Direi che, a proposito della vicenda Alitalia, molti stiano perdendo il senso della situazione e della realtà:
1) la crisi del trasporto aereo è internazionale e riguarda tutte le compagnie, anche quelle low cost come Ryan Air, a dispetto dello straordinario successo registrato da quest'ultima solo fino a poco tempo fa.
2) la proposta AirFrance, aldilà della 'cinica opposizione elettorale' (citando Bersani) di Berlusconi, aveva alcuni presupposti pregiudiziali essenziali, dei quali il consenso sindacale ne era uno fondamentale; ebbene la decisione di far cadere la proposta d'acquisto da parte di AirFrance è coincisa col fallimento dell'accordo con i sindacati dei lavoratori di Alitalia, la cui intransigenza, visto l'andamento anche della trattativa attuale (per non dimenticare l'opposizione al piano Mengozzi del 2003), non può essere certo attribuibile semplicemente alle 'elettorali' esternazioni di Berlusconi.
3) la proposta d'acquisto di AirFrance, già complessa ed al limite di previsione di rientro di utile per la compagnia francese, si basava sul costo del greggio fissato a 86$ al barile; con l'aumento vertiginoso a 130$ dei mesi successivi (e la previsione di possibile ulteriore crescita), è evidente che quella proposta d'acquisto non sarebbe potuta essere mantenuta (già in partenza non tutti in AirFrance-KLM erano convinti sull'opportunità di procedere nell'operazione di acquisizione di Alitalia).
4) aldilà dell'aspetto 'elettorale', l'affermazione dell'importanza strategica del trasporto aereo per un paese industriale e turistico come il nostro, sostenuta da Berlusconi, è un qualcosa di reale e fondato, per il quale vale la pena, da parte del governo e della collettività, assumersene anche un costo oneroso. Così è stato in Francia con AirFrance nel 1994, così è stato in Spagna con Iberia, così è stato in Portogallo con la Tap. Dunque, in questo, noi non saremmo stati una anomalia. E ci possono essere degli importanti rientri nel tempo, come infatti è avvenuto in Francia con la sua compagnia di bandiera (a patto di fare un buon piano industriale, ovviamente). A questo proposito è molto interessante questo interessante articolo scritto da Bruno Trévidic su Les Echos, ripreso dal sole24ore:
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/09/alitalia-rassegna-stampa-estera.shtml?uuid=d30d9a06-7e5d-11dd-af0d-18a3890c8d4c&DocRulesView=Libero&fromSearch
5) che l'operazione CAI abbia aspetti non proprio cristallini dal punto di vista procedurale e sostanziale è un qualcosa che va considerato, tenendo tuttavia presente i ristrettissimi (quasi nulli) margini di tempo che si avevano a disposizione, in ragione dei limiti (quasi nulli anch'essi) di disponibilità di cassa di Alitalia: non c'è né tempo, né modo, né candidati per avere una alternativa d'acquisto ed evitare il fallimento (già è partita la procedura d'infrazione da parte delle autorità europee per i 300mila euro concessi in extremis dal precedente governo Prodi).
6) condurre la trattativa sui nuovi contratti come è stato fatto da parte sindacale, volendo partire cioè dai contratti e dalle condizioni di lavoro precedenti, con la ferrea intransigenza soprattutto da parte dei piloti ed dagli assistenti di volo, non è altro che voler pretendere l'impossibile.
7) se la situazione dovesse precipitare (ancora io mi auguro che ciò non accada), i costi ricadrebbero sull'intero paese, così come le responsabilità di questo fallimento non potrebbero che essere attribuite a tutte le classi dirigenti che si sono alternate almeno negli ultimi 10-15 anni alla guida della compagnia e del governo. Non è dunque ammissibile, parafrasando Bersani, la 'cinica critica elettorale' che l'attuale opposizione sembra già si stia preparando a fare.
PS: quello che temo, è che ci sia, soprattutto da parte dei piloti, la consapevolezza del fatto che non si possa rinunciare da un momento all'altro al traffico aereo di un paese come il nostro, e che, più o meno legittimamente, possano dunque ritenere di avere, almeno nel breve periodo, nonostante la criticità della situazione attuale, il coltello dalla parte del manico e dunque ancora margini di trattativa per spingersi con le loro richieste.
E questo complica notevolmente le cose al governo...
1) la crisi del trasporto aereo è internazionale e riguarda tutte le compagnie, anche quelle low cost come Ryan Air, a dispetto dello straordinario successo registrato da quest'ultima solo fino a poco tempo fa.
2) la proposta AirFrance, aldilà della 'cinica opposizione elettorale' (citando Bersani) di Berlusconi, aveva alcuni presupposti pregiudiziali essenziali, dei quali il consenso sindacale ne era uno fondamentale; ebbene la decisione di far cadere la proposta d'acquisto da parte di AirFrance è coincisa col fallimento dell'accordo con i sindacati dei lavoratori di Alitalia, la cui intransigenza, visto l'andamento anche della trattativa attuale (per non dimenticare l'opposizione al piano Mengozzi del 2003), non può essere certo attribuibile semplicemente alle 'elettorali' esternazioni di Berlusconi.
3) la proposta d'acquisto di AirFrance, già complessa ed al limite di previsione di rientro di utile per la compagnia francese, si basava sul costo del greggio fissato a 86$ al barile; con l'aumento vertiginoso a 130$ dei mesi successivi (e la previsione di possibile ulteriore crescita), è evidente che quella proposta d'acquisto non sarebbe potuta essere mantenuta (già in partenza non tutti in AirFrance-KLM erano convinti sull'opportunità di procedere nell'operazione di acquisizione di Alitalia).
4) aldilà dell'aspetto 'elettorale', l'affermazione dell'importanza strategica del trasporto aereo per un paese industriale e turistico come il nostro, sostenuta da Berlusconi, è un qualcosa di reale e fondato, per il quale vale la pena, da parte del governo e della collettività, assumersene anche un costo oneroso. Così è stato in Francia con AirFrance nel 1994, così è stato in Spagna con Iberia, così è stato in Portogallo con la Tap. Dunque, in questo, noi non saremmo stati una anomalia. E ci possono essere degli importanti rientri nel tempo, come infatti è avvenuto in Francia con la sua compagnia di bandiera (a patto di fare un buon piano industriale, ovviamente). A questo proposito è molto interessante questo interessante articolo scritto da Bruno Trévidic su Les Echos, ripreso dal sole24ore:
http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2008/09/alitalia-rassegna-stampa-estera.shtml?uuid=d30d9a06-7e5d-11dd-af0d-18a3890c8d4c&DocRulesView=Libero&fromSearch
5) che l'operazione CAI abbia aspetti non proprio cristallini dal punto di vista procedurale e sostanziale è un qualcosa che va considerato, tenendo tuttavia presente i ristrettissimi (quasi nulli) margini di tempo che si avevano a disposizione, in ragione dei limiti (quasi nulli anch'essi) di disponibilità di cassa di Alitalia: non c'è né tempo, né modo, né candidati per avere una alternativa d'acquisto ed evitare il fallimento (già è partita la procedura d'infrazione da parte delle autorità europee per i 300mila euro concessi in extremis dal precedente governo Prodi).
6) condurre la trattativa sui nuovi contratti come è stato fatto da parte sindacale, volendo partire cioè dai contratti e dalle condizioni di lavoro precedenti, con la ferrea intransigenza soprattutto da parte dei piloti ed dagli assistenti di volo, non è altro che voler pretendere l'impossibile.
7) se la situazione dovesse precipitare (ancora io mi auguro che ciò non accada), i costi ricadrebbero sull'intero paese, così come le responsabilità di questo fallimento non potrebbero che essere attribuite a tutte le classi dirigenti che si sono alternate almeno negli ultimi 10-15 anni alla guida della compagnia e del governo. Non è dunque ammissibile, parafrasando Bersani, la 'cinica critica elettorale' che l'attuale opposizione sembra già si stia preparando a fare.
PS: quello che temo, è che ci sia, soprattutto da parte dei piloti, la consapevolezza del fatto che non si possa rinunciare da un momento all'altro al traffico aereo di un paese come il nostro, e che, più o meno legittimamente, possano dunque ritenere di avere, almeno nel breve periodo, nonostante la criticità della situazione attuale, il coltello dalla parte del manico e dunque ancora margini di trattativa per spingersi con le loro richieste.
E questo complica notevolmente le cose al governo...
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