
A parte le grandi firme che annovera (Marco Travaglio, Antonio Padellaro, Luca Telese, Furio Colombo, ecc.), l'elemento più caratterizzante di questo nuovo quotidiano è il voler contare esclusivamente sul contributo dei propri lettori, senza un ingombrante grande editore esterno, nè nessun contributo pubblico. Cosa sicuramente molto interessante e lodevole.
Tuttavia non sufficiente a dare a 'Il Fatto' il diritto di impugnare il vessillo di sola vera e obiettiva stampa in Italia, come qualcuno potrebbe ritenere giusto sulla base della semplice equazione: informazione-libera (cioè senza nessun condizionamento) = obiettività (pura e semplice rappresentazione della realtà; da cui il nome del giornale: 'Il fatto').
Evidentemente tale equazione non regge, perché, anche ammesso e non concesso che si raccontino solo ‘fatti’ (e dubito fortemente che anche 'Il Fatto' possa mantenere sempre e comunque questa prerogativa), è comunque inevitabile che si raccontino alcuni fatti e non altri, inevitabilmente scegliendoli con il proprio metro di giudizio e sulla base del proprio giudizio particolare, che potremmo, semplificando, chiamare ‘faziosità’, che spesso corrisponde al proprio schieramento politico. Esattamente come fanno Il Giornale o Libero o qualsiasi altro quotidiano.
Il fatto di non contare su di un finanziamento pubblico, ma solo su quello dei propri lettori, dunque, pur cosa interessantissima e lodevolissima, non significa che anche ‘Il Fatto’ non abbia comunque una precisa ‘linea editoriale’, con dei veri e propri ‘editori di riferimento’, uno dei quali può probabilmente essere identificato in Marco Travaglio (come sembra voler dimostrare un divertente articolo di Filippo Facci).
Dunque, finanziamento pubblico a parte, 'Il Fatto' non ha diritto a prerogative aprioristiche di Verità rispetto a tutti gli altri giornali (Libero e Il Giornale compresi).
Del resto, già ad un primo sguardo, c'è veramente così tanta differenza (almeno di stile, se non di contenuto) tra l'articolo sparato in prima pagina da 'Il Fatto' (nella foto) di denuncia-rivelazione dell'indagine a carico di Gianni Letta (indagine, non condanna), con quello sparato sul Giornale di denuncia-rivelazione degli atti di tribunale (riguardanti una condanna) a carico di Boffo?
Probabilmente molto meno di quello che si vorrebbe far credere: in Italia essere ‘indagati’ significa ricevere una condanna d’infamia definitiva. 'Il fatto' dimostra di saperlo benissimo e non mi pare che in questo si distingua dall'attuale livello - bassissimo - del resto del giornalismo in Italia.
1 commento:
Si, probabilmente lo e
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