"Il decreto Gelmini è stato convertito in legge, scuola e università sono in agitazione. Il mondo della scuola scenderà in piazza oggi (chissà perché dopo e non prima dell’approvazione del decreto?), mentre l’Università si mobiliterà il 14 novembre, per combattere tagli che furono decisi fra giugno e agosto, quando il Partito democratico riteneva inopportuno scendere in piazza («Noi manifesteremo il 25 ottobre»). Misteri della politica italiana.
Ma parliamo della sostanza. Che cosa sta succedendo nella scuola e nell’università? Perché studenti, docenti e genitori paiono trovarsi dalla medesima parte della barricata?
Quel che sta succedendo è relativamente chiaro, almeno per chi conosce i dati di fondo dell’istruzione in Italia e riesce a non farsi accecare dalle proprie credenze politiche. Sia la scuola sia l’università dissipano una quota di risorse pubbliche considerevole, nel senso che spendono più soldi di quanti, con un’organizzazione più efficiente, basterebbero a garantire i medesimi servizi. Su questo, quando si trovano al governo, destra e sinistra la pensano allo stesso modo.
Chi avesse dei dubbi può consultare due documenti del governo Prodi (il «Quaderno bianco sulla scuola» e il «Libro verde sulla spesa pubblica»). Credo non si sia lontani dal vero dicendo che, con una migliore allocazione delle risorse, sia la spesa della scuola sia la spesa dell’università potrebbero essere ridotte di almeno il 10 per cento a parità di output.
La novità di questi mesi non sta nella diagnosi, ma nella determinazione con cui si sta passando dalle parole ai fatti: la destra al governo sta facendo con la consueta ruvidezza molte cose che la sinistra stessa, magari con più garbo, avrebbe fatto se ne avesse avuto la forza, il tempo e il coraggio (fra queste cose c’è, ad esempio, il rispetto delle norme Bassanini sul numero minimo di allievi per scuola, varate dal centro-sinistra ben 10 anni fa). Del resto fu lo stesso Padoa-Schioppa, all’inizio della scorsa legislatura, ad avvertirci che certi sprechi non possiamo più permetterceli e a ricordarci che il problema di eliminarli dovremmo porcelo comunque, persino se avessimo i conti perfettamente in ordine: ogni spesa, infatti, ha un «costo opportunità», ossia è sottratta ad impieghi alternativi (se buttiamo al vento 8 miliardi per false pensioni di invalidità, automaticamente rinunciamo a una cifra equivalente in asili nido, sussidi di disoccupazione, aiuti ai poveri, sostegno ai non autosufficienti ecc.).
Su questo il governo ha ragioni da vendere, anche se non si può non rilevare che molte misure - pur condivisibili negli obiettivi - diventano criticabili per il modo in cui sono messe in pratica. È il caso, per fare l’esempio più importante, dei tagli all’università, che sarebbero ben più accettabili se punissero ancora più duramente gli atenei in dissesto, ma premiassero con più e non meno soldi gli atenei virtuosi.
Ma quella degli sprechi è solo una delle due facce del problema dell’istruzione in Italia. L’altra faccia è il tragico declino dei livelli di apprendimento, la scarsissima preparazione dei nostri diplomati e laureati, specialmente nelle regioni meridionali. Di questo sono corresponsabili ministri e docenti, ma anche gli studenti e soprattutto le loro famiglie. Il sistema dell’istruzione in Italia si regge su due patti scellerati: nella scuola, il patto fra insegnanti e famiglie, nell’università il patto fra docenti e studenti. Il cardine del primo patto è: l’importante è che il ragazzo sia sereno, vada avanti senza soffrire troppo, prenda il diploma; che poi impari molto o poco conta di meno. Il cardine del secondo patto è: l’importante è arrivare alla laurea, non importa in quanto tempo e imparando che cosa; noi professori pretendiamo sempre di meno da voi studenti, voi studenti non ci importunate e vi accontentate di quel poco che riusciamo a trasmettervi. Naturalmente ci sono anche - nella scuola come nell’università - isole felici e importanti eccezioni, ma il quadro generale è purtroppo diventato questo.
Sono precisamente i due patti non scritti che spiegano l’inconsueta alleanza fra una parte dei docenti, una parte degli studenti e una parte dei genitori. I docenti difendono i posti di lavoro (nella scuola) e le carriere (nell’università). I genitori difendono una scuola che insegna poco e male, ma in compenso non stressa i ragazzi e risolve non pochi problemi reali delle famiglie, specie quando la madre lavora. I ragazzi sono preoccupati per l’avvenire e temono di essere le uniche vittime dei cambiamenti che si stanno preparando per loro.
E hanno perfettamente ragione. Solo che indirizzano la loro ira verso il bersaglio sbagliato. Se fossero calmi e lucidi avrebbero già capito che il futuro non glielo ruba la Gelmini, ma glielo hanno già rubato molti degli adulti al cui fianco marciano con tanta convinzione. La precarietà dei giovani e il ristagno del sistema Italia sono anche il risultato non voluto e non previsto di una lunga e colpevole disattenzione per la qualità dell’istruzione. Il governo non è certo innocente, perché non c’è quasi nulla nei provvedimenti di cui da mesi si discute che lasci prefigurare un innalzamento apprezzabile del livello degli studi, e c’è persino qualcosa che fa temere un ulteriore declino. Ma coloro che aizzano bambini e ragazzi contro le misure del governo non la contano giusta: se davvero avessero a cuore il futuro dei nostri giovani si batterebbero come leoni per tagliare i rami secchi e rendere gli studi molto più seri, più rigorosi, più profondi. Perché lo smarrimento e l’angoscia di questa generazione sono genuini e pienamente comprensibili, ma sono anche il frutto della superficialità con cui gli adulti hanno permesso la distruzione della scuola e dell’università. "
Luca Ricolfi
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=5182&ID_sezione=&sezione=
giovedì 30 ottobre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
15 commenti:
mmmmmmm....mi sembrava che non l'avevi scritto tu.
bene le proteste vanno avanti....
ho due obiezioni a questo articolo:
A) il patto che regge fino alle superiori tra famigli e insegnanti non è così semplice e nemmeno tanto deleterio. oggi con il diploma ti ci puoi pulire il culo, sarai sempre in grado di svolgere tutti i lavori per cui è richiesto un diploma, quindi perchè introdurre una meritocrazia rigida, severa là dove non serve a nulla, dove al massimo serve a bocciare tutti gli adolescenti in crisi che sono solo momentaneamente inadatti allo studio. il patto si deve riequilibrare, la parola bocciatura, alle medie e anche alle superiori è una cosa che mi deprime, anni persi solo per essere stati svogliati? arrabbiati? segaioli? innamorati? adolescenti? il percorso della scuola dell'obbligo è un percorso formativo, dare basi, dare metodo, dare spunti riflessivi, non solo nozioni.
la bocciatura è un danno grave, colpisce l'orgoglio e la fiducia in se stessi, ho da poco sfuggito l'adolescenza e ricordo molto bene la mia fragilità. è una cazzata fare selezione in quella fase, tutti devono avere intatta la possibilità di giungere con le loro gambe alla fine del percorso scolastico. o pensi che tanto per il recupero si posso no ingrassare le scuole private del "due anni in uno"?
B) il patto alle università è ancora più subdolo. in alcuni dipartimenti è in vigore la baronia. in questo caso il patto è semplice, se mi tagli l'erba in giardino ti dò trenta. ogni commento è superfluo.
poi ci sono dipartimenti dove le cose funzionano meglio, in questo caso il patto è chi più si da da fare, chi meno rompe le scatole sul come e il perchè le cose funziano in un dato modo invece che in un altro, avranno qualche possibilità di veder riconosciuti i propri meriti.
in entrambe le situazioni si vede come i professori di ruolo sono a tutti gli effetti padroni dei dipartimenti, assegnano dottorati, borse, assegni, secondo criteri diversi dal merito ma per affinità elettive, talvolta parenti, più spesso ragazzi in gamba ma anche docili e plasmabili.
e poi la cigliegina:
l'unica scuola che funziona, lo dicono dati internazionali, è il ciclo materne-elementari e dove mette le mani la gelmini.....ta daaaaaaaa.
La scuola, cara Maggie, ha il compito di formare persone in grado di affrontare in maniera positiva la vita, cioè di saper superare i suoi ostacoli e le sue difficoltà. Con la conoscenza, con la cultura, con le nozioni certo, ma soprattutto dando la capacità di pensare, di ragionare, nonché, infine, responsabilizzando gli individui, facendoli crescere e sanamente irrobustire. Tutto ciò non può essere fatto da una scuola, come è stata dopo il sessantotto, accomodante, tollerante, remissiva, deresponsabilizzante, non punitiva. Ecco perché è giusto cambiare registro, ecco perché occorre riscoprire i valori educativi della sana educazione di un tempo. Per correggere gli errori del sistema educativo recente. Superare la propria timidezza si può solo riuscire a farlo imparando a dominarla ed acquistando a poco a poco fiducia in sé stessi superando le problematiche, non evitando di averle.
@ Maggie
"Lo stato dell'uomo, che il tempo ha cacciato in un mondo interiore, non può essere che un anelito a superare il negativo del mondo sussistente, per potersi trovare, e godere in esso. Per poter vivere"
Hegel (citato a memporia)
ops ma manca il mio punto b!
nick poi se vuoi ti riscrivo il punto b.
ma tornando a quanto dici ti propongo una riflessione
la classe politica più pagata del mondo, la dc, i furbetti del quartiere e fazio, gli speculatori, i politici collusi, beppe grillo se vuoi, i sindacalisti se vuoi, gli assessori asseneteisti, gli assenteisti del pubblico impiego, tutta la classe dirigente, dalle banche a chi vuoi tu, tutti bene o male hanno più di trent'anni, più di quaranta, in italia direi più di cinquanta....pensaci....
tutta gente cresciuta col metodo della bocciatura..
tutta gente cresciuta col maestro unico e con i sani valori di un tempo!
neanche lo sappiamo cosa sono capaci di fare i giovani adulti di oggi perchè in italia non c'è spazio per loro....eppure abbiamo già deciso che c'è bisogno di tornare all'antico, ehi pensaci.
ehi nick se vuoi ti riscrivo il punto b, era sull'università
Parliamo di sistema educativo. La responsabilizzazione è una fase fondamentale dell'educazione. Se non si ha chiaro di dover render conto di qualcosa a qualcuno, se non si hanno conseguenze significative delle proprie azioni non corrette, non si riesce nemmeno a crescere e maturare. La vita è così: da prove dure da superare e senza rete. Anche la scuola dev'esserlo, per rendere l'individuo più forte ed attrezzato ad affrontare la vita.
si ma tu non rispondi a quello che ti propongo, il gioco inizia ad annoiarmi...
Secondo te la bocciatura è la causa dei mali della generazione dei quaranta-cinquantenni attuali? Pensi che la generazione cresciuta col modulo, anziché il maestro unico, e soprattutto senza 'bocciature', sia migliore, ammesso che lo sia, per questo?
non è così semplice, ma non sappiamo quanto siano peggiori i giovani, o i trent'enni cresciuti dopo il 68, però i soliti vecchietti chiedono a gran voce di tornare ai sani principi di una volta.
mi sembra assurdo, giudichiamo un sitema educativo post 68 senza aver dato la possibilità di occupare ruoli a quelli che sono cresciuti con una scuola meno rigida.
a parte che il mio compagno italiano è stato bocciato due volte ma si è laureato con 110 e ora fa il precario a tempo pieno...quindi mi mancano le basi proprio per capire cosa c'entrano i valori di una volta se oggi non si da modo di esprimersi ai giovani (almeno in italia).
è una vita che i conservatori vogliono richiudere le parentesi aperte nel 68, ma non si capisce quando hanno capito che non funzionavano....
ma dove finiscono i miei commenti?
riprovo:
non è così semplice, ma dico solo come si possono invocare i vecchi metodi, la vecchia disciplina, la bocciatura, se in italia non si è ancora dato spazio alle nuove generazioni per dimostrare se valgono o meno?
quelli cresciuti in una scuola post 68 oggi sono precari, i posti decisionali sono sempre occupati dagli stessi nomi. i trent'enni sono immobilizzati dalla legge 30, però ugualmente si dice in giro che erano meglio i vecchi metodi...mi domando ma che quelli che hanno educato gente come cossiga, buttiglione, fazio, tutti gli attuali direttori di banche, gli assenteisti, gli speculatori etc. etc.
io dico che i conservatori hanno sempre tentato di chiudere le parentesi aperte dal 68, pure oggi, ma non riesco proprio a capire su quali basi le ritengono sbagliate dato che nessuno dei figli di questa scuola ha ancora accesso a ruoli decisionali!
il mio compagno è stato bocciato due volte e poi si è laureato con 110 ed oggi è un fantastico precario a 800euri al mese, vorrebbe dimostrare di essere migliore ma non può in italia, e lo stesso già si vuol far credere che era meglio la scuola di prima, formava meglio, responsabilizzava, ma che dite se poi non si può dimostrare di essere responsabili, formati e meritevoli!
ti fornisco un'altro spunto:
per quale motivo insegnanti e genitori dovrebbero accettare una legge che torna ad un maestro prevalente mettendo in crisi l'attuale sistema delle primarie che a giudizio ocse sono le migliori al mondo?
... vedendone i risultati della loro applicazione nelle nostre scuole: maggiore ignoranza, decrescente rispetto sia verso gli insegnanti che, talora, verso i compagni (bullismo), scarso senso civico, decrescente interesse per lo studio delle 'famigerate' nozioni, deprimente livello di istruzione in generale (come certificato dai dati OCSE). Non basta?
non basta no,
anche io picchiavo i ragazzi più tonti di me, non avevo il telefonino e nessuno sapeva che li prendevo a scapaccioni!
i dati ocse dicono anche le scuole primarie italiane(emilia in testa), sono le migliori al mondo!!! quindi che cazzo torniamo a fare al maestro unico?
poi finisco
io non voglio che mi dai ragione, io non ne do a te e quindi stiamo pari, ma mi fai incazzare perchè io mi ci metto d'impegno a proprti riflessioni ma mi non ci provi nemmeno a coglierne il senso.
io capisco le seguenti cose del tuo raginamento e del ragionamento da destra:
la scuola italiana costa troppo e col debito pubblico alle stelle bisogna riorganizzarla in modo che costi meno e che se possibile funzioni meglio.
la scuola pubblica italiana non da buoni risultati, perchè non è meritocratica, non da più valutazioni nette, voti e bocciature, la qualità degli insegnanti è bassa e non sono stimolati a fare di più a causa dei bassi salari e dell'assenza di controllo sulla qualità del metodo.
aggiungi tu altro....
allora nei sei articoli della 137 che cazzo si fa per cambiare queste cose, poco, grembiule e sette in condotta, e non credo che gli insegnanti lo applicheranno alle medie su ragazzini nemmeno adolescenti.
invece si fa prima di tutto una cosa, si tagliano gli insegnanti delle primarie, che ripeto fino allanausea sono le scuole italiane considerate le migliori al mondo per il sistema emiliano, e al quinto posto su tutto il territorio nazionale!!!
nickname non svicolare stavolta, e poi dopo se ti comporti bene si parla di università.
Visto che non è stato sufficiente ciò che ho scritto, né l'articolo, che condivido pienamente, di Ricolfi, ti do un link, dove sono esposte in maniera semplice e sincera le motivazioni di uno che nella scuola ci lavora:
http://lacittadella.splinder.com/post/18875055/SCIOPERO+SCUOLA%3A+IL+PERCHE%27+DE
Dopodiché, non posso aggiungere altro che mi sei simpatica, anche se su molte cose la pensiamo in maniera diversa.
Posta un commento