In questa campagna elettorale, per l'ennesima volta, come al solito, i temi di cui si è parlato, su cui si sono fatti i titoli di giornale, sono stati essenzialmente il tal o il tal'altro esponente di lista, le gaffes o le facezie personali (di Berlusconi per lo più), l'ultima loro straordinaria promessa fatta in prossimità del voto, le solite vecchie questioni "di routine" tirate fuori dalla polvere degli scaffali (cosa che si ripete immancabilmente ad ogni nuova elezione). Niente di significativo. Niente di reale interesse. Niente di buono. Le nostre campagne elettorali sembrano assomigliare di più a quelle per l'elezione di un fantomatico Mister Italia, piuttosto che a quelle per scegliere il miglior governo possibile per il nostro Paese. Un inutile, costoso e noioso show, insomma, il cui solo interesse è vedere quale sarà il punteggio finale (magari facendo qualche scommessa).
Riporto integralmente, su questo tema, un interessante post tratto dal sito di Davide Giacalone (riporto il link alla fine):
"Si litiga sulla bandiera, mentre il pennone si sbriciola. L’allarme dei dati Ocse dovrebbe essere una sirena capace di spaccarci i timpani, invece arriva come l’eco moscio da un quartiere lontano. Parliamo di crisi e declino da tempo, nulla accade, ed ora quei dati sembrano doversi aggiungere al pacco delle cose ininfluenti.
Invece fanno paura: l’Italia è ultima in classifica in quanto a produttività generale ed anche in quanto a produttività per ora lavorata. Siamo al ventesimo posto, fra i Paesi industrializzati, per quel che riguarda il prodotto pro capite. Non è una bella posizione, ma ancora testimonia della nostra accumulata ricchezza. Quella stessa ricchezza che ci droga, che corrompe l’anima del ceto più ricco, da cui proviene una classe sempre meno dirigente. E questo è il vero cuore del problema: la nostra politica non rappresenta più gli interessi del Paese, ma solo quelli di chi vive di rendita o di protezione.La produttività non cresce perché i sindacati difendono solo i diritti acquisiti e non quelli del lavoro. Le organizzazioni imprenditoriali difendono gli affari e non il mercato. La politica si difende dalla realtà inscenando scontri di rara inutilità. Intanto la scuola e l’università affondano, condannando i giovani alla marginalità. La giustizia agonizza, togliendo al mercato certezza del diritto. La legislazione del lavoro è quella del secolo scorso. In compenso si fa scendere l’età pensionabile e la si promette alle casalinghe. Tanto il debito è talmente grande che non è neanche il caso di parlarne. E questo scenario demenziale è possibile solo perché dal palcoscenico pubblico sono spariti gli interessi dei giovani, dei lavoratori, delle imprese che lavorano nel mercato vero. I primi condannati dalla loro debolezza, le seconde sempre più interessate a quel che accade altrove. Anche in questa campagna elettorale, manca la rappresentanza degli interessi vitali. C’è gran caciara sul passato, ma un silenzio angoscioso sul futuro. I cittadini non sono sfessati perché non si litiga, ma perché faticano a trovare qualche cosa di pertinente. Voteranno contro, come al solito. Ma lo faranno senza avere trovato un’idea, un linguaggio, una concreta serietà con cui ribaltare la realtà di questi dati, di questo progressivo scivolare che c’incattivisce."
Davide Giacalone
http://www.davidegiacalone.it/index.php/economia/ultimi_ed_inerti
PS: che poi, il problema di questo distacco tra i toni e gli argomenti della campagna elettorale con i problemi reali del Paese, sembra essere lo stesso avvertito da Luca Ricolfi in questo editoriale:
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=4381&ID_sezione=&sezione=
venerdì 11 aprile 2008
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