giovedì 22 ottobre 2009
La libertà di stampa come conflitto politico
La libertà di stampa è un tema che attualmente alimenta una grande polemica in Europa, per il supposto pericolo di una sua limitazione e arretramento in alcuni paesi, soprattutto l'Italia. Il parlamento europeo è stato chiamato l'altro giorno a votare su di una risoluzione presentata dall'Idv e dal Pd italiani - e sostenuta dal Pse - dove si chiedeva un ufficiale riconoscimento di una situazione di allarme per la supposta compromissione della libertà di stampa e di espressione nel nostro paese, chiedendo l'emanazione di una direttiva europea sul pluralismo. Tale risoluzione, assieme a quella presentata in opposizione dal Pdl italiano - e sostenuta dal Ppe - dove si affermava l'esatto contrario, sono state entrambe bocciate.
L'ultima classifica redatta da Reporters sans Frontiers, che stila ogni anno un rapporto sulla libertà di stampa nel mondo, denuncia un significativo progressivo restringersi degli spazi per la libertà di stampa - e dunque un arretramento delle posizioni in classifica - di paesi come la Francia di Sarkozi (43esima) e l'Italia di Silvio Berlusconi (che passa dalla 44esima alla 49esima posizione; due anni fa - con Prodi - era al 35esimo). La stessa classifica, tuttavia, vede un clamoroso aumento di ben venti posizioni in un sol colpo per gli Stati Uniti di Obama (dal 40esimo posto al 20esimo) ad appena un anno dalla sua elezione a presidente degli Stati Uniti: un altro straordinario successo che lo stesso personaggio è stato capace di conquistare (oltre al nobel per la pace). Peccato che Obama sia lo stesso che nel corso della campagna elettorale buttò fuori dei giornalisti dal suo seguito, e da Presidente si rifiuta di avere contatti con una rete televisiva (Fox News) che considera al pari di un partito avversario e a proposito della quale Anita Dunn, capo uffico stampa della Casa Bianca, ha dichiarato : «agisce spesso come una divisione di ricerca o di comunicazione del partito repubblicano» e «li tratteremo come un partito d'opposizione, poiché stanno conducendo una guerra contro e non possiamo far finta di pensare che questo sia il comportamento legittimo di un organo d'informazione».
Tornando all'Italia e alla classfifica di Rsf, scrive Davide Giacalone: "La libertà di stampa ha, in Italia, seri problemi, nessuno dei quali è stato colto da Reporters sans frontières e dal loro annuale rapporto. (...) il problema vero del nostro mercato editoriale è che la quasi totalità degli editori ha interessi industriali che superano, di gran lunga, quelli editoriali. Il che li porta, inevitabilmente, ad utilizzare i primi come strumentali ai secondi. (...) Il conflitto d’interessi, pertanto, nel nostro mercato è endemico (...) Perché, ad esempio, non si sono chiesti in quale modo la stampa è finanziata, chi, nelle diverse parti del mondo, ci mette i soldi perché non chiuda. Lo avessero fatto avrebbero scoperto che qui in Italia i soldi li mettono i lettori, ma prima di loro ce li mette lo Stato, con il finanziamento pubblico e la copertura delle spese. Poi ci sono gli introiti pubblicitari, che se restassero da soli tutti avrebbero già chiuso. (...) Purtroppo, i giornali che oggi pubblicheranno quei dati non avranno il coraggio di mettere in pagina la verità più sgradevole: non mancano le strutture e non mancano i soldi per reggere ed alimentare la libertà, scarseggiano, invece, gli uomini liberi, che non siano luogocomunisti in servizio permanente effettivo, che sappiano difendere le proprie idee senza pensare che siano quelle di tutti."
Un dubbio mi assale: non è che quello della libertà di stampa è solo l'ennesimo argomento di pura e semplice battaglia politica?
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