giovedì 23 luglio 2009

Di Pietro contro tutti: anche Donadi

Come scrive Carlo Panella sul suo blog, "è evidente a tutti la logica che sta dietro ai caroselli tentati da Di Pietro davanti al Quirinale a alle sue parole sprezzanti verso Napolitano: continuare con la logica di Mani Pulite, destabilizzare tutte le istituzioni e imporre un'ipoteca populista e forcaiola sulla vita politica del paese. Il Quirinale, si sa, è l'unica istituzione che -nonostante Oscar Luigi Scalfaro- è uscita indenne nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Ma ora Di Pietro ne fa oggetto di lazzi e provocazioni, sulla base della sua abituale sgrammaticata lettura istituzionale (la non firma delle leggi di berlusconi da lui pretesa è improponibile) e il suo gesto ormai è irreparabile".
Talmente irreparabile da aver costretto finalmente anche il PD ad un netto smarcamento nei suoi confronti. Basta citare le parole di Massimo D'Alema: «Da membro dell'opposizione, trovo sinceramente che indirizzare l'attacco, in modo pretestuoso e anche volgare, contro il capo dello Stato, è semplicemente un modo per aiutare il governo e il presidente del Consiglio a sollevarsi dalle proprie responsabilità. L'onorevole Di Pietro la smetta». D'Alema ha anche sottolineato come anche tra i dipietristi «cominci a sorgere qualche dubbio e qualche riserva sulla condotta» del loro leader.

In effetti l'onorevole Massimo Donadi, capogruppo dell'Idv alla camera, pare piuttosto esplicito al riguardo nella sua intervista rilasciata al Riformista:
"Non possiamo certo rimanere inermi di fronte all'offensiva di Berlusconi. Ma Di Pietro non deve portare avanti lo scontro frontale con Napolitano. Così rischiamo di fare il gioco del premier". "L'idea della manifestazione non mi ha convinto. La tentazione anche legittima di forzare la mano di Napolitano rischia di portarci al risultato opposto."riconosco che il compito del presidente della Repubblica deve essere per definizione improntato al massimo equilibrio. Aggiungo che, soprattutto in questo momento, con una maggioranza così allineata al suo capo, il ruolo di Napolitano è ancora più delicato. È Berlusconi che ha tutto l'interesse a portare i rapporti con il Colle sul filo del rasoio". "Così facendo, rischiamo di “costringere” il capo dello Stato ad essere ancora più prudente. Mi creda, l'Italia dei valori riconosce la grande valenza istituzionale della lettera che Napolitano ha accompagnato alla «promulgazione piena» della legge sulla sicurezza. Pensi che il suo contenuto è diventato una nostra mozione. Più che altro guardate come ha reagito la maggioranza: Maroni s'è limitato a dire che farà qualcosa quando sarà l'ora di scrivere i regolamenti attuativi...". "Certo, nel suo intervento dell'altro giorno il capo dello Stato è stato molto esplicito (il riferimento al "vano rotear di scimitarra" del "feroce Saladino", ndnick). Ma sono convinto che il presidente della Repubblica non avesse la benché minima intenzione di offendere Di Pietro. Napolitano è un galantuomo. Ripeto: forse il Quirinale sta seguendo la linea del tatticismo esasperato. Ma la logica dello scontro frontale finirà per portarlo nella direzione opposta rispetto a quella che vogliamo. Con l'aggravante che l'unico ad avvantaggiarsi rischia di essere, alla fine, Silvio Berlusconi".

Di Pietro-Saladino è riuscito a mettere d'accordo tutti. Era ora.

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