mercoledì 2 settembre 2009

L'immigrazione problema chiave della tenuta europea


Dopo la clamorosa presa di posizione di Silvio Berlusconi, il contrasto tra governo italiano e UE sembra essere rientrato, almeno nei toni e nella forma. «E' stato il frutto di un malinteso sorto su alcune dichiarazioni. Non vedo la necessità di portare avanti polemiche e speriamo che la questione si possa considerare chiusa», ha dichiarato il portavoce della Commissione e del presidente Barroso, Johannes Laitenberger.

Ma resta aperto il problema sostanziale: come saggiamente scrive oggi Pierluigi Battista, "l’Eu­ropa non può più rimandare la definizione di una linea uni­voca e seria sul tema dell’im­migrazione", la questione formale della liceità a rilasciare dichiarazioni da parte dei singoli commissari essendo solo un problema secondario e marginale. L'Europa "non può parlare con mille voci e discordi. Non può costringere alla solitudi­ne l’Italia, Malta, la Spagna, i fronti più esposti e vulnerabi­li. Non può privarsi di una po­sizione comune, collegialmen­te elaborata, ma poi coerente­mente difesa nei suoi princìpi essenziali. Non può non senti­re le frontiere come questio­ne propria piuttosto che dei singoli Stati. Non può prestar­si alle strumentalizzazioni ca­salinghe, ai veti reciproci, alla teatralizzazione politica di contrasti che non abbiano il crisma dell’ufficialità. Non può pensare che le tragedie consumate al largo di Lampe­dusa o a Ceuta e Melilla non riguardino Bruxelles, o Berli­no, o Parigi, e viceversa. L’Eu­ropa non può pensare che continui così all’infinito". Il nocciolo del problema, da affrontare finalmente in modo chiaro e realistico, è la sostenibilità di una immigrazione massiccia ed irregolare, soprattutto nei paesi geograficamente più esposti. "Ovviamente la linea italiana sui respingimenti - prosegue Battista - può essere discussa, contrastata, persino ribaltata. Ma in modo aperto e politicamente responsabile. Non con battute, nel caos sto­nato dei portavoce, e solo nel cuore di emergenze dramma­tiche, addirittura in modo se­lettivo. Con un convulso rin­corrersi di dichiarazioni che copre l’impotenza e l’incapaci­tà di onorare una condotta co­mune". E la questione non riguarda esclusivamente il seppur grande e pressante problema dell'immigrazione, ma la tenuta e la credibilità, già in crisi, dell'intero sistema europeo. "Il deficit democratico dell’Europa - continua Battista - può solo aggravar­si, in mancanza di una politi­ca coordinata sull’immigrazio­ne. Accentua l’impressione che gli egoismi di Stato preval­gano sull’interesse di tutti. Acuisce la percezione fru­strante che a Bruxelles e a Strasburgo ci si occupi di co­se astruse e non dei temi che allarmano l’opinione pubbli­ca. Indebolisce l’identità poli­tica dell’Europa, alimentando l’ostilità per una fragile costru­zione tenuta insieme dalla moneta e dalla burocrazia, ma non dal comune riconosci­mento di valori vincolanti per tutti. Non si trova una soluzio­ne con impuntature estempo­ranee, ma il tempo dell’indeci­sione europea non può essere infinito".

Se la forte presa di posizione, seppur indubbiamente sopra le righe, di Silvio Berlusconi riuscirà a mettere freno alle discussioni polemiche e più strettamente politiche (come quelle fatte da Schulz anche in questa circostanza) sulla questione (come effettivamente sul momento pare che sia), sarà forse possibile porre più attenzione ed impegno alla soluzione nel merito del problema. Dunque potrebbe essere stata, oltre che non fuori luogo, addirittura opportuna.

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