martedì 10 agosto 2010

Dubbi sul "caso" Fini-Tulliani

Certo a proposito dell'affaire monegasco che riguarderebbe, sia pur indirettamente e con probabilmente nessun rilievo penale, il "dissidente" Gianfranco Fini non si può non riconoscere che "la notizia è ben trovata, la campagna ha sfondato, forse Fini si dovrà dimettere, l'anatra comunque zoppica" (per dirla con le parole usate da Giuliano Ferrara sul Foglio).

Tuttavia elementi di dubbio sul significato, sull'opportunità ed anche sulla fondatezza di tale campagna non mancano. Il Giornale, che casualmente è di proprietà del fratello di Silvio Berlusconi, ha lanciato il presunto scoop con straordinaria scelta di tempo: a breve distanza di tempo dalla clamorosa epurazione di Fini dal Pdl. Quello che viene contestato a Gianfranco Fini è essenzialmente di avere un cognato indubbiamente molto furbetto, così furbetto da essere riuscito a far svendere ad un prezzo nettamente inferiore al suo valore di mercato l'appartamento monegasco ricevuto in eredità da AN ad una dubbia società offshore, nonché di essere riuscito ad acquisirne l'uso (in affitto). Con ciò avanzando il sospetto che lo stesso Fini - e con lui i dirigenti di AN che si occupavano della gestione degli immobili del partito - siano stati a) raggirati o b) complici di questa transazione truccata.

Al momento c'è una inchiesta della magistratura in corso e mancano comunque elementi di riscontro certi e definitivi riguardo tutti questi elementi contestati. Non solo. Come ricorda Carmelo Briguglio sul sito di Generazione Italia: "il Giornale e le due firme che hanno in cura, diciamo così, Gianfranco Fini sono stati condannati da un Tribunale della Repubblica per diffamazione. Una delle tre sentenze di condanna riguarda case e proprietà immobiliari di un altro partito e di un altro leader politico. Il risarcimento danni complessivo è di 240 mila euro. Beneficiario Antonio Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori. Nella sentenza “immobiliare” si legge:”Il postulato di fondo è la presunta commistione tra il patrimonio immobiliare personale di Di Pietro e quello del partito Idv…commistione che viene comunque prospettata quale congettura sottesa agli interrogativi del giornalista, all’evidente scopo di screditare la credibilità e l’immagine del leader…volute inesattezze e reticenze cosi da accreditare la tesi del giornalista che, interrogandosi sulle proprietà immobiliari di Di Pietro e dei suoi familiari…senza affermarlo espressamente intende chiaramente alimentare il dubbio che gli acquisti siano frutto di un illecito storno per fini privati dei fondi del partito e, quindi, anche dei finanziamenti pubblici allo stesso destinati…”.

Dunque buon senso vorrebbe di mantenere una certa prudenza nei giudizi, e non solo sulla campagna monegasca. A parte il buon gusto di occuparsi della passata relazione della signora Tulliani, comprese le vicende di vincite milionarie all'enalotto e la legittimità dell'attribuzione proprietaria delle sue case, qualcosa di sospetto e di dubbio c'è anche nella pubblica disponibilità e loquacità del sig. Gaucci. E non solo la sua. Molto interessante l'intervista pubblicata sul Fatto Quotidiano - e riproposta da Dagospia - all'ex avvocato dello stesso Gaucci, Vincenzo Montone: "(il sig. Gaucci; ndnick) Non provava alcun astio nei confronti della donna (la Tulliani; ndnick), voleva alcune cose indietro a causa dei suoi problemi finanziari; non naviga in buone acque e qualcuno potrebbe avergli promesso altro se fosse stata scatenata l'offensiva riprovevole che abbiamo visto sulle pagine dei giornali del padrone". Non solo: "l'avvocato che mi ha scavalcato (nella cura degli interessi legali di Gaucci; ndnick) è Alessandro Sammarco, legale del premier Silvio Berlusconi, di Dell'Utri e di Previti, di cui è anche parente" e, secondo Montone, sarebbe stato proprio il fratello dell'avvocato a passare atti riservati al Giornale.

Che dire: dossieraggio contro dossieraggio, non c'è male...

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