mercoledì 11 agosto 2010

L'insopportabile leggerezza del moralismo berlusconiano

Scrive Antonio Polito:

"Dunque da oggi il celebre aforisma sulla moglie di Cesare che deve essere al di sopra di ogni sospetto si applica pure ai cognati di Cesare. Evviva. Resta da spiegare come mai uno dei paesi dalla vita pubblica più corrotta del mondo ogni tanto scopra standard di moralità pubblica tra i più calvinisti del mondo.
Ma la ragione è semplicissima, ed è la politica. La questione morale, infatti, sbandierata dai moralisti come parametro etico superiore e autonomo da ogni giudizio politico, viene usata a fini politici come ogni altra questione, quando in gioco c'è il potere. È sempre stato così e sempre sarà. La questione morale può essere molto immorale." (...) "è perfettamente chiaro a tutti che Fini paga con questa sonora schiaffeggiata morale il suo atto di ribellione politica a Berlusconi, e che l'intento di chi lo accusa e ne chiede le dimissioni (parliamo dei politici, perché i giornali sono liberi e non tollerano né bavagli né leggi-bavaglio, se non ricordiamo male), l'intento di chi l'accusa è di frenarne l'azione politica con un pretesto morale." (...) "Questa nemesi paradossale della politica italiana dimostra che la morale è come la proverbiale pelle di zigrino, che puoi tirarla da tutte le parti, ma che alla fine vince chi ha il potere di tirarla più forte: solo così si può spiegare l'incredibile spettacolo del moralismo sulla bocca dei berlusconiani." (...) "E così, come nel più perfetto dei circoli viziosi, la rincorsa demagogica e strumentale alla virtù sta degenerando nella più sporca e torbida delle lotte politiche. L'unica - sembra - che la politica italiana sappia ormai praticare con una certa maestria e voluttà."

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