mercoledì 10 settembre 2008

IL FASCISMO MALE ASSOLUTO?


Cosa significa "male assoluto" riferito al Fascismo?
Che peggio del fascismo non c'è stato nulla?


Se questa è l'interpretazione che se ne vuol dare, è una affermazione non corretta.
Perchè è essenzialmente ciò che si adduce a giustificazione di tale affermazione, vale a dire le leggi razziali e la compartecipazione all'olocausto del popolo ebraico da parte del regime Mussoliniano a rappresenare indubbiamente un "male assoluto". Tuttavia attribuirne la prerogativa ed identificarlo addirittura storicamente con il Fascismo è sbagliato: in primo luogo perché ciò ha rappresentato una tardiva derivazione, una assimilazione passiva (sia pur non per questo meno colpevole) dell'ideologia razzista anti-semita del Terzo Reich (come sostiene lo storico Renzo De Felice nella sua "Intervista sul fascismo", "il fascismo fece propria la dottrina razziale più per opportunità politica – evitare una difformità così stridente all’interno dell’Asse – che interna necessità della sua ideologia e della sua vita politica"); in secondo luogo perché di tragedie di questo tipo, cioè sterminazioni pianificate e sistematiche di gruppi, razze od etnie, storicamente ce ne sono state molte altre, anche più recenti, e dunque non possono essere considerate una caratteristica propria ed esclusiva del Fascismo.

Più in generale, ogni grande ideologia porta con sé necessariamente grandi rischi: perché tende a prendere il sopravvento sul libero arbitrio, ma soprattutto sul valore della persona. Dietro ai grandi drammi della storia, infatti, come guerre e stermini, per lo più motivati da interessi economici, l'ideologia ha costituito la loro legittimazione, la leva che ha mosso (o almeno dato loro una giustificazione teorica) gli atti più efferati e disumani. Così è stato col nazismo (e col fascismo per derivazione), con i regimi comunisti (lo stalinismo o il regime di Pol Pot), con ogni forma di dispotismo (che ha comunque alla sua base una ideologia, sia pure in forma di culto personale), ma anche con gli estremismi religiosi (la sharia o l'inquisizione cattolica dei secoli passati). Così è stato per la "pulizia etnica" condotta più recentemente (1999) in Kosovo dai serbi di Milosevic.

Il "male assoluto" non può essere considerata dunque una qualità propria e specifica del Fascismo, almeno non più di tanti altri regimi autoritari, antidemocratici e lesivi delle libertà individuali, anche se il regime Mussoliniano ne ha rappresentato comunque storicamente una espressione.

In ogni caso rimane difficile distinguere le aberrazioni dei regimi di vario tipo, solo che ci si ponga dal punto di vista delle loro vittime.



PS: a proposito del rapporto tra Fascismo e anti-semitismo:

Il fascismo ebbe tra i suoi sostenitori tantissimi ebrei.
Nella famosa riunione in piazza San Sepolcro a Milano (23 marzo1919), fra i 119 fondatori del fascismo ci sono anche cinque ebrei, ed è uno di loro (Cesare Goldman) a procurare la sala all'associazione industriali dove Mussolini tiene a battesimo il movimento. Tra i "martiri fascisti" che muoiono negli scontri con i socialisti fra il 1919 e il 1922, figurano tre ebrei: Duilio Sinigaglia, Gino Bolaffi e Bruno Mondolfo. Più di 230 ebrei partecipano alla marcia su Roma nell’ottobre del 1922 e risulta che a quella data gli iscritti al partito fascista o a quello nazionalista (che poi nel 1923 si fondono) siano ben 746. A Fiume con D'Annunzio ci sono ebrei, fra cui Aldo Finzi che diviene poi sottosegretario agli interni di Mussolini e membro del Gran Consiglio (allontanato dal Regime, entrerà poi nella Resistenza e morirà alle Fosse Ardeatine), mentre Dante Almansi ricopre addirittura sotto il fascismo la carica di vice capo della polizia. Guido Jung è eletto deputato fascista e viene nominato ministro delle Finanze dal 1932 al 1935. Maurizio Rava è nominato vicegovernatore della Libia, governatore della Somalia e generale della milizia fascista. Tanti altri ebrei, pur occupando posti di minore importanza, contribuiscono all’affermazione del fascismo, come il commendator Elio Jona, finanziatore de Il Popolo d’Italia, e come gli industriali lombardi di origine ebraica che, per paura del comunismo, sostengono finanziariamente il movimento.
Lo stesso Benito Mussolini conta fra i suoi amici esponenti dell’ebraismo quali la russa Angelica Balabanoff, Cesare Sarfatti e Margherita Sarfatti, per lungo tempo amante del duce, condirettrice della rivista fascista "Gerarchia" e autrice della prima biografia di Mussolini dal titolo Dux, tradotta in tutte le lingue, che contribuisce significativamente a propagandare il fascismo a livello mondiale. Nei primi anni Venti per il fascismo il problema ebraico non esiste, anzi Mussolini – quando ciò corrisponde ai suoi fini politici – non manca di corteggiare le comunità israelitiche, come testimoniano le sue parole sul Popolo d’Italia del 1920: "In Italia non si fa assolutamente nessuna differenza fra ebrei e non ebrei, in tutti i campi, dalla religione, alla politica, alle armi, all’economia... la nuova Sionne, gli ebrei italiani, l’hanno qui, in questa nostra adorabile terra".
Nel novembre del ’23 Mussolini, dopo aver ricevuto il rabbino di Roma Angelo Sacerdoti, fa diramare un comunicato ufficiale in cui si legge: "(…) S.E. ha dichiarato formalmente che il governo e il fascismo italiano non hanno mai inteso di fare e non fanno una politica antisemita, e che anzi deplora che si voglia sfruttare dai partiti antisemiti esteri ai loro fini il fascino che il fascismo esercita nel mondo". Nel 1930, l’anno dopo il Concordato col Vaticano, il duce fa approvare la Legge Falco sulle Comunità israelitiche italiane, accolta molto favorevolmente dagli ebrei italiani.

Nel ’32 la Mondadori pubblica i famosi Colloqui con Mussolini di Emil Ludwig, e il duce condanna il razzismo senza riserve, definendolo una "stupidaggine", quanto all’antisemitismo, afferma che "non esiste in Italia". Dopo la presa del potere da parte di Hitler, i profughi ebrei dalla Germania vengono accolti e il loro insediamento non è ostacolato dalle Autorità.
Se non si tratta di un corteggiamento, poco ci manca. La risposta delle comunità ebraiche è ottima: tra l’ottobre del 1928 e l’ottobre del 1933, sono 4920 gli ebrei che si iscrivono al partito fascista; poco più del 10 per cento della popolazione ebraica italiana.



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