Da un po' di tempo cerco di capire come sia possibile che un ministro come quello attuale della pubblica istruzione, Mariastella Gelmini, un ministro che ha dimostrato indubbia buona volontà, grande impegno e buonsenso, sia potuto esser fatto diventare, in certo immaginario collettivo e studentesco in particolare, un 'simbolo del male', quasi a prescindere dal contenuto reale dei suoi decreti presentati, che, accanto a qualche legittima critica, riscontrano il giudizio positivo da parte di larghi settori dell'opinione pubblica. Certamente c'è stata una campagna di disinformazione su tali decreti, sia mistificandone il significato e le conseguenze, sia attribuendo loro cose che non li riguardavano. Ma anche dell'accanimento in questa opera di disinformazione e nell'attacco personale (basta ricordare il giudizio dato sulla Gelmini dal pur autorevole scrittore Andrea Camilleri: "non è umana") non riuscivo a darmene una ragione sensata.
Angelo Panebianco, sul CdS, da una sua versione (estesa al caso di un altro ministro, Brunetta): "I due ministri, fra mille difficoltà, stanno tentando di incidere due bubboni malati (pubblica amministrazione, istruzione) della nostra vita pubblica. Sono ambiti disastrati, soffocati da una ragnatela di rendite, piccoli privilegi, cattive abitudini, sprechi, inefficienze." "I due ministri, come chiunque altro, possono anche commettere errori ma stanno per lo meno tentando di fare qualcosa." "La ragione per cui Brunetta e Gelmini sono oggi le bestie nere della sinistra è che essi stanno operando nel suo «territorio di caccia», nel cuore stesso della sua constituency elettorale: impiego pubblico e scuola. I dati sulla geografia sociale del voto sono inequivocabili: insieme ai pensionati, i dipendenti pubblici (in generale) e gli insegnanti rappresentano una parte preponderante del bacino elettorale della sinistra, del Partito democratico in primo luogo. Purtroppo per il Partito democratico e le sue aspirazioni riformiste, molti appartenenti a questi ceti (anche se non tutti) non chiedono riforme modernizzatrici ma una difesa dello status quo. Ad esempio, dietro alla radicalizzazione della Cgil ci sono di certo molte cause. Ma penso che l'attivismo dei ministri Brunetta e Gelmini abbia qualcosa a che fare con quel processo."
Tratto da:
http://www.corriere.it/editoriali/08_novembre_15/I_due_ministri_piu_osteggiati_729726ca-b2dc-11dd-80d6-00144f02aabc.shtml
sabato 15 novembre 2008
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