lunedì 15 ottobre 2007

CINQUE MOTIVI PER NON ESALTARSI TROPPO DELLE PRIMARIE DEL PD

1) Tre milioni di persone che si mettono in fila per attendere pazientemente il proprio turno e dare il voto per il candidato segretario di un partito che sarà, significa solo che c'è un enorme bisogno di cambiamento, sia quel che sia, nella speranza che ci sia, soprattutto riferito al presente della sinistra ed all'attuale governo in particolare. Prodi dunque, a mio parere, ha ben poco di che esserne soddisfatto.

2) La percentuale di vittoria del candidato Veltroni, vicina all'ottanta per cento, è talmente schiacciante da poter far pensare a due interpretazioni possibili: la scarsità e l'irrilevanza sostanziale degli altri candidati, oppure la tendenza all'adeguamento passivo del popolo di sinistra alle chiare indicazioni del vertice e dei mass-media. Dato che almeno per quanto riguarda la Bindi e Letta non si può parlare di manifesta inferiorità rispetto ad un Veltroni (almeno come storia, caratura politica, immagine, valori ideali, ecc.), rimane valida la seconda. Il che non è esattamente edificante per l'immagine del popolo di sinistra, né confortante sul presunto valore democratico e di spinta popolare rappresentato da queste primarie (avrebbero cioè votato comunque il candidato dell'apparato, chiunque fosse stato).

3) Che Veltroni possa essere l'alfiere del nuovo, di una politica nuova, l'alfiere del cambiamento, insomma, più che dubbio è certamente assolutamente infondato. La sua storia personale, la sua lunga militanza politica nel PCI e nelle varie fasi di evoluzione del partito, la sua stessa candidatura attuale e la modalità di svolgimento delle primarie, il suo modo di porsi, la mancanza di un programma preciso o, almeno, delineabile in linea di massima (buonismo a parte e tendenza a dar ragione a tutti e torto a nessuno), non lasciano al momento supporre grandi innovazioni reali: Veltroni è sempre uomo di apparato, anche se il nuovo apparato ancora deve costituirsi concretamente.

4) Pur augurandomi anch'io che possa nascere dal nuovo PD un cambiamento della politica italiana, che di cambiamento ha certo bisogno, quello che queste primarie hanno fatto vedere è solo un'ulteriore prova (basta ricordare anche il recente referendum sul welfare) della grande efficienza e potenza dell'apparato organizzativo della sinistra, ma questa non è una grande novità.

5) Per i contenuti e la consistenza di una vera politica nuova, tutto deve essere ancora scritto. L'adeguamento di Veltroni alle problematiche espresse da Prodi circa le difficoltà pratiche di un rimpasto di governo per la riduzione della compagine ministeriale, a mio modo di vedere, non depone certo bene.

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