Santoro è sicuramente un numero 1. Perlomeno per arroganza, boria, supponenza e parzialità.
Impostare la puntata di annozero dal punto di vista delle povere vittime palestinesi dell'azione militare israeliana può sicuramente avere un senso ed una sua legittimità. Proprio per questo risulta intollerabile ed inaccettabile la reazione scomposta e 'sopra le righe' di Santoro ad una critica, anch'essa comunque legittima, di questa impostazione, fatta poi da un collega autorevole e, fino a prova contraria, in buona fede.
Tuttavia della virtù di 'scomodità' del suo modo di fare giornalismo, molto apprezzata dai suoi estimatori, mi sembra che Santoro ne abbia fatto una sorta di vessillo, di bandiera, il segno distintivo del suo essere 'giornalista puro in quanto scomodo', tendenzialmente 'martire'. Insinuante è tuttavia il sospetto che, dietro alla nobile vocazione di rivelazione di scomode veritas, si possa celare semplice calcolo: fa più audience, oltre che essere più gratificante per un giornalista con forse eccessiva considerazione di sé come Santoro, un pugno allo stomaco che un tentativo di ragionamento sereno ed obiettivo. L'indubbia bravura e maestria di Santoro consiste proprio nell'abile scelta ed uso di immagini ed interventi, sia al fine di ottenere il massimo impatto emotivo, che di condurre il 'ragionamento' là dove intende portarlo lui.
Scrive Luca Ricolfi su La Stampa: "se abbiamo qualche speranza di spegnere gli odi e le incomprensioni che sconvolgono il mondo, in Palestina come nella nostra povera Italia, è in quanto troviamo il modo di raffreddare gli animi, di dar voce a chi ancora cerca di capire le ragioni dell’altro, e di toglierne a chi gli animi cerca di scaldarli, e sa esprimere solo odio, rancore, rabbia, indignazione a senso unico."
"Il sentimento comincia quando riesci, almeno un po’, ad essere anche nella testa e nel cuore dell’altro. Quando ascoltare ti interessa di più che parlare. Quando il dolore del tuo nemico diventa anche un po’ tuo. Quando sei capace di patire con lui. È a questo, a trasformare le emozioni in sentimento, che serve il richiamo alla ragione, un richiamo che nello zoo di Annozero molti ospiti avrebbero accettato di buon grado, se solo il domatore non avesse preferito aizzarli, gli uni contro gli altri."Molto interessante, come punto di vista pro-israeliano, questa lettera pubblicata si La Stampa:
Infine il bestiario di Giampaolo Pansa:
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