"A me sembra inverosimile, un costruttore che costruisce su una zona sismica e risparmia sul ferro e sul cemento può essere solo un pazzo o un delinquente". "Per favore non perdiamo tempo, cerchiamo di impiegarlo sulla ricostruzione e non dietro a cose che ormai sono accadute". "Se qualcuno è colpevole, le responsabilità emergeranno, ma per favore non riempiamo le pagine dei giornali di inchieste". "Quando ci sono questi eventi c'è chi si rimbocca le maniche e chi invece si prodiga a ricercare responsabilità. Io sono diverso, non è nel mio dna. E poi, per indicare responsabilità ci devono essere prove consistenti".
Queste le frasi di Silvio Berlusconi riportate da un articolo di Repubblica: http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/cronaca/sisma-aquila-7/premier-no-inchieste/premier-no-inchieste.html
Sempre lo stesso articolo cita le reazioni a tali frasi da parte di alcuni magistrati (come il procuratore del capoluogo abruzzese, Alfredo Rossini: ''Non vedo che nesso possa esserci tra la ricostruzione e l'accertamento delle eventuali responsabilita'', Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale magistrati: "Sono inaccettabili gli insulti e le denigrazioni, soprattutto se provengono da chi riveste una delle massime cariche istituzionali. Il rilevante lavoro dei pm non può essere messo in discussione") di politici dell'opposizione (Dario Franceschini: "Il premier smetta di insultare"; e Antonino Di Pietro: "per Berlusconi sono criminali coloro che indagano su chi commette i reati e non chi li commette").
Per la verità, a me pare che il senso di quelle affermazioni del Presidente del Consiglio, rivolte ai giornalisti, significassero semplicemente che ritenesse una sua priorità l'occuparsi dei problemi della ricostruzione e dell'assicurazione, in tempi quanto più rapidi possibile, delle condizioni di minima e stabile vivibilità delle popolazioni coinvolte dal terremoto. Mentre delle indagini sulle responsabilità ed eventali colpe dei crolli e delle costruzioni inadeguate degli edifici pubblici ritenesse che se ne debba occupare la magistratura (sulla base di elementi oggettivi, di riscontri e perizie effettuati da tecnici competenti) e non i giornalisti. Anche perché c'è un serio rischio, da parte dei giornalisti: quello di dare adito ad ipotesi senza fondamento. Le questioni tipo "la sabbia marina nel cemento dei pilastri" (che non avrebbe senso né economicità d'impiego in una città come l'Aquila, che è lontana dal mare e vicina a ricche cave di buon materiale inerte) e "i muri di plastica espansa" (che di per sé è un materiale isolante, non portante, oppure, se riferito ai pannelli plastici portanti - pannelli armatura polistirene espanso - trattasi di materiali molto costosi ed efficienti che, in effetti, sembrano visibili in qualche immagine dove sarebbero comunque rimasti in piedi, mentre è crollato il resto, come vetrate e muri di tamponamento) potrebbero rivelarsi, sulla base dei riscontri oggettivi, semplici abbagli mediatici, fini a sé stessi, anche se buoni per riempire le pagine dei giornali.
Sicuramente si è costruito male (con grave responsabilità di qualcuno), e questo ha determinato un aggravio degli esiti del terremoto e del numero delle vittime (come ha giustamente sottolineato anche Giorgio Napolitano), ma probabilmente per ragioni tecniche diverse: carenza e scarsa qualità del cemento utilizzato, o scarsa quantità e qualità del ferro impiegato, ad esempio. Ma saranno solo le indagini della magistratura che potranno accertarlo.
Dunque, da questo punto di vista, acquista senso e ragione la critica del premier: tante di queste clamorose "inchieste" giornalistiche probabilmente mancano di fondamento, non hanno consistenza, sono solo fuffa e non servono a niente. Le inchieste e le indagini, soprattutto se tecniche e complesse come queste, lascamole fare ai magistrati. Non ai giornalisti per riempire i giornali.
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