mercoledì 20 maggio 2009

Pansa, gli immigrati e le ronde

Il bestiario

Quasi quasi mi iscrivo alle ronde
di Giampaolo Pansa

La sinistra è diventata snob e non capisce il dramma sicurezza

Dario Franceschini, lo sfigato leader del Partito democratico, ha un curioso rapporto con la storia italiana. Viziato da una strana mania, forse legata alla sua drammatica necessità di non lasciarsi scappare neppure uno dei pochi elettori. La mania è quella di mettere sullo stesso piano figure e fatti che non hanno nulla da spartire l’uno con l’altro. Con il risultato di arrivare a conclusioni molto confuse, che gli fanno perdere la sinderesi, ossia la bussola.

Me ne sono accorto sin dal suo primo discorso dopo l’elezione a segretario del Pd. Quando ha messo sullo stesso piano due figure della Resistenza: Arrigo Boldrini e Benigno Zaccagini. Il primo, il famoso Bulow, era un comandante partigiano comunista del Ravennate, molto coraggioso ed efficiente, ma di quelli che avevano in testa il secondo tempo della guerra civile: la conquista del potere in Italia per fare del nostro paese un satellite dell’Urss. Zaccagnini era un medico cattolico e democristiano. Con il nome di Tommaso Moro, da presidente del Cln di Ravenna combatteva per una repubblica liberale, sia pure più giusta sul piano sociale dell’Italia distrutta nel 1922 dal fascismo.

È un errore che fanno quanti non sanno niente della storia italiana ed europea. Ma assai grave per chi deve guidare il secondo partito d’Italia. Un errore reso più pesante dal vizio che il leader del Pd ha continuato a rivelare nelle ultime settimane: quello di bollare come fascista tutto ciò che non gli piace. Il povero Dario ha sostenuto che le norme contro l’immigrazione clandestina non sono altro che le infami leggi razziali contro gli ebrei, decise dal regime di Mussolini. Lasciando di stucco molti dei suoi stessi elettori. E giovedì scorso ha fatto pure di peggio.

Nel discorso alla Camera contro la legge sulla sicurezza, il cosiddetto “pacchetto Maroni”, ha paragonato le ronde dei volontari nate in molti centri dell’Italia del Nord alle camicie nere di Benito il Duce. Gridando che i leghisti con la pettorina verde sono del tutto uguali agli squadristi dei primi anni Venti. Gentaglia che pattugliava di notte le strade per manganellare gli oppositori.
Nell’ascoltare il suo intervento, sempre più faragginato, ho sorriso. Pensando: forse il tragico Dario è stato assalito dal ricordo del nonno materno, squadrista di Italo Balbo in quel di Ferrara, patria del segretario Pd. E mi è sembrato molto giusto il commento lapidario dell’Umberto Bossi: «È stato un discorso da suicidio».

È un bel guaio se un leader di rango non ragiona a mente fredda su un problema gigantesco come quello dei migranti clandestini che arrivano a migliaia sulle coste italiane. Il governo Berlusconi fa quel che può, anche sbagliando come succede a tutti i governi europei. Oggi nessuno è in grado di dire se le misure decise saranno efficaci o no. Lo si capirà quando entreranno in vigore. Anche in questo caso, vale più che mai il vecchio detto delle massaie inglesi: la prova se il budino è buono si ha soltanto quarantotto ore dopo averlo mangiato.

Non capisco, invece, l’ostilità preconcetta contro le ronde volontarie. Vedo molti politici di sinistra e anche qualcuno di destra, come Gianfranco Fini e i suoi futurologi, condannare i rondisti in quanto pericolosi avventurieri. Li hanno persino descritti come signori di mezza età che la sera, stanchi di annoiarsi sul divano di casa accanto alla solita moglie lamentosa, hanno deciso di mettersi a giocare al poliziotto. Anzi al poliziotto razzista, che va a caccia di clandestini per mazzolarli.

Dietro questa ostilità ci sono politici che abitano in quartieri dove i clandestini non arrivano mai. O per meglio dire: non arrivano ancora. Nessun poveraccio li disturba. E in più i big della casta partitica hanno spesso delle scorte. Non di rondisti, bensì di agenti della polizia o di carabinieri. Non sempre necessarie per certi soggetti. Ma comunque sempre pagate da noi cittadini, con le nostre tasse.

Queste eccellenze che cosa sanno di come vivono gli italiani qualunque in molti piccoli centri dell’Italia del nord, e non solo in quelli? Di solito un cavolo di niente. Non hanno mai provato a parlare con chi si trova alle prese ogni giorno con una delinquenza sempre più aggressiva, non soltanto di clandestini. Mi è già capitato di scriverlo in un altro Bestiario: le vittime sono soprattutto anziani. Gente per bene che, al calar del sole, è costretta a barricarsi in casa. Ho constatato con i miei occhi che, in tanti paesi, quasi tutte le finestre degli alloggi al pianterreno e al primo piano hanno le sbarre. Chi ci abita è costretto a vedere il sole a scacchi, come succede ai carcerati.

È paradossale che sia la sinistra a fregarsene di queste umilianti condizioni di vita. La sinistra italiana diventa sempre più snob. Ha persino inventato una parola nuova, un neologismo orrendo e quasi impronunciabile: il securitarismo. Per irridere l’ossessione della sicurezza. Nella convinzione che riguardi i ricchi. Mentre il timore è diffuso in tutti gli strati della popolazione. E per bollare la simpatia che tanti cittadini provano per le ronde casalinghe. Composte da persone conosciute e delle quali ci si può fidare.
Se non fossi un signore anziano, farei il rondista anch’io. Qualche camminata in più mi gioverebbe molto. E mi confermerebbe che le nostre sinistre stanno alla canna del gas. Volete due numeri? Si riferiscono ai famosi respingimenti. Nel 2007, la Spagna del socialista Zapatero ha raggiunto il record di 644.989 respinti. L’Italia appena 9.394. Giudicate voi.

Link all'articolo originale:
http://www.ilriformista.it/stories/Il%20bestiario/66331/

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