"La situazione nelle nostre università è paradossale. Studenti e professori protestano contro una riforma che non esiste; il ministro, preoccupato dalle proteste, non si decide a spiegare quel che intende fare per riformare l'università. L'unica certezza è che nei prossimi mesi si svolgeranno nuovi concorsi per 2.000 posti di ricercatore e 4.000 posti di professore ordinario e associato, ai quali seguiranno, entro breve, altri 1.000 posti di ricercatore. In tutto 7.000 posti, più del dieci per cento dei docenti oggi di ruolo." " I 4.000 posti di professore saranno semplicemente promozioni di persone che sono dentro l'università. Le promozioni avverranno secondo le vecchie regole, cioè con concorsi finti." "Qui invece si chiede la stabilizzazione per decreto senza neppure che sia necessario aver conseguito il dottorato. Il ministro ha ereditato questi concorsi dal suo predecessore e non pare aver la forza per cambiarli e assegnare i posti secondo criteri di merito piuttosto che di fedeltà. Gli studenti ignorano tutto ciò e sembrano non capire l'importanza di meccanismi di selezione rigorosi, in assenza dei quali le università che frequentano vendono favole. In quanto ai professori, buoni, buoni, zitti, zitti. Se questi concorsi andranno in porto ogni discussione sulla riforma dell'università sarà d'ora in poi vana: per dieci anni non ci sarà più posto per nessuno e ai nostri studenti migliori non rimarrà altra via che l'emigrazione." "La legge finanziaria dispone un taglio ai fondi all'università che è significativo, ma non drammatico: in media il 3% l'anno (1,4 miliardi in 5 anni su una spesa complessiva di circa 10 miliardi l'anno). Si parte da tagli quasi nulli nel 2009, mentre poi le riduzioni diverranno via via crescenti per raggiungere la media del 3% nell' arco di un quinquennio. Il taglio non è terribile, anche considerando che la stessa Conferenza dei rettori ammette che in Italia la spesa per studente è più alta che in Francia e in Gran Bretagna. Comunque reperire risorse è sempre possibile: ad esempio, si potrebbero cancellare le regole sull' età di pensionamento approvate dal governo Prodi, ritornare alla legge Maroni e investire i denari così risparmiati nella ricerca e nell'università. Né mi parrebbe osceno far pagare tasse universitarie più elevate alle famiglie ricche e usare il ricavo in parte per compensare i tagli, in parte per finanziare borse di studio per i più poveri."
Francesco Giavazzi
Tratto da:
http://www.corriere.it/editoriali/08_ottobre_28/La_fabbrica_dei_docenti_e055a842-a4b5-11dd-bdb4-00144f02aabc.shtml
martedì 28 ottobre 2008
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4 commenti:
Le proposte di riforma serie e concrete (non il solito fumo) ci sono. Ma nessuno le ascolta, nessuno le commenta, nessuno le migliora.
Tutti sono troppo occupati a ribadire la superiorità di modelli astratti, alieni dalla storia e identità italiane: modello anglosassone, università private.
Lo stesso Perotti, una delle poche menti lucide sulla scena, insiste su una valutazione che ha in sé tre difetti: è ogni 4/5 anni; è collettiva; è ex post.
La valutazione dev'essere puntuale, individuale, ex ante. E c'è un momento naturale per farla: il reclutamento.
Quella che conta sarà la proposta di riforma presentata dal governo. E su quella si discuterà. E non in astratto.
Quando il Governo avrà presentato la sua proposta potrebbe essere troppo tardi per discutere.
Penso invece che sia adesso che si debbano far arrivare alle orecchie giuste certi segnali di allarme.
Per esempio, lo stesso Giavazzi scrive "senza neanche aver conseguito il dottorato", non "senza neanche aver prodotto pubblicazioni, brevetti, libri". Speriamo che sia solo frutto dell'estrema sintesi ...
Provo ad essere concreto:
1) Il sistema va cambiato subito e gli effetti si devono vedere subito.
2) Il servaggio pre-accademico si fonda sulla percezione del controllo baronale sui concorsi di ingresso, cioè dei ricercatori. È questo, e non altri, il punto debole del sistema.
3) Non esiste una cooptazione buona e una cattiva. Esiste solo il merito. E il merito si valuta coi numeri, sui risultati.
Oggi su La Stampa c'è qualche indiscrezione su quello che dovrebbe essere il progetto di riforma: dovrebbe trattarsi, un po' come nel caso della scuola primaria, di modifiche su punti particolari e sulla base di valutazione di buon senso e rigore. Probabilmente si rivedranno i criteri di valutazione per i concorsi, concorsi che saranno pertanto rinviati (come chiedeva Giavazzi). Ripeto: aspettiamo di vedere il progetto definitivo, ma ritengo possa essere nella direzione giusta. Anche secondo le tue indicazioni.
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