giovedì 23 aprile 2009

NEMESI STORICA DELL'UOMO DEI VALORI


Nell’ottobre 2002 l’italiano dei valori scrive un articolo sul quotidiano «Rinascita della sinistra», organo dei comunisti italiani (...) Di Pietro scrive una serie di sciocchezze more solito e in particolare indica il giudice Filippo Verde come uno degli imputati del processo per il Lodo Mondadori, dipingendolo oltretutto come uno dei giudici che avrebbe influenzato l’annullamento della sentenza favorevole a Carlo De Benedetti. Si leggeva: «Per l’insieme di queste vicende, la pubblica accusa rappresentata dalla tenace Ilda Boccassini ha chiesto pene di tutto rispetto, tra cui 10 anni per il giudice Filippo Verde». Che erano balle, appunto: Filippo Verde non è mai stato coinvolto nel processo Lodo Mondadori: è stato solamente imputato nel processo Imi-Sir e peraltro è stato assolto in primo grado e anche in Appello.
Ma Di Pietro della castroneria neppure si accorge: anzi, nel febbraio 2003 ripubblica lo stesso articolo sul sito internet dell’Italia dei valori. Ed è lì che parte la causa per diffamazione con richiesta di risarcimento, visto che Di Pietro non aveva smentito né rettificato (bensì addirittura reiterato, per usare il suo linguaggio) la falsità del caso. Ergo, i legali di Verde gli chiedono 150mila euro di risarcimento.
Un anno e mezzo più tardi, dopo che la pratica inspiegabilmente si è congelata per un anno e mezzo nella cancelleria del Tribunale di Roma, Di Pietro si costituisce ufficialmente, e presenta la richiesta di immunità: l’avvocato Sergio Scicchitano, legale di Di Pietro nonché deputato dell’Italia dei valori, mette per iscritto che «L’articolo deve intendersi quale espressione di critica politica e dunque si richiede che nel caso di specie venga applicato l’articolo 68 della Costituzione». Cioè: dire che un giudice ha influenzato illecitamente una sentenza, e che per lui hanno chiesto dieci anni di carcere, è una critica politica. Di fronte all’arditezza giuridica il giudice di Roma inoltra la pratica all’apposita commissione di Bruxelles: decide che sarà il Parlamento europeo a decidere se Di Pietro dovrà presentarsi di fronte al giudice come un cittadino qualsiasi.

«Con riferimento alle notizie di stampa - dichiara Di Pietro il 6 febbraio scorso - che ipotizzano ciò che io andrei a sostenere al Parlamento europeo la prossima settimana, specifico che non chiederò l’immunità, ma che il procedimento civile prosegua. (...) Tale rinuncia all’immunità verrà da me formulata in un atto scritto che pubblicherò sul mio blog, in modo da evitare qualsiasi strumentalizzazione».

Come no. S’è visto. La formula con cui Di Pietro si trincerava dietro l’immunità, intanto, continuava a essere perorata in tutti gli scritti difensivi nonché nelle memorie di replica e anche nelle cosiddette comparse conclusionali. Zitto zitto. Di Pietro Di Pietro. E ieri il voto: welcome to the Casta.

(Brani e foto tratti dal seguente articolo di Filippo Facci sul Giornale:
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=345827&START=1&2col=)

Contemporaneamente all'articolo di Facci sul Giornale, ecco cosa compare sul sito blog di Antonino Di Pietro (http://www.antoniodipietro.com/2009/04/diffamatore_impunito.html):
Diffamatore impunito.
Le quattro più alte cariche dello Stato sono 'fuori legge'. Tutto ciò grazie al criminogeno Lodo Alfano. Silvio Berlusconi ha voluto fortemente questo 'stupro costituzionale' per evitare di essere coinvolto e condannato nel processo Mills.




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