domenica 22 febbraio 2009
PD: CASO INOPERABILE
«E in ogni caso il partito è in uno stato di tale fragilità che uno strappo avrebbe rischiato di trasformarsi in una frattura, ed uno scossone in un terremoto».
(Nicola Latorre)
"Potremmo chiamarlo istinto di conservazione. E in sé non è certo una pulsione negativa. Naturalmente, si tratta poi di vedere cos’è che l’istinto porta a conservare: e qui il discorso può prendere pieghe assai diverse. Ieri, ad esempio, lo stato maggiore del Partito democratico - i capicorrente, la nomenklatura - ha deciso che quel che andava conservato era lo status quo del Pd: ed ha imboccato la via dell’elezione di Dario Franceschini. Può darsi si tratti di una scelta saggia, anche se è lecito dubitarne" (...) "La prima (cosa), non semplicissima da spiegare, è in base a quale logica - dopo aver per mesi contestato la linea politica di Veltroni e chiesto cambiamenti visibili - tutti i capicorrente, di fatto nessuno escluso, abbiano acclamato il suo vice: che del segretario in questi mesi ha condiviso ogni scelta, e dal quale non pare voler prendere le distanze. La seconda, è perché i tanti candidati in pectore manifestatisi in questi mesi - da Letta a Finocchiaro, da Bindi a Bersani - si siano ieri accomodati in prima fila, con le deleghe ben alzate in favore di Franceschini, lasciando al solo Arturo Parisi l’onere della battaglia. E la terza - per fermarsi qui - è quale interpretazione lo stato maggiore del Pd pensa verrà data all’esterno dell’elezione di un leader sul quale nessuno di loro (dei capicorrente, intendiamo) ha mai scommesso un euro nei ricorrenti e futuribili «totosegretario». Ma tant’è: non era tempo di battaglia, non era tempo di farsi avanti per dover poi magari rispondere tra cento giorni di un eventuale nuovo rovescio elettorale. E viene francamente da chiedersi che pesci avrebbero pigliato se la generosità di Dario Franceschini - travolto dalla rapidità degli eventi, e comunque messosi disciplinatamente a disposizione - non li avesse temporaneamente tirati fuori dai guai." (...) "parlava ieri al telefono una delegata ex diessina che aveva appena accettato, per stato di necessità, di votare Dario Franceschini: «Ascoltami, abbiamo preso una decisione di buon senso. Perché anche le primarie, se devono andare come a Firenze, non sono sempre una soluzione. Adesso si tratta solo di vedere come il buon senso incrocerà l’umore e le esigenze dei nostri elettori...».
Federico Geremicca http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200902articoli/41258girata.asp
Già, è proprio questo il vero problema: l'umore e l'esigenze degli elettori del PD. Il partito ha deciso di rimandare ad ottobre le scelte vere, andando avanti senza sostanzialmente nulla mutare, ma quello che non riuscirà ad evitare, prima di allora, sarà una pressocché certa severa bocciatura da parte dei suoi elettori. Alla quale sembra già consapevolmente rassegnato.
Scrive a questo proposito Giampaolo Pansa sul Riformista: "Non mi ha fatto né caldo né freddo la caduta di Walter Veltroni. Anche perché è fuggito nel peggiore dei modi, lasciando il suo partito in mutande. E alle prese con un miliardo di problemi. Ha tagliato la corda davanti a un sondaggio negativo per il Pd. Vale a dire di fronte a una previsione che i leader veri dovrebbero considerare soltanto numeri di carta."
http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/53423/
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