Prime luci oltre la crisi
di Paolo Mieli
Nei giorni in cui lascio la direzione del Corriere della Sera mi conforta constatare che all’orizzonte della grande crisi economica in cui siamo (non del tutto incolpevolmente) precipitati si intravede qualche bagliore di luce. Attenzione, non voglio in questa sede mostrarmi ottimista a dispetto delle evidenze. Quel che ci è dato di vedere adesso è il buio più buio: le stesse previsioni che provengono dai più qualificati osservatorii internazionali, dall’Ocse al Fondomonetario, sono discordanti sui tempi della ripresa, se già nel 2010 o decisamente più in là. Epperò già si vede qualche segno del fatto che qualcosa si muove in una direzione che fa ben sperare. A Milano ci sono quattrocento aziende che vorrebbero esporre al Salone del mobile di fine aprile e non riescono perché per consentire a tutti di presentare al pubblico la propria produzione ci vorrebbero altri trentamila metri quadri. In Scozia c’è una società di biotecnologie, la Angel Biotechnology, che dai primi di dicembre è salita in Borsa di oltre il 300 per cento.
In America il numero di persone che chiede sussidi di disoccupazione è da qualche settimana in costante discesa. Se poi si guarda al Nymex (la borsa del petrolio di New York), al Chicago Board of Trade (derrate tipo cereali, soia, riso), al London Metal Exchange (acciaio, alluminio, ferro) si può notare che i prezzi future a un anno delle materie prime sono dappertutto più alti: segno che da quelle parti si intravede, di qui a dodici mesi, una ripresa della produzione e dei consumi. E ancora: la circostanza che i grandi fondi sovrani, dalla Cina a Singapore, si disinteressino sì alle banche ma investano nei grandi gruppi minerari (ad esempio Rio Tinto, Anglogold) può essere interpretata come un segno del fatto che su quei terreni essi scorgono la base di una loro prossima espansione industriale. E come si spiega che l’import di rame dalla Cina sia salito nell’ultimo mese di oltre il 90 per cento?
La Cina sta imprimendo una forte accelerazione agli investimenti in infrastrutture e la Borsa di Shangai dall’inizio di quest’anno sta salendo in controtendenza sul resto del mondo. Certo, la Cina... Ma la Bank of America ha annunciato il rimborso dei contributi ricevuti dal Tesoro. Quantomeno l’inizio. Ripeto: tutto questo non significa che la notte è alle nostre spalle.Ma adesso abbiamo la certezza che ne usciremo prima forse di quel che avremmo potuto pensare. E ne usciremo con un mondo radicalmente cambiato, in meglio. Discorso che vale anche per il nostro Paese (toccato oltretutto da una crisi morale di cui qui e là si sono intravisti negli ultimi tempi evidenti segnali), almeno per quella parte del Paese che avrà saputo disfarsi delle vecchie categorie, anche quelle di questo ultimo quindicennio di transizione. E a maggior ragione vale per il mondo dei media, la carta stampata in particolare. Grazie a una proprietà, a un editore e soprattutto a una magnifica redazione che in questi ultimi anni è stata all’altezza dell’impresa, il Corriere della Sera è nelle migliori posizioni per modernizzarsi sempre di più e guadagnare l’uscita dalla crisi. Sono certo che sotto la guida di un professionista con i fiocchi che io ben conosco, Ferruccio de Bortoli, questo giornale, questo sistema- giornale sarà tra i primi a toccare il traguardo.
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