Fino ad ora, Silvio Berlusconi è apparso più silenzioso del solito in questa campagna elettorale.
Certamente parlerà, se ne può star certi. Ma oserei dire che il suo silenzio, in questo momento, sia d'oro. Veltroni, dal canto suo, è costretto a darsi da fare, a parlare e far "sognare" per tutta una serie di motivi (disastrosa esperienza Prodi, nuovo partito, nuova identità del centrosinistra, ecc.). Il rischio di una eccessiva esposizione personale di Berlusconi, viceversa, è quello di incorrere nell'unico e solito trabocchetto della sinistra: denigrare la persona Berlusconi e con lui il PDL, accreditandolo come partito personale (oltre a prestare il fianco alle solite accuse di usare i suoi mezzi personali ed il richiamo al solito conflitto d'interessi).
Attraverso il suo silenzio, o quantomeno un suo più basso e più tranquillo profilo, stà cominciando ad emergere il peso e la consistenza di quella realtà costituita dalla sensibilità delle persone di centrodestra nel paese (finora fatte passare per poco più di una manica di idioti idolatri di Berlusconi), oltreché stà dando la possibilità di esposizione ad altri politici del suo schieramento (e di Fini in primo luogo, che stà assumendo il rango di vero luogotenente del centrodestra, anche con una discreta capacità di visione strategica di lungo periodo).
Inoltre mi sembra di intuire la volontà di una nuova sua veste ed immagine di sé, più "istituzionale", e questo ha due possibili spiegazioni:
1) Veltroni, il suo sfidante, non lo attacca personalmente e sembra coltivare, condiviso, i presupposti di un possibile dialogo nella prossima legislatura;
2) probabilmente nella sua testa Berlusconi non ha mai rinunciato all'idea di poter essere amato dall'Italia intera, e stà coltivando una immagine di sé compatibile con quella di Presidente della Repubblica (suo vero obiettivo che gli rimane da raggiungere).
martedì 19 febbraio 2008
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