E' allo stesso tempo incredibile ed affascinante la storia del 'Papiro Reale', l'antichissimo papiro egizio conservato al Museo Egizio di Torino, uno dei quattro musei egizi più importanti nel mondo (assieme a quelli del Cairo, di Londra e di Parigi). Il 'Papiro Reale' (detto anche 'Canone Reale') deve la sua importanza al fatto di costituire uno dei più importanti e completi documenti esistenti che riportino, oltre ad una introduzione sui re semidivini del Periodo Predinastico dell'Egitto, l'elenco delle dinastie e dei nominativi dei faraoni dall'unificazione dell'Alto e Basso Egitto fino al momento della sua compilazione, insieme al numero dei loro anni di regno. Il solo altro riferimento per lo studio della storia dell'antico Egitto è rappresentato dal documento scritto da Manetone, storico di epoca ellenistica, dal quale però differisce per alcune date. La stessa età del Papiro Reale ce l'hanno tre tavole di pietra, una proveniente dal grande tempio di Karnak, una da una tomba di Saqqara (antica necropoli di Menfi) e una dal tempio di Abydos, che però contengono elenchi incompleti e privi di riferimenti temporali.
Scritto più di tremila anni orsono, in un periodo risalente almeno alla XVII dinastia egizia o, forse, al regno di Ramesse II (1290 a.C. – 1224 a.C.) il Canone Reale è un papiro, lungo m 1,7 ed alto m 0,41, con iscrizioni in ieratico (una versione semplificata dei più complessi geroglifici) su entrambi i lati. Fu ritrovato praticamente intatto e completo nella necropoli di Tebe dal diplomatico piemontese Bernardino Drovetti all’inizio dell’800, ma purtroppo subì gravi danneggiamenti durante il suo trasporto in Italia, dove arrivò ridotto a un penoso cumulo di più di 160 frammenti. I primi tentativi di ricostruzione e lettura del papiro sono dovuti a Jean François Champollion (uno dei più famosi egittologi della storia, grazie al cui genio fu possibile decifrare la Stele di Rosetta, scoperta durante la campagna di Napoleone in Egitto, dando un contributo fondamentale alla comprensione della scrittura geroglifica) ed a Gustavus Seyffarth. Sono stati necessari tantissimi anni, più di un secolo, per riuscire a rimettere i vari frammenti in un ordine che sembrasse sensato. Quella che è possibile vedere adesso è la ricostruzione fatta dall’egittologo Giulio Farina, che sigillò i resti del documento tra due lastre di vetro nel 1938. Per la verità questa ricostruzione non è mai risultata essere certa e completa, essendo, tra l'altro, rimasti senza collocazione alcuni piccoli frammenti.
E veniamo ad oggi. Come riportato in un articolo di Vittorio Sabadin su lastampa.it , due autorevoli inviati del British Museum di Londra, Richard Parkinson e Bridget Leach (quest'ultima una dei massimi esperti mondiali in restauri di papiri), hanno recentemente fatto richiesta al Museo Egizio di Torino di poter studiare proprio quei frammenti avanzati alla ricostruzione effettuata dal Farina, ma che erano stati studiati e descritti minuziosamente nel 1959 da Alan Henderson Gardiner, uno dei più eminenti egittologi del novecento. Dopo l'imbarazzo ed il panico iniziale, i responsabili del museo, guidati da Elvira D'Amicone, egittologa del ministero , sono fortunatamente riusciti a ritrovare questi frammenti dimenticati in un armadio dei sotterranei del museo di Torino, dove erano stati diligentemente riposti da circa settant'anni. Dopodiché, con la mediazione del sovrintendente alle Antichità Giovanna Maria Bacci che ha concesso i visti necessari (per legge i reperti custoditi non appartengono infatti al museo, ma allo Stato italiano), questi frammenti sono stati messi a disposizione degli studiosi inglesi presso un laboratorio di restauro all'ultimo piano del museo.
Ebbene, dallo studio di questi frammenti, è risultato chiaro che la ricostruzione effettuata dal Farina non fosse corretta e che dunque tutti i frammenti del Papiro Reale vadano ricollocati in maniera diversa. Cosa che, possibilmente, sarà effettuata a Londra avvalendosi delle più recenti e aggiornate tecniche moderne. La direttrice del museo, Eleni Vassilika, ha dichiarato raggiante: "è una scoperta importantissima: è possibile che si debbano rivedere le date delle dinastie e aggiungere nomi di faraoni". Ed è pertanto possibile che vadano corretti i libri di storia dell'antico Egitto.
Link dell'articolo pubblicato su lastampa.it (dal quale è tratta anche la foto):
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/arte/grubrica.asp?ID_blog=62&ID_articolo=1164&ID_sezione=117&sezione=News
E veniamo ad oggi. Come riportato in un articolo di Vittorio Sabadin su lastampa.it , due autorevoli inviati del British Museum di Londra, Richard Parkinson e Bridget Leach (quest'ultima una dei massimi esperti mondiali in restauri di papiri), hanno recentemente fatto richiesta al Museo Egizio di Torino di poter studiare proprio quei frammenti avanzati alla ricostruzione effettuata dal Farina, ma che erano stati studiati e descritti minuziosamente nel 1959 da Alan Henderson Gardiner, uno dei più eminenti egittologi del novecento. Dopo l'imbarazzo ed il panico iniziale, i responsabili del museo, guidati da Elvira D'Amicone, egittologa del ministero , sono fortunatamente riusciti a ritrovare questi frammenti dimenticati in un armadio dei sotterranei del museo di Torino, dove erano stati diligentemente riposti da circa settant'anni. Dopodiché, con la mediazione del sovrintendente alle Antichità Giovanna Maria Bacci che ha concesso i visti necessari (per legge i reperti custoditi non appartengono infatti al museo, ma allo Stato italiano), questi frammenti sono stati messi a disposizione degli studiosi inglesi presso un laboratorio di restauro all'ultimo piano del museo.
Ebbene, dallo studio di questi frammenti, è risultato chiaro che la ricostruzione effettuata dal Farina non fosse corretta e che dunque tutti i frammenti del Papiro Reale vadano ricollocati in maniera diversa. Cosa che, possibilmente, sarà effettuata a Londra avvalendosi delle più recenti e aggiornate tecniche moderne. La direttrice del museo, Eleni Vassilika, ha dichiarato raggiante: "è una scoperta importantissima: è possibile che si debbano rivedere le date delle dinastie e aggiungere nomi di faraoni". Ed è pertanto possibile che vadano corretti i libri di storia dell'antico Egitto.
Link dell'articolo pubblicato su lastampa.it (dal quale è tratta anche la foto):
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/arte/grubrica.asp?ID_blog=62&ID_articolo=1164&ID_sezione=117&sezione=News
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