martedì 16 marzo 2010

Dittatura, ma al contrario

L'Italia è oramai sulla strada di una vera anche se inconsueta dittatura. Non è più possibile esprimere la propria opinione, se contraria al regime, nella televisione pubblica: chi prova a farlo viene messo alla gogna e se ne chiede la cacciata "a pedate" nel sedere. Si è sottoposti, se avversari del regime, ad un controllo assillante e pervadente della propria vita anche nei suoi aspetti più intimi e privati. Le proprie frequentazioni e le proprie telefonate vengono minuziosamente e diligentemente registrate e analizzate per cercare di trovare elementi che possano configurare la base di un'accusa penale, non importa quale. Quando non è proprio possibile arrivare ad un'accusa penale ed al processo vero e proprio, vengono abilmente selezionati frammenti di dialoghi o particolari di situazioni estrapolati dal contesto generale che, furbescamente quanto illegalmente lasciati trapelare alla stampa ed a media compiacenti se non complici, possano essere utilizzati, una volta dati in pasto all'opinione pubblica, per gettare almeno un'ombra di discredito sulla vittima designata. Anche un elementare e fondamentale principio della democrazia come quello del libero esercizio del voto in libere elezioni comincia ad essere messo nelle condizioni di venir meno, semplicemente non consentendo - o magari solo impedendo che venga ripristinata - la presentazione di liste sgradite. Di questo passo, finalmente, verrà rimossa anche l'ultima flebile giustificazione al perdurare dell'attuale dittatura: il fatto che 'il dittatore' sia votato dalla maggioranza degli elettori.

Ma la cosa veramente più assurda e incredibile, è che quelli che fanno parte della schiera dei favoriti o dei complici di questa subdola dittatura, sono quelli che più a gran voce si lamentano di esserne le vittime, sempre pronti a denunciare il loro forzato 'silenzio', pur continuando a farlo con gran clamore e da tutte le parti, a cominciare dalle loro trasmissioni. Anzi sfruttando abilmente la loro immagine di vittime per trarne beneficio e gloria, non solo morale. Nonché magari auspicando il silenzio - quello reale - dei servi di regime.

Una assurda e incredibile situazione: una capillare forma di pressione e di condizionamento culturale, di informazione, di giuridisdizione applicata in modo formalmente ineccepibile ma oggettivamente ineguale e distorcente, di politica abile nel girare a proprio favore qualsiasi situazione e con notevole - storica - capacità organizzativa nella mobilitazione di piazza, che, paradossalmente, si esercita con tutto il suo gigantesco potere contro chi viene indicato come "il dittatore". Una specie di dittatura paradossale, al contrario, dove quello messo alla gogna è proprio il "dittatore". Forse proprio perché quel dittatore è una caricatura di sé, non solo perché incapace di imporre alcunché, ma perché se prova a farlo rischia come minimo di essere accusato di concussione.

PS - Si dice: "certe cose succedono solo in Italia". Ricorda Fausto Carioti su Libero del 18 marzo che "Nel 2004, il presidente della Bbc Gavyn Davies e il direttore generale Greg Dyke si dovettero dimettere dopo che l’emittente pubblica aveva insinuato che il premier Tony Blair avesse mentito al Parlamento sulle ragioni che avevano spinto il governo a partecipare al conflitto in Iraq. La Bbc fu anche costretta a presentare «scuse senza riserve». Vaglielo a spiegare, a Berlusconi, che quelli sono i liberal e che lui - che da anni prova a mandare a casa Michele Santoro senza riuscirci - è il bieco dittatore."
Mi piacerebbe ascoltare le registrazioni delle telefonate fatte da Tony Blair in quel periodo. Ma è proprio vero: "certe cose succedono solo in Italia".

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