domenica 26 luglio 2009

La questione meridionale (ed il partito del sud)


Se è vero, come è vero, che, ad esempio, nella gestione della sanità pubblica «è possibile che con le stesse dotazioni al Nord facciano i poli di eccellenza e al Sud sforino e costringano la gente a emigrare in Veneto o in Lombardia, per curarsi» (Giulio Tremonti dixit), la soluzione migliore quale può essere? Dare più poteri al (fantomatico) partito del sud o commissariare il sud da parte del nord?

Intervento nel dibattito apertosi sui movimenti all’interno del Pdl per la formazione di un partito del sud o di un partito federato all’interno dello stesso Pdl del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ospite di radio 102.5:

“Dico no al partito del Sud se la sua mission deve essere quella di ricattare il resto della politica, per avere più risorse e spenderle male”. “Che esista da sempre un problema meridionale è indubbio. Si è tentato in tutti i modi di contrastare questo tipo di declino, basti pensare a alla Cassa del Mezzogiorno, solo che il divario nord-sud si è mantenuto ed anzi allargato. Il problema non è però mettere gli uni contro gli altri, ma affrontare con fermezza i nodi che, a mio parere, si chiamano classe dirigente e politica inadeguata. Inutile o sterile fare del facile campanilismo o peggio farsi prendere dalla facile retorica sui luoghi comuni del Mezzogiorno”. “Come governo stiamo preparando un piano di rilancio del Sud, un piano concreto di opere e infrastrutture, di servizi, con strumenti di controllo della spesa. Tremonti ha un compito gravosissimo e spesso dice no anche al Nord. Oggi la questione che abbiamo davanti è come far convivere i problemi di una parte avanzata del Paese con quelli della parte meno avanzata del Paese. E credetemi che non è facile quando le risorse sono poche e la coperta è corta”. “Fa parte della normale dialettica democratica che ci siano forze politiche che portano avanti le proprie istanze. Il presidente di Berlusconi, che è il punto di sintesi di questa utile tensione, punta a rilanciare la progettualità del Sud. ma per questo serve anche una classe dirigente capace. Inutile parlare di Roma ladrona, del centralismo o cose del genere. Il vero gap nord-sud è nella classe dirigente”. “Se il problema e ‘ avere piu’ soldi e spenderli male allora dico di no. Se questi movimenti politici si formano per ricattare il resto della politica, per avere più risorse e spenderle male allora non li vedo con favore. Viceversa, se questi movimenti si caratterizzano per responsabilità allora ben vengano”.

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