L'Alta Corte Costituzionale alla fine si è espressa con un parere d'illeggittimità del Lodo Alfano.
C’è chi esulta per il giudizio ‘imparziale’ della Corte Costituzionale. Così ‘imparziale’ dall’esserlo anche nei confronti di una precedente sentenza della stessa Corte Costituzionale sullo stesso tema (oltre che del parere del Presidente della Repubblica evidentemente fondato sulla base di quel precedente giudizio).
C'è chi esulta per l'affermazione del principio che "tutti i cittadini sono uguali di fronte alla Legge". Peccato che quello stesso principio fosse stato, con giuste ragioni, contraddetto dai padri costituenti per salvaguardare il potere politico (nella Costituzione era sancita l'immunità per tutti i parlamentari, poi abolita successivamente agli eventi di tangentopoli).
C’è chi vede in questo un segno della fine di un ‘regime politico'. Un ‘regime politico' evidentemente così vulnerabile e poco agguerrito, da non riuscire a imporsi su quindici giudici della Corte Costituzionale (o almeno sulla loro maggioranza).
C’è chi esulta per una vittoria di una ‘libera Istituzione’ come la magistratura contro chi minaccia la democrazia. Una vittoria stranamente simile a quella ottenuta dalla stessa ‘libera Istituzione’ nel 1994, allorché la notizia di un avviso di garanzia per concorso in corruzione alla GdF arrivò, dopo preavviso alla redazione del Corriere della Sera, durante la conferenza Onu sulla criminalità a Napoli (il processo conseguente del quale portò a un nulla di fatto).
Quello che mi pare è che chi esulta per tutto ciò lo faccia in realtà per l’espressione di ciò che è contrario a tutto questo: vale a dire un grave tentativo di forzatura della democrazia quale espressione del libero voto popolare e l’intollerabile interferenza su di essa da parte di una agguerrita e militante magistratura.
Possibile che ciò che è già successo nel ‘94 non faccia venire alcun dubbio a nessuno di quelli che oggi gioisce?
Possibile che nessuno di questi riesca a vedere che il vero attacco alle istituzioni democratiche venga proprio dalla sua casta più potente (per il potere di inquisire, a prescindere dal riuscire a condannare) e intoccabile (ovviamente non da sola) del nostro paese?
Possibile che nessuno riconosca che l’impunità prevista dal lodo Alfano (in realtà solo una sospensione di giudizio) fosse solo, anche in considerazione della storia politica del nostro paese negli ultimi quindici anni, uno strumento che potesse garantire al potere politico di svolgere il suo ‘normale’ mandato parlamentare? In primo luogo ad un presidente del consiglio (di fatto) eletto dal popolo in libere elezioni?
Evidentemente non si vuole questo.
E Questo è il colpo di mano che temo.
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