lunedì 27 luglio 2009

Il sud, il nord e l'Italia

La questione sollevata a proposito della nascita del cosiddetto partito del sud è un qualcosa che ha coinvolto in maniera evidente e diretta il PDL, e che ha assunto i caratteri di una lotta interna per la conquista di potere al suo interno. Tuttavia coinvolge non solo il PDL. E, soprattutto, è molto più di questo.

"In gioco è infatti la sostenibilità del sistema economico italiano. - scrive Alberto Bisin sulla Stampa - Il reddito pro-capite della Lombardia (dati Eurostat 2005) è circa il doppio di quello della Campania, della Calabria o della Sicilia. Così è con alti e bassi sin dagli Anni 60, anche a fronte di interventi fiscali dal Nord al Sud di notevolissima entità. Per esempio, dai dati del ministero delle Finanze (elaborazione Centro Studi Sintesi, 2005) risulta che l’eccesso di spesa pubblica sui tributi raccolti da Stato e Regioni (disavanzo pubblico totale per Regione) è pari a quasi duemila euro pro-capite in Campania, a oltre tremila in Calabria, a tremila e cinquecento euro in Sicilia. I contribuenti lombardi invece versano allo Stato cinquemila euro pro-capite in eccesso di quanto ricevano; e duemila i piemontesi.
Le tasse hanno un’importante funzione redistributiva, dai più ricchi ai meno ricchi, ed è quindi naturale che in Italia il Nord sussidi il Sud. Ma flussi di questa entità sono sostenibili solo se temporanei, se finalizzati a investimenti per lo sviluppo. I sussidi della Germania Ovest all’Est dopo l’unificazione sono un chiaro esempio. Non è questo il caso in Italia, almeno dagli Anni 60. La spesa pubblica nel Sud ha un forte carattere clientelare e ha alimentato una classe di politici e amministratori locali tra le peggiori d’Europa. La gestione della questione rifiuti in Campania, della spesa sanitaria in Calabria, Puglia, e ancora Campania sono casi eclatanti ma niente affatto anomali. Per quanto l’intero Paese sia caratterizzato da un sistema pubblico enormemente inefficiente, la situazione al Sud è addirittura indegna di un Paese sviluppato.
Si è parlato molto della sanità in questi giorni, e molti osservatori hanno notato come sia proprio nelle Regioni in cui la spesa sanitaria è maggiormente fuori controllo che i servizi sanitari sono carenti e i malati sono costretti a curarsi altrove. Una situazione simile si ha anche nell’istruzione. I risultati della valutazione delle università recentemente ripresi dal ministro Gelmini sono chiari: le università superiori alla media italiana in termini di ricerca, insegnamento, e capacità di attrarre fondi sono distribuite quasi esclusivamente al Nord e quelle inferiori alla media al Sud. I test Pisa (Ocse, 2006), che misurano i livelli di apprendimento per alunni di 15 anni, danno risultati chiari: se in matematica gli studenti lombardi stanno a livello dei francesi e dei tedeschi, gli studenti siciliani e campani competono con i turchi e i thailandesi.
(...) La verità è che la spesa pubblica è gestita al Sud in modo spaventosamente clientelare e quindi inefficiente. E così è anche per le entrate (dati Agenzia delle Entrate, medie 1998-2002): per ogni euro Irap dichiarato, si evadono 93 centesimi in Calabria, 60 in Sicilia e in Campania, 13 in Lombardia e 30 in Piemonte.
Non è necessario credere ai riti celtici con l’acqua del Po o essere fautori del ritorno della Serenissima per comprendere che squilibri fiscali come quelli evidenziati, accompagnati dalle divergenze nella qualità dei servizi di cui si è detto, non abbiano nulla a che fare con la solidarietà né con un’equa redistribuzione delle risorse. Tali squilibri sono insostenibili nel medio periodo, specie in un Paese gravato da un debito pubblico enorme e da un fisco tanto asfissiante quanto inefficiente. In questa situazione, il governo irrigidisce giustamente i cordoni della spesa e la classe politica che rappresenta il Sud fa quello che è stata eletta per fare: chiede finanziamenti, sussidi, e posizioni di governo da cui poter elargire finanziamenti e sussidi."

Accondiscendere, in queste condizioni, alla pretesa di sempre maggiori sussidi e sempre maggiore impegno economico nel sud da parte dello stato, dunque, oltre che sbagliato ed inefficace, sarebbe esporre ad un grave pericolo la tenuta economica e sociale dell'intera nazione.

"Per questo la rigidità finanziaria del ministro Tremonti è tanto impopolare quanto importante. - scrive ancora Bisin - Data la situazione in cui versa l’amministrazione locale nel Mezzogiorno, il governo fa bene nel breve periodo ad accentrare i centri di spesa per investimenti al Sud. Ma una riproposizione della Cassa del Mezzogiorno sarebbe un grave errore. Nel medio periodo è necessario che gli elettori siano, in ogni parte del Paese, responsabili fiscalmente della spesa dei propri amministratori. Solo allora gli amministratori locali e i governatori regionali saranno eletti sulla base della loro capacità di favorire lo sviluppo e non di produrre sussidi. Ne guadagnerà il Nord, ma soprattutto il Sud."

L'unica soluzione alternativa possibile essendo forse solo l'occupazione militare ed il commissariamento del sud.

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