Pare che possa nascere all'interno del Pdl una corrente interna distinta dall'informe e poco definita forza politica rappresentata dal partito che oggi raccoglie il grosso dei voti degli elettori di centrodestra in Italia. Tale corrente vorrebbe rappresentare il nucleo di raccolta di chi, pur riconoscendosi nel Pdl, non crede di potersi ritenere rappresentato solo dalla guida indiscussa e carismatica del suo leader attuale, ma cerca di guardare oltre, aprendosi alla società ed ai cittadini, creando le premesse della realizzazione di un vero partito plurale e aperto. Generazione Italia, questo il nome di questa iniziativa, nasce soprattutto dalla spinta del cofondatore del Pdl, Gianfranco Fini, supportato dalla sua fondazione culturale Farefuturo oltre che da parlamentari libertari come Benedetto Della Vedova. Tuttavia questa iniziativa ha trovato subito il forte contrasto, sospetto e ostilità da parte della maggioranza degli elementi del partito (oltreché da elementi esterni come Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro) i quali, fedeli alla linea ed al leader attuale, accusano in sostanza Gianfranco Fini di mirare semplicemente a proporsi come alternativa a Silvio Berlusconi.
Può essere che dietro Generazione Italia ci sia anche una componente di insoddisfazione per la leadership attuale del Pdl, così come è probabile che esista un fondo di sana ambizione personale da parte di Gianfranco Fini, tuttavia è indubbio che le questioni poste e che sono alla base della nascita di questa nuova iniziativa abbiano legittimità e fondamento. Il neonato Pdl, del resto, per stessa ammissione di Silvio Berlusconi, ha sicuramente bisogno di crescere e svilupparsi, essendo ben lungi dal poter essere considerato già un partito maturo, definito e affidabile. Come si può, dunque, di fronte all'evidente attuale immaturità politico-culturale del Pdl, non trovare di meglio che prendersela - e in quale modo rozzo, superficiale e rabbioso - contro i soli che abbiano avuto la forza ed il coraggio di cercare di suscitare un dibattito vero su temi importanti e delicati (a prescindere dal condividerne le posizioni), per cercare di colmare quell'immaturità, quel vuoto, quella mancanza che il monolitismo attuale del Pdl determina al suo interno?
Oggi il Pdl è Silvio Berlusconi. Il capo indiscusso e indiscutibile. Benissimo (almeno per chi si ritiene appagato di questo). Ma dopo - o anche dietro - Berlusconi? Nessuno si pone il problema?
Quello che mi sembra sfugga a molti è che il problema più urgente e attuale del Pdl, molto di più e prima, per intendersi, di trovare un sostituto alla leadership attuale e incontestata di Silvio Berlusconi, sia quello di creare le condizioni di un vero confronto di idee, di posizioni, di iniziative politiche all’interno del centrodestra italiano, dimostrare e permettere che il Pdl sia costituito da elementi pensanti e non solo da soggetti tenuti al semplice subordinamento a ciò che stabilisce il capo; in parole povere, che il Pdl diventi un partito vero. E un partito vero di centrodestra cos’altro deve fare se non cercare al suo interno, valorizzandole e mettendole a confronto, tutte le possibili fonti vitali di pensiero, cercando anche un collegamento e un riferimento ideale a quelle presenti negli altri partiti della destra europea? Come si fa a ritenere questo solo un inutile orpello ideologico, un peso da tagliare, se non un subdolo tentativo di indebolimento del Pdl, quando non addirittura un vile tradimento motivato solo dalla volontà di spodestamento del leader attuale?
Come si fa, seriamente, a pensare al futuro del centrodestra italiano solo come “partito dell’amore”?
lunedì 15 marzo 2010
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