lunedì 17 novembre 2008

IL CEDIMENTO DEL PD

Doveva essere un nuovo partito che unisse culture e idee diversamente progressiste, sostanzialmente appartenenti a due filoni principali, quello di radice popolar-cattolica e quello di radice democratico-socialista (ma comunista no, non più), doveva essere un 'grande' partito a tendenza maggioritaria, che evitasse alleanze strategiche con forze diverse da quelle aderenti al progetto originario, doveva presentarsi come partito unico di riferimento di tutta l'area del centro-sinistra in Italia, per una azione politica, ricercata anche attraverso un confronto costruttivo con la controparte conservatrice, nell'interesse del bene e dello sviluppo del paese.

Poi ha fatto scelte diverse. A cominciare con l'allearsi con Di Pietro. Poi, perse con notevole distacco le elezioni, al ritorno al contrasto duro e puro con l'iniziative politiche della maggioranza, ai toni accesi e sprezzanti nei confronti del suo leader, Silvio Berlusconi, agli attacchi di carattere personale ai suoi ministri (la Gelmini e Brunetta in particolare). Per passare all'appoggio incondizionato al 'movimento' anti-Gelmini ed alle posizioni della CGIL nelle sue varie vertenze (anche in contrasto con gli altri sindacati confederali). Alla strenua, vana, forse finta, difesa del soldato Orlando (dell'IdV). Alla dichiarazione di rottura di alleanza con Di Pietro, salvo poi accettare la candidatura di un uomo dell'IdV per le elezioni regionali in Abruzzo.

Come sostiene oggi Ernesto Galli Della Loggia sul CdS, "sono scelte, ad esempio, che fanno incontrare al Partito democratico una piazza che esso ormai conosce e controlla solo in parte, e di cui quindi finisce spesso per essere più la coda che la guida. Sono scelte che di fatto consegnano la bandiera dell'opposizione, e dunque anche quella del Pd, nelle mani di categorie (i piloti), di pezzi di sociale (il magma studentesco), di protagonisti (Di Pietro, i comici!), che in realtà hanno a che fare poco o nulla con un moderno partito riformista. L'unità delle sinistre si sta riformando nelle piazze e negli studi televisivi."
http://www.corriere.it/editoriali/08_novembre_18/veltroni_solista_pd_64fd6786-b539-11dd-9405-00144f02aabc.shtml

Una specie di smottamento, dunque. Un lento franare su sé stesso. Evidentemente le basi non sono solide. Né si può seriamente pensare di poter fare affidamento su un trascinamento da parte dell'onda lunga di Obama (anche se, forse per pura disperazione, pure di questo s'era detto). Forse neanche un miracolo potrebbe bastare. A tenere in piedi la baracca.

Nessun commento: