C'era qualcosa di veramente bello e coinvolgente nel vedere le immagini di tante anonime persone serene, straordinariamente normali, con bimbi e passeggini al seguito, tranquille nella loro espressione di semplicità, di naturalezza, di festa. Erano le persone in piazza per la manifestazione del family-day. Niente a che vedere con le tante altre manifestazioni di quella stessa piazza, con slogan urlati e bandiere rosse (i soliti slogan, le solite bandiere rosse), con il solito, vecchio rituale, insomma le solite sorpassate manifestazioni della sinistra, che non hanno proprio più nulla di nuovo da dire. Finalmente una ventata di aria nuova, pulita, reale, concreta. Tutto questo in nome della famiglia, cioè di qualche cosa che dovrebbe essere, essa sì, scontata, inutilmente tirata in ballo, un argomento pleonastico. Evidentemente così non è. Fanno tristezza i commenti di coloro i quali hanno giustificato l'evento attribuendolo all'abile organizzazione di qualche centinaio di parroci ben finanziati dal clero ed alla sprovveduta partecipazione di ignare ed ignavie comunità cattoliche. Evidentemente c'è dell'altro, molto altro.
La voglia di normalità. La voglia di riaffermare i principi più elementari ed essenziali della vita: amarsi, poter condurre la propria normale esistenza, mettere al mondo dei figli e farli crescere in modo quanto più possibile sano e sicuro. Questo è la famiglia. Questa famiglia merita attenzione, sostegno ed aiuto da parte dello stato, perché la società tutta possa trarne giovamento.
Liberarci della vecchia cultura della famiglia patriarcale ha certamente consentito la rimozione di pesanti vincoli culturali (specialmente nella sfera sessuale) ed eccessi autoritaristici, aiutando l'individuo ad una migliore considerazione di sé (della figura femminile in particolare), dei suoi bisogni e delle sue aspettative. Tuttavia tale processo di giusta liberazione dell'individuo si è via via sempre più avvitato su sé stesso, degenerando anche in veri e propri eccessi come l'edonismo e l'egoismo, consistenti essenzialmente nella pura e semplice ricerca del soddisfacimento di ogni singola pulsione (ed anche deviazione) individuale. Tale tendenza ha portato l'individuo allo sbando, all'inaridimento, all'impossibilità di essere veramente felice (perchè ad ogni pulsione esaudita ne segue un'altra da esaudire) e dunque sempre all'inseguimento di ogni qualsiasi effimera onda culturale, anche la più stravagante, che inevitabilmente, dopo una breve fase di illusione, si rivela essere fallace e velleitaria, lasciando l'individuo ancor più depresso e deluso.
Ecco però che finalmente sembra tornare un barlume di luce. E questa luce altro non è che la riscoperta dei veri valori dell'uomo, quelli più naturali ed atavici, quelli che l'uomo ha sempre avuto: amare e procreare, cioè la famiglia. Perché è solo all'interno della famiglia è bello e giusto ricercare la soddisfazione propria, che è anche quella dei propri cari, e rende possibile la continuazione e la perpetrazione di questa soddisfazione, attraverso i figli ed i figli dei figli, oltre la morte del singolo, oltre la vita del singolo. Questa sorta di continuità familiare è l'unica vera soluzione a disposizione dell'uomo per risolvere il grande mistero del senso della propria esistenza, nonché per il superamento della sua ancestrale angoscia per la morte.
lunedì 14 maggio 2007
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