venerdì 19 settembre 2008

SE NON E' COLPA DEI SINDACATI... E' COLPA DEI DIPENDENTI ALITALIA

Sono molti i sondaggi proposti o pubblicati su quasi tutti i quotidiani nazionali. In tutti emergono alcuni elementi più o meno costanti: che la maggioranza dei cittadini è oramai convinta che il fallimento di Alitalia sia inevitabile, che non sia auspicabile un ulteriore intervento dello stato e che il principale responsabile del probabile fallimento di Alitalia, almeno della sua fase finale, siano soprattutto le sue componenti sindacali, in primo luogo quelle degli assistenti di volo e dei piloti.

Da cosa deriva questo atteggiamento così negativo nei confronti dei sindacati e dei dipendenti Alitalia?

Certo la vertenza dei dipendenti Alitalia è stata per molti aspetti paradossale. Intanto perché fatta proprio da parte delle categorie di lavoratori considerate, almeno finora, certo non tutte, tra le più privilegiate, più ricche e con condizioni lavorative migliori. Poi per la fermezza e determinazione nel voler difendere proprio quelle condizioni lavorative considerate privilegiate. Tuttavia la cosa più assurda ed incomprensibile è stata la loro manifestazione pubblica e plateale di soddisfazione (almeno apparente) al momento della comunicazione del ritiro dell'offerta CAI: certo non è facile capire chi, mentre sta per perdere il lavoro, il suo stipendio, sta vedendo fallire la propria azienda, a fronte di chi gli offre la possibilità di mantenere il proprio lavoro (sia pure con significative variazioni e riduzioni di stipendio) e crea le condizioni affinché la sua azienda possa quantomeno intanto sopravvivere, béh, non trova di meglio che scandire "meglio falliti che con questi banditi".
Le uniche possibili spiegazioni di un tale atteggiamento potrebbero essere: 1) "siamo convinti che ci sarà un altro acquirente"; 2) "siamo convinti che il governo verrà in nostro aiuto"; 3) "anche a costo di nostre pesanti conseguenze personali, questo affare ad imprenditori che noi riteniamo solo speculatori, non lo permetteremo"; 4) "in ogni caso a noi ci va di lusso, perché anche in caso di fallimento almeno avremo cassa integrazione e liquidazione garantita in base allo stipendio attuale" (questo punto vale solo per i piloti). In tutti questi casi (nel caso 1) e 2) passando per poveri illusi, nel caso 3) idealisti incoscienti e nel caso 4) irresponsabili egoisti e cinici) non ne risultano comunque uscire bene.

Molti hanno tentato di giustificare il duro ed intransigente atteggiamento dei sindacati con le critiche alla cordata CAI, considerata essere un semplice gruppo di speculatori che, profittando della situazione di Alitalia e dei vantaggi offerti loro dal governo per la sua acquisizione, non avrebbero altro obiettivo di rientrare, con cospicuo ricavo, del loro investimento non appena se ne creeranno le condizioni (la vendita delle loro quote).
Ebbene, se si trattasse di pura speculazione, perché CAI avrebbe fatto cadere l'offerta? E perché non si farebbero avanti ora altri speculatori, magari dall'estero? La verità è che questa Alitalia è una grana che non vuole nessuno, nemmeno (e soprattutto) gli speculatori. L'Alitalia ha attualmente 2 milioni di euro di perdita al giorno. Chi potrebbe prendere Alitalia e mantenerla così com'é (come sembrerebbero pretendere i sindacati, almeno come retribuzioni e numero di posti di lavoro)? Chi ci investirebbe una lira, considerata anche la negativa congiuntura internazionale? In ragione di queste considerazioni è apparsa dunque eccessiva anche la perentoria pretesa da parte dei sindacati di mettere bocca sul piano industriale: come può chi rappresenta quei lavoratori che stanno per essere licenziati dalla loro azienda in prossimità di fallimento, mettere paletti e condizioni sul piano industriale stabilito e scelto da chi si è impegnato su quel piano investendo propri soldi (circa 1,4 miliardi di euro) e la propria capacità imprenditoriale?

Ma il capolavoro dei sindacati è stato non accettare una offerta 'irricevibile' in quanto prevedeva troppi esuberi (almeno 3000) e condizioni contrattuali 'inaccettabili', con ciò ottenendo il risultato che si arrivi con ogni probabilità al licenziamento di tutti i lavoratori (20.000) e alla perdita di tutti i contratti.
Poi qualcuno dice che il sindacato ha fatto solo il suo mestiere: tutelare i lavoratori. Più tutelati di così si muore.


PS: segnalo sempre su questo tema l'interessante post di Barbara Di Salvo dal titolo significativo: "Kamikaze"

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=22868&Itemid=9

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