giovedì 18 febbraio 2010

Stupro mediatico

Non c'è niente di più orrendo e terribile di uno stupro, vale a dire della violenza inaudita e bestiale che colpisce un innocente, colpevole solo di suscitare l'interesse immondo di qualche aguzzino. Il sacrificio orrendo di chi è troppo debole e fragile, proprio per la sua natura tuttaffatto diversa, di reagire alla cattiveria ed alla determinazione di chi compie lo scempio. Ma il colmo, come avviene in talune comunità più barbare, è che alla vittima sia chiesto di allontanarsi, di sparire, di farsi da parte dalla vista degli altri proprio perché oramai marchiata dalla ingiusta violenza subita.

Dalla lettera di una vittima di uno stupro:
"Da oltre una settimana, sono diventato oggetto di due diverse iniziative giudiziarie.
(...) Nulla da eccepire a che la magistratura indaghi su tutti e chiunque, me compreso, perchè è il suo lavoro, perchè il controllo della magistratura è importante in un sistema democratico, perchè è giusto che chi commette reati venga indagato, poi se del caso imputato, giudicato e condannato o assolto. (...) Il secondo procedimento giudiziario si chiama giustizia sommaria, si chiama fango gettato nelle pale del ventilatore, si chiama diffondere illazioni, interpretazioni, accuse, pseudocertezze, precondanne e stigmate di malavitoso addosso a chi non ha altro strumento per difendersi che la propria storia, la propria pretesa innocenza, l’inservibile appello alla verità. Nei processi mediatici la verità è l’ultima cosa che interessa, si cercano emozioni, pruderie, notizie sfiziose sui difetti, le debolezze, le leggerezze, ma soprattutto si cerca e si riesce, gettando fango, di sfigurare il profilo di ogni persona investita da questa tempesta provocata ad arte. (...) Ho provato, in questi giorni, l’angoscia, il senso di ingiustizia, di devastazione, di perdita totale e senza eccezione delle tante persone che abbiamo soccorso dopo che le loro case erano state invase da fiumi di fango. Ti guardi intorno e vedi che ogni cosa della tua vita è sommersa, ricoperta da una patina untuosa e maleodorante. Se ti sposti, da lì, incontri lo sguardo tra la compassione per il disastro, il disappunto per la tua presenza sporca, un brivido di distinguo, di diversità soddisfatta che separa chi guarda da chi è stato colpito. (...) Posso accettare di tutto, ma non di essere linciato dando ragione a chi si diverte a gettare fango. Se il Governo mi chiede di lasciare i miei incarichi, la mia valigia è pronta come al solito. Ma se non me lo chiede il Governo, io resto al mio posto, lavorando per primo a ripulire dal fango la mia persona, la mia casa, i miei amici e il mio mondo, che non ho mai infangato e non ho mai tradito."

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