mercoledì 12 settembre 2007

BRIATORE: CASO ESEMPLARE

Ho letto di recente una intervista a Flavio Briatore sul Giornale (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=205427&START=0&2col= ) che mi ha indotto ad alcune considerazioni sul suo caso ed il nostro beneamato Paese.

Flavio Briatore è un bell'uomo, sportivo (ex maestro di sci), intraprendente, di successo (e in vari settori, dalla Formula Uno alla gestione di locali notturni), pur partendo praticamente da zero (se non erro ha cominciato come rappresentante), ha avuto numerosissime relazioni con donne e ragazze tra le più belle e famose del mondo, fa indiscutibilmente una gran bella vita e senza nascondersi, senza nessuna timidezza ad ostentare il suo modo di fare e di pensare, non ha santi in paradiso e non si raccomanda a nessuno ed anzi sembra provi piacere ad andare controcorrente e dirla grossa. Insomma costui presenta tutti gli elementi per dar fastidio a tanti. A cominciare da tutti coloro che non sanno sottrarsi a quelle debolezze proprie dell'animo umano, come l'invidia e l'antipatia personale. Non giustificabili, ma comprensibili.

Aldilà delle di questi aspetti puramente umani, però, il problema è che in Italia può avvenire che un personaggio "antipatico" come Briatore possa subire l'ostracismo di certa parte politica (vedi Oliviero Diliberto), di certe amministrazioni regionali (la Sardegna di Soru), come pure l'attenzione particolare degli ufficiali del Fisco, o magari di certi magistrati (non è il caso di Briatore, per il momento, ma lo è stato per altri). Questo, oltre che ingiusto, a mio parere è inammissibile e paradossale: perché un conto è l'antipatia personale, un altro è l'atteggiamento che lo stato e le sue istituzioni dovrebbero tenere nei confronti dei propri cittadini. Quando poi è il caso di cittadini i quali abbiano saputo dimostrare indubbia capacità imprenditoriale, o sportiva o artistica, sarebbe forse sensato e pragmatico che, da parte dello stato, ci fosse tutela, appoggio, supporto, stimolo, certo anche controllo, ma nella considerazione del valore aggiunto rappresentato da questi soggetti "speciali" per tutto il paese (in termini di occupazione, di sviluppo turistico, di promozione di immagine, di ricchezza del territorio), fisco compreso. Almeno così dovrebbe essere, sarebbe logico che fosse. Ma non sembra che sia.

Tant'è che Briatore, come tanti altri, cambia residenza, vive e pensa di andare a lavorare all'estero, cambia radici. E sono ben contenti, all'estero, di accogliere personaggi di tal fatta. Si dirà che è una mera questione di convenienza fiscale. Senz'altro (come nel caso di Valentino Rossi), ma non solo e comunque anche questo dovrebbe far riflettere: conviene all'Italia questo esodo di contribuenti molto capaci e molto ricchi? Non sarebbe meglio creare le condizioni per farli rimanere a lavorare a casa nostra? Non sarebbero cittadini italiani da mantenersi stretti?

4 commenti:

Marco Paolemili ha detto...

"Anche i ricchi piangano" era lo slogan di Rifondazione Comunista ai tempi della scorsa finanziaria. Demagogia e populismo, ovvero la sinistra "radicale".

kalmha ha detto...

Beh, io non mi chiamo Briatore ma lo capisco e , modestamente, l'ho anticipato. -DD Purtroppo l'Italia e' una repubblica fondata sull'invidia sociale. Ciao! :-)

Perla

nicknamemadero ha detto...

x marco paolemili
Più che far piangere i ricchi, questo governo è riuscito a non far ridere nessuno...

x perla
Brava! Oltretutto, anche da là, fai un bel blog. Continua a starci vicina, anche da dove ti trovi. ;)

Capovoltami ha detto...

Io credo che lo sfoggio del lusso sia da condannare, non penalmente ma moralmente: sono di ritorno da un viaggio in Swaziland, aids nel 38% della popolazione, siccità da due anni e il Re viaggia in automobili da 500.000 (!) dollari mentre il suo popolo è allo stremo. Forse se non gli imponessimo questo modello e anzi lo condannassimo il mondo sarebbe un pochino migliore a partire da tutti noi nel nostro piccolo.