lunedì 12 ottobre 2009

Berlusconi male assoluto. O no?

Premetto che anch'io sono tra coloro che trovano inammissibili e inaccettabili certi comportamenti e atteggiamenti - pubblici e privati - di Silvio Berlusconi, che tutto possono essere considerati fuorché misurati e attenti, tantomeno appropriati al suo ruolo istituzionale e di leader politico. Se non talora addirittura francamente ridicoli, come nel caso della sua autoproclamazione pubblica (in conferenza stampa accanto a Zapatero) quale 'miglior capo di stato degli ultimi 150 anni': un vero grande uomo di stato di certo non avrebbe potuto mancare di virtù fondamentali come la modestia e la sobrietà. Ritengo tuttavia che Silvio Berlusconi abbia dimostrato delle capacità e dei meriti, sia nella sua attività imprenditoriale che politica, certamente fuori dal comune. Come certamente riconosco in Silvio Berlusconi il leader indiscusso di uno schieramento di centrodestra che, oltre ad un fortissimo consenso elettorale, può vantare un elevatissimo consenso popolare per l'attività del suo governo. Per questo, con altrettanta convinzione, ritengo inaccettabile la violenta campagna mediatica che lo attanaglia oramai da mesi e il cui vero obiettivo sembra essere, in realtà, il tentativo di delegittimarlo politicamente, attaccandolo però su piani molto diversi e distanti da quelli propri della politica, come quello giudiziario (vecchia storia) o quello che attiene al suo più stretto privato (da Noemi alla D'Addario). In questa campagna - dai toni francamente esasperati e esasperanti - si arriva oramai a cercar di far passare l'idea che tutti i mali del paese, dalla sua politica alla sua economia, dalla sua cultura alla decadenza dei suoi valori e del suo costume, dalla sua criminalità ai suoi aspetti di devianza istituzionale e democratica, dipendano essenzialmente ed unicamente da un unico problema - Silvio Berlusconi - e che dunque la cosa essenziale per risolverli sia rimuoverlo. In un modo o nell'altro.

I mali del nostro paese
, tuttavia, sono tanti e ben precedenti l'avvento politico di Silvio Berlusconi: "Prima di tutto - scrive Giampaolo Pansa - la corruzione della casta politica, sfociata nel disastro di Tangentopoli e nel giustizialismo di Mani Pulite, sacrosanto e tuttavia non sempre imparziale, misurato e risolutivo. Poi la mafia, con i suoi crimini. Il terrorismo rosso e nero, la fabbrica di centinaia di assassinati. L’evasione fiscale, cancro antico e mai sconfitto. Il disastro scolastico, drammatico soprattutto ai piani alti, con un sistema universitario tra i peggiori al mondo. L’ignoranza e l’incompetenza dilaganti, sia pure meno di oggi. Il padrinaggio politico che inquinava il mercato del lavoro: niente posto a chi non disponeva di un santo in paradiso. E ancora. I concorsi truccati, come gli appalti. L’inefficienza dell’apparato amministrativo pubblico, a tutti i livelli, da quello comunale a quello statale. La burocrazia asfissiante. L’assenteismo cronico, un male mai curato. Il disordine urbanistico. L’illegalità edilizia. Il divario terribile fra il Sud e il Nord. L’avarizia sociale. La mancanza di solidarietà. La sicumera imbecille nell’affermare che i diritti vengono prima dei doveri. Il maschilismo più ottuso, capace di rendere molte famiglie dei posti infernali. (...) "Possiamo mettere tutte queste cose sul conto del Cavaliere? Se ci azzardassimo a farlo, dovremmo vergognarci di noi stessi. Sento replicare dalle tante sinistre: ma il Caimano sta al governo da quindici anni! Ecco un falso cronologico e politico. Dal 1994 a questo 2009 il centro-sinistra ha comandato per la metà del quindicennio, con i due governi di Romano Prodi. Il Cavaliere può aver fatto poco o nulla per rendere migliore l’Italia. Ma di certo non è la sola fonte di tutti i nostri guai." (...) "Anche grandi giornali d’informazione, che avrebbero l’obbligo di mantenere la testa fredda, si abbandonano a un’illusione pericolosa. Quella che induce a pensare: una volta sparito il Caimano, ritornerà l’età dell’oro. Ho già scritto più volte che di Berlusconi non m’importa niente. Non è il mio premier. Neppure il suo partito è la mia casa politica. Ma conosco bene i polli del pollaio di centro-sinistra. Quando non provo paura, mi fanno ridere. La settimana delle tre domeniche non l’ha ancora inventata nessuno. Credete che ci riesca un governo partorito da Franceschini, o da chi per lui, da Di Pietro e da qualche lunatico rosso? Provate a immaginarli al potere invece che al bar, questi quattro compari."

Già, proviamo a immaginarlo. E forse ci renderemo conto che Silvio Berlusconi, se non rappresenta la soluzione ideale, non rappresenta certamente nemmeno il vero e centrale problema del paese, ma forse, al momento, la migliore soluzione disponibile (e comunque destinata a non essere eterna). Un po' come ci si è dovuti rendere conto, col senno di poi, che il 'regime democristiano' della prima repubblica, nonostante i suoi difetti, è quello che ci ha consentito anni di grande crescita del benessere e soprattutto una vera democrazia. Cosa che difficilmente avremmo avuto se avessero prevalso i migliori.

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