
Dopo la clamorosa presa di posizione di Silvio Berlusconi, il contrasto tra governo italiano e UE sembra essere rientrato, almeno nei toni e nella forma. «E' stato il frutto di un malinteso sorto su alcune dichiarazioni. Non vedo la necessità di portare avanti polemiche e speriamo che la questione si possa considerare chiusa», ha dichiarato il portavoce della Commissione e del presidente Barroso, Johannes Laitenberger.
Ma resta aperto il problema sostanziale: come saggiamente scrive oggi Pierluigi Battista, "l’Europa non può più rimandare la definizione di una linea univoca e seria sul tema dell’immigrazione", la questione formale della liceità a rilasciare dichiarazioni da parte dei singoli commissari essendo solo un problema secondario e marginale. L'Europa "non può parlare con mille voci e discordi. Non può costringere alla solitudine l’Italia, Malta, la Spagna, i fronti più esposti e vulnerabili. Non può privarsi di una posizione comune, collegialmente elaborata, ma poi coerentemente difesa nei suoi princìpi essenziali. Non può non sentire le frontiere come questione propria piuttosto che dei singoli Stati. Non può prestarsi alle strumentalizzazioni casalinghe, ai veti reciproci, alla teatralizzazione politica di contrasti che non abbiano il crisma dell’ufficialità. Non può pensare che le tragedie consumate al largo di Lampedusa o a Ceuta e Melilla non riguardino Bruxelles, o Berlino, o Parigi, e viceversa. L’Europa non può pensare che continui così all’infinito". Il nocciolo del problema, da affrontare finalmente in modo chiaro e realistico, è la sostenibilità di una immigrazione massiccia ed irregolare, soprattutto nei paesi geograficamente più esposti. "Ovviamente la linea italiana sui respingimenti - prosegue Battista - può essere discussa, contrastata, persino ribaltata. Ma in modo aperto e politicamente responsabile. Non con battute, nel caos stonato dei portavoce, e solo nel cuore di emergenze drammatiche, addirittura in modo selettivo. Con un convulso rincorrersi di dichiarazioni che copre l’impotenza e l’incapacità di onorare una condotta comune". E la questione non riguarda esclusivamente il seppur grande e pressante problema dell'immigrazione, ma la tenuta e la credibilità, già in crisi, dell'intero sistema europeo. "Il deficit democratico dell’Europa - continua Battista - può solo aggravarsi, in mancanza di una politica coordinata sull’immigrazione. Accentua l’impressione che gli egoismi di Stato prevalgano sull’interesse di tutti. Acuisce la percezione frustrante che a Bruxelles e a Strasburgo ci si occupi di cose astruse e non dei temi che allarmano l’opinione pubblica. Indebolisce l’identità politica dell’Europa, alimentando l’ostilità per una fragile costruzione tenuta insieme dalla moneta e dalla burocrazia, ma non dal comune riconoscimento di valori vincolanti per tutti. Non si trova una soluzione con impuntature estemporanee, ma il tempo dell’indecisione europea non può essere infinito".
Se la forte presa di posizione, seppur indubbiamente sopra le righe, di Silvio Berlusconi riuscirà a mettere freno alle discussioni polemiche e più strettamente politiche (come quelle fatte da Schulz anche in questa circostanza) sulla questione (come effettivamente sul momento pare che sia), sarà forse possibile porre più attenzione ed impegno alla soluzione nel merito del problema. Dunque potrebbe essere stata, oltre che non fuori luogo, addirittura opportuna.
Nessun commento:
Posta un commento