venerdì 15 maggio 2009

Meno prediche, più severità, migliore integrazione


Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deciso di lanciare un forte monito contro la crescente xenofobia ed intolleranza nel nostro paese, in particolare nei confronti degli immigrati, anche con riferimento polemico al DL sulla sicurezza votato in questi giorni.
(http://www.corriere.it/politica/09_maggio_14/napolitano_retorica_xenofoba_097f617e-4063-11de-aa9a-00144f02aabc.shtml)

L'atteggiamento dell'Italia nei confronti dell'immigrazione, fino ad adesso, si è caratterizzato per una accettazione passiva del fenomeno, in nome di un malinteso solidarismo: li abbiamo prelevati anche in acque internazionali, soccorsi, fatti sbarcare, e ci siamo impegnati nel complicato lavoro di cercare di capire chi fossero e da dove venissero, per accertare eventuali diritti d'asilo in base alla convenzione di Ginevra. Dopodiché, non riuscendoci nei limitati tempi consentiti per trattenerli, li abbiamo lasciati andare. Col risultato di avere un altissimo numero di immigrati irregolari, lasciati a sé stessi, in condizioni spesso miserrime, esposti al lavoro nero se non ad alimentare la malavita e la microcriminalità. A discapito anche degli stessi immigrati regolari, confusi nell'ondata di reazione della popolazione nei confronti di questa situazione non governata. Insomma, un vero disastro, sia per il paese che per gli immigrati tutti (regolari ed irregolari).

Si dice: ma gli immigrati, oltre ad avere una legittima aspirazione a cercare un posto dove vivere in condizioni migliori, sono necessari come mano d'opera per le nostre stesse aziende. Dunque non solo è giusto umanitaristicamente, non solo è inevitabile, ma è utile accogliere gli immigrati.
Vero, ma proprio per consentire una giusta accoglienza ed una integrazione civile degli immigrati, è necessario regolarne il flusso e contrastare severamente l'immigrazione irregolare.

L’Australia ha una legislazione durissima, contro i clandestini, ma un lavoratore, regolare, ogni quattro è immigrato. Gli Stati Uniti sono assai severi, al confine con il Messico hanno tirato su un muro, ed hanno un lavoratore immigrato ogni sei. La Gran Bretagna considera reato l’ingresso irregolare, ma ha un lavoratore immigrato ogni nove. Da noi ti danno del razzista se ti permetti di dire che la legge devono rispettarla tutti, i bianchi, ma anche i gialli ed i neri, s’impressionano se sosteniamo che non possiamo accogliere tutti, s’illuminano di pretesa xenofobia se poni il problema, ma poi c’è solo un lavoratore immigrato ogni quindici. Ecco la formula: più chiarezza e severità portano più lavoratori regolari, mentre più lassismo e sanatorie portano più lavoratori in nero.
http://davidegiacalone.it/index.php/politica/buonismo_e_falsa_bont

Accettare tutti gli immigrati senza distinzione, paradossalmente, determina in concreto l'impossibilità, per le limitate disponibilità di assistenza e di lavoro del nostro paese, di assicurare le minime condizioni di sopravvivenza nel nostro paese degli immigrati, con contraccolpi negativi anche nei confronti della fascia bassa della popolazione locale, che inevitabilmente si trova in competizione (per l'assistenza, i servizi e le possibilità di lavoro) con gli immigrati. Ma c'è un ulteriore aspetto negativo della mancata severità e criterio nella regolazione del flusso immigratorio: la sua mancata selezione. Fare arrivare chiunque e senza discriminare il singolo immigrato ha determinato una situazione che, di fatto, ha fatto prevalere nel nostro paese una immigrazione di basso livello, dei più poveri e meno preparati, pregidicando l'immigrazione di qualità, cioè di professionisti e tecnici specializzati. Con il doppio risultato negativo di creare una eccessiva concorrenza tra poveri (nostrani ed immigrati) ed una mancato apporto di professionalità e di nuova linfa vitale capaci di stimolare un reale progresso del nostro paese.

Quando, invece, arriva in Italia un ingegnere informatico indiano, da prendere all’università, gli rendiamo la vita impossibile, lo riempiamo di incombenze burocratiche e gli neghiamo il congiungimento con la famiglia. Non lo buttiamo fuori noi, se ne va lui. In questo modo facciamo scappare uno che avrebbe potuto far concorrenza ai privilegiati, preferendo lasciare in cattedra i raccomandati. Poi prendiamo un medico filippino, ne sfruttiamo la disperazione e gli facciamo fare le pulizie, da clandestino o semi-regolare, in concorrenza con i poveri.
http://davidegiacalone.it/index.php/politica/buonismo_e_falsa_bont


Per tutte queste ragioni, più che prediche contro la xenofobia, l'intolleranza ed il razzismo, sarebbe più opportuno e necessario creare le condizioni perché queste non possano svilupparsi: facendo una seria politica di controllo e di regolazione dell'immigrazione nel nostro paese.

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