alitalia se n'è gia parlato, come pure di qualche più che fondato dubbio sulla coerenza e sulla reale motivazione della linea seguita dalla CGIL nel corso della vicenda. A dar retta a quanto sostiene Veltroni (e con orgoglio), è bastato un suo diretto intervento su Epifani perché la CGIL si convincesse alla fatidica e sofferta firma a quell'accordo che prima non aveva voluto firmare (racconta Veltroni a Aldo Cazzullo: "Guardi, qui in casa mia, su quei due divani là in fondo, si sono seduti Epifani e Colaninno, e hanno trovato l'accordo"). Visto che l'accordo è rimasto sostanzialmente lo stesso, così come le condizioni della sua firma (mancato assenso di piloti ed assistenti di volo), era una scelta 'politica' (non di merito) il non volerlo firmare prima oppure è stata una scelta 'politica' (idem) il volerlo firmare poi? Comunque una scelta politica, in un verso o nell'altro, evidentemente ci deve essere necessariamente stata.
Chiusa, pare, la vicenda Alitalia, si vuole subito aprire un'altro fronte: la riforma della scuola. Il ministro Gelmini ed il suo progetto di riforma sono per la verità già da tempo sottoposti ad un fitto fuoco di sbarramento preventivo da parte dei sindacati della scuola. Sbarramento effettuato con tutti i mezzi, soprattutto le balle. Scriveva Luca Ricolfi su La Stampa del 25/09:
"E tuttavia, nonostante queste riserve, stento a capire l’incredibile pioggia di critiche, insulti, manifestazioni, sceneggiate, lezioni di pedagogia (e talora di democrazia) che sono state riversate sul neo-ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini non appena ha cominciato a occuparsi di scuola, e in particolare di quella elementare (per una rassegna consiglio di vistare il sito del Partito democratico e quello della Cgil-scuola, ora ridenominata Flc). Il mio stupore nasce da due ragioni distinte. La prima è che, andando a controllare le cifre (DL 112, art. 64, comma 6), si scopre che la maggior parte dei numeri spaventa-famiglie che sono stati agitati sono semplicemente falsi. Non è vero che il bilancio della scuola subirà tagli per 8 miliardi: il taglio del prossimo anno sarà inferiore a 0,5 miliardi (1% del budget), i tagli netti previsti per il triennio 2009-2011 sono pari a 3,6 miliardi spalmati su tre anni. Non è vero che saranno licenziati 87 mila insegnanti: la riduzione del numero di cattedre avverrà limitando le nuove assunzioni, la cifra di 87 mila insegnati in meno si raggiungerà nel 2012 e include nel calcolo le riduzioni già pianificate da Prodi (circa 20 mila unità, a suo tempo giudicate insufficienti nel Quaderno bianco sulla scuola pubblicato giusto un anno fa dal precedente governo). Non è vero che, nelle scuole elementari, sparirà il tempo pieno e tutti i bambini dovranno tornare a casa alle 12,30: l’introduzione del maestro unico, con conseguente soppressione delle ore di compresenza, libererà un numero di ore più che sufficiente ad aumentare le ore di tempo pieno eventualmente richieste dalle famiglie. Né si vede su quali basi l’opposizione agiti lo spettro di una riduzione degli insegnanti di sostegno, o della chiusura delle scuole di montagna (nessuna norma della Finanziaria lo prevede, e il ministro ha esplicitamente escluso tale eventualità). Ma c’è un secondo motivo per cui mi è incomprensibile lo tsunami anti-Gelmini di queste settimane: i critici danno per scontato che la scuola elementare così com’è vada bene, e che l’introduzione del maestro unico sia una scelta didatticamente sbagliata."
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5043&ID_sezione=29&sezione=Editoriali
Nonostante l'atteggiamento sostanzialmente favorevole di molti genitori e di qualche sparuto insegnante nei confronti di alcuni dei punti salienti della proposta di riforma della Gelmini, Epifani ha oggi ufficialmente dichiarato guerra:
«Se le cose non cambiano ci sarà lo sciopero generale di tutta la scuola». Lo ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, nel corso del suo intervento a Roma alla giornata di mobilitazione della Cgil contro la politica economica del Governo. Epifani ha poi sottolineato «di sperare che» un’eventuale iniziativa di questo genere «possa essere presa unitariamente». Lo sciopero - ha spiegato Epifani ribadendo di auspicare una decisione unitaria con le altre confederazioni - avrebbe lo scopo di «contrastare le politiche dei tagli e la controriforma del Governo». «Così non va» ha detto Epifani parlando dei servizi pubblici per i quali «paghiamo di più per avere di meno e favorire la sanità e la scuola privata». Il leader della Cgil ha criticato le recenti misure del ministro dell’istruzione Gelmini: «come si fa a dire che i bambini meno stanno a scuola e più imparano? Capirei per i liceali e per gli universitari ma in quale testo di pedagogia è stato prelevato questo concetto? È questa - ha concluso Epifani - la funzione della scuola primaria? Perchè distruggerla?».
tratto da La Stampa del 27/09/2008
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200809articoli/36833girata.asp
Ma non basta. Il fronte aperto da Epifani è ancora più esteso e più alto.
"Il segretario della Cgil è tornato poi a puntare il dito contro la proposta di Confindustria sulla riforma dei contratti perché determinerebbe per i lavoratori una perdita di salario reale dello 0,5% l'anno, che equivale all'8% in 15 anni. Parlando dal palco della mobilitazione della Cgil contro la politica economica del governo, Epifani annuncia che «un accordo adesso è più difficile». Il documento di Confindustria, aggiunge, «per noi proprio non va bene, gli ultimatum si sono rivelati fino ad ora inefficaci». (...) Più in generale Epifani ha chiesto una svolta di politica economica. «Dalle piazze parte un richiamo forte al Governo: si deve svegliare, alzare, capire quello che succede. Il Paese sta perdendo colpi e l'occupazione sta andando indietro. Governo svegliati perché una parte del Paese non ce la fa più». In particolare il segretario generale di corso Italia ha messo in evidenza i problemi legati a occupazione, salari, pensionati e anziani. «Con questa inflazione, a parità di salario, un lavoratore dipendente - ha lamentato Epifani - paga mediamente 300 euro in più di imposte e di Irpef».
tratto da sole24ore del 27/09/2008
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/09/epifani-scuola-confindustria.shtml?uuid=b5222f2c-8c84-11dd-b725-5a45df15cdfb&DocRulesView=Libero
Fermo restando che nessuno mette in discussione la libertà di Guglielmo Epifani di fare tutte le battaglie nelle quali crede, può taluno avere dei dubbi sul fatto che le sue velleità, più che sindacali, non siano essenzialmente politiche?
Nessun commento:
Posta un commento