giovedì 18 settembre 2008

LA DIATRIBA DELL'ANTIFASCISMO


Fascismo ed antifascismo penso siano tra i termini attualmente più inflazionati e dei quali se ne fa un uso più improprio.

Oramai quasi a chiunque si può dare del 'fascista' (inteso come termine offensivo nei confronti di chi è ritenuto autoritario, intollerante e violento), così come tanti soggetti di destra, cioè dello schieramento politico opposto a quello dell'antifascismo ortodosso, possono sinceramente e legittimamente professarsi 'antifascisti', se se ne accetti l'accezione del termine estesa a tutti coloro i quali si riconoscano ed abbiano comportamenti coerenti con il presupposto del valore irrinunciabile della democrazia, del rispetto delle idee e delle libertà individuali altrui (a prescindere dallo schieramento politico di appartenenza).

Tuttavia, mentre gli ortodossi dell'antifascismo sono talora, di fatto, più 'fascisti' di coloro ai quali danno del fascista (oltre ad aver difficoltà ad equiparare i comportamenti 'fascisti' dei regimi comunisti con quelli dei regimi fascisti veri e propri), i convinti fascisti, che non si sono mai rinnegati come tali, non accetterebbero mai di essere definiti antifascisti: si può dunque sostenere che i fascisti convinti abbiano almeno il merito, rispetto agli antifascisti ortodossi, di non alimentare la confusione su questa diatriba.

Diatriba che si sta facendo col tempo sempre più stucchevole e noiosa.
Buon segno: probabilmente si stanno creando le condizioni per poterne parlare solo seriamente e con cognizione di causa, non più per slogan o in base a tabù.

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