Ieri la Corte Suprema di Cassazione ha definitivamente posto fine al calvario di Carmelo Canale, l'ufficiale dei Carabinieri ed ex braccio destro di Paolo Borsellino infamato dall'accusa di partecipazione alla mafia, dichiarando "inammissibile" il ricorso intentato dal PG di Palermo dopo che la Corte di Appello aveva confermato l'assoluzione del Tribunale di primo grado. Dunque Carmelo Canale è definitivamente innocente.
Questa notizia tuttavia è difficile da trovare sui giornali, quegli stessi giornali che giusto l'altro ieri hanno in gran parte deciso di scioperare contro il rischio di bavaglio. Ma si sa, un'accusa infamante di un carabiniere è una notizia, la sua assoluzione definitiva meno.
Scrive Davide Giacalone:
"Canale, difatti, è stato assolto in primo grado, assolto in secondo e, giunti in cassazione, il procuratore generale ha chiesto di respingere il ricorso presentato dalla procura di Palermo. La Corte è andata oltre, considerandolo inammissibile. Somari, nel merito e nella procedura. Già, ma il pubblico ministero che sostenne l’accusa contro questo carabiniere oggi è assessore regionale. Amministra la cosa pubblica, veste i panni del moralizzatore, elargisce lezioni di correttezza. Mentre il politico che accusò Lombardo (il maresciallo dei carabinieri e cognato di Canale che, nel 1995, si sparò dopo che Leoluca Orlando Cascio lo aveva accusato, ospite di Michele Santoro, in diretta televisiva e senza diritto di replica, d’essere al servizio dei mafiosi; ndnick), esponendo la sua famiglia a un pericolo rispetto a quale quell’uomo preferì la morte propria, che accusò Giovanni Falcone di tenere nei cassetti le indagini, anch’egli complice di mafiosi e amici dei mafiosi, ancora calca la scena, esponente del partito giustizialista e manettaro, sempre pronto a dire che l’opera dei magistrati deve avere la precedenza. Ora la giustizia ha fatto il suo corso, Canale è definitivamente innocente, ma questa gente è passata a parlar d’altro, senza che nessuno li rimproveri, senza che si sbatta loro in faccia quel che hanno combinato. Un Paese, il nostro, senza anticorpi, senza memoria, quindi senza dignità. Mi prendo i miei rischi, allora, e mentre i copisti di procura scioperano per non essere imbavagliati (tanto stanno zitti per vocazione), urlo la rabbia di un’Italia che vuole essere diversa."
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