lunedì 15 settembre 2008

FINI TAGLIA I PONTI COL PASSATO, E FA BENE

«Sono convinto non da oggi che la destra italiana debba senza ambiguità e reticenze dire che si riconosce in alcuni valori certamente presenti nella Costituzione: la libertà, l'uguaglianza e la giustizia sociale. Valori che hanno guidato e ancora guidano il cammino della destra e che sono valori di ogni democrazia e che a pieno titolo sono antifascisti. La destra deve ribadire in ogni circostanza questi concetti, proprio per superare il passato, non per archiviarlo, ma per costruire una memoria che consenta al nostro popolo di andare avanti»
«I resistenti stavano dalla parte giusta, i repubblichini dalla parte sbagliata. È doveroso dire che, se non è in discussione la buonafede, non si può equiparare chi stava da una parte e combatteva per una causa giusta di uguaglianza e libertà e chi, fatta salva la buonafede, stava dalla parte sbagliata»
«Chi è democratico cioè si riconosce nei valori della libertà, dell'uguaglianza e della giustizia sociale è antifascista, ma non tutti gli antifascisti in Italia erano democratici perchè chi aveva come modello l'Urss di Stalin era a pieno titolo antifascista ma non a pieno titolo un democratico».

A proposito di queste importanti e significative affermazioni fatte da Gianfranco Fini nel corso della riunione (Atreju 2008) dei giovani di AN (alcune delle quali riproposte nel video:
FINI: LA DESTRA SI RICONOSCA NELL' ANTIFASCISMO - Video politica LA7.it )
riporto per intero un articolo di blog che mi sento di condividere completamente:

scritto da Marco Cavallotti
Legnostorto, 14/09/2008

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Fini ha dato un altro strappo. Ora i nostalgici del ventennio sono in grande agitazione, si scatenano i simpatizzanti della destra-destra, quelli che rimangono attaccati come cozze alle discussioni tra "antifascisti" che per la democrazia prendevano a modello Stalin, e anticomunisti che vedevano la libertà nella Repubblica di Salò. Fini procede come un tritasassi, e pur con le semplificazioni un po' manichee, pur con le dimenticanze e le preterizioni alle quali costringono i discorsi riportati in piazza e dalla stampa, sembra voler affrancare definitivamente il suo partito dal vincolo storico con il fascismo ereditato dal Msi. Che si tenti di costruire in Italia una destra non fascista o postfascista mi pare solo un bene per tutti. Come mi pare che sarebbe un bene per tutti che certe bolse vulgate trionfali sulla Resistenza, certe censure e certe gravi, vergognose, prolungate omissioni rimangano ormai retaggio di quei nostalgici che hanno imparato la storia dai manuali del Pci. Per le nuove leve della sinistra-sinistra, quelle che ora giustificano il terrorismo perché la società non li accoglie e non li capisce, fascismo e antifascismo sono ormai contenitori vuoti e senza reali collegamenti al passato, da riempire con contenuti scelti di volta in volta a piacere.
Certo, colpisce il fatto che Fini non si sia ricordato nemmeno questa volta che una "destra" non totalitaria, non "antidemocratica", come dice lui, ci sia e sia stata sempre presente fra i principali nemici di entrambi i totalitarismi, cresciuti a destra e a sinistra: si tratta del pensiero liberale, mai pensiero di massa in Italia, ma vettore di fondamentali valori sparsi spesso tra personalità militanti in varie formazioni politiche. È anche un po' ridicolo che per farsi capire meglio il leader di An insista con le graduatorie del "male", dimenticando che ci fu allora ben "di peggio" – anche solo calcolando col pallottoliere il numero dei morti –, e che non si può mai mettere un limite alle follie umane. Ma in fondo se Fini sapesse e ricordasse anche questo finirei per trovarmi d'accordo con lui…
Qualcuno troverà che l'abbandono delle trincee in difesa dell'onore dei vinti possa dare uno spazio spropositato a coloro che vollero arrogarsi – molto impropriamente – il merito di vincitori. Io non penso che sia così: non mancano ormai le opere serie che riconsiderano il ventennio, la guerra e quel che ne seguì con un certo equilibrio: basta leggerle. Ma non tutti lo vogliono fare: il che significa che ormai la retorica a senso unico dell'antifascismo piazzaiolo e strabico – quel tipo di antifascismo che giustamente Fini definisce "non democratico" – è diventata un irrinunciabile paravento dietro al quale nascondere il nulla. Noi speriamo che a Fini ed ai suoi non serva un simile nascondiglio.

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22831

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